Vanity Fair (Italy)

MARIA, GIULIA E LE ALTRE il diritto assoluto di dire «no»

- di FRANCESCO BONAMI di

LÕassassin­o si potrebbe chiamare Filippo Turetta o Eleuterio Malagoli, la vittima Giulia Cecchettin o Maria Pedena. Possiamo essere a Modena o a Marghera. Potrebbe essere il 1827 o il 2023. Si cambia l’ordine dei fattori ma il risultato non cambia. Un maschio che considera la violenza su una donna un diritto primordial­e. Si prova la via di fuga dell’«erano altri tempi» ma non c’è scampo: i tempi non cambiano e la violenza nemmeno. Per questo la mostra alle Gallerie Estensi di Modena (fino al 17/3/24) Maria Pedena. La triste storia una bella bambina è un campanello d’allarme che per due secoli, e forse da sempre, non ha smesso di suonare e che le società che si dichiarano democratic­he e civili, figuriamoc­i quelle che non lo sono, non hanno mai voluto veramente ascoltare. Il 1º luglio del 1827 Maria Pedena, 15 anni, viene assalita dal vicino di casa, il liutaio Malagoli, che non riuscendo a violentarl­a la uccide. Modena è sotto shock e la giovane diventa il simbolo della purezza difesa con coraggio estremo. Già qui c’è il verme perverso della società patriarcal­e che deve trovare un motivo morale o religioso che sostituisc­a il diritto assoluto di ogni essere umano di dire sempliceme­nte «no» che va mano nella mano con il diritto assoluto di essere rispettato. No. Punto e basta. Non «no perché sono vergine», «no perché ho cambiato idea»... No! Non hai nessun diritto su di me, sulla mia vita, sui miei desideri. Le stampe che raccontano la cronaca di quel delitto così simile a quello di Giulia Cecchettin sembrano contenere nei loro toni grigi la cupezza interiore di questo male maschile che pare incurabile. Un cancro culturale ancestrale che trova nel maschio le radici del male.

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