Vanity Fair (Italy)

di FRANCESCO BONAMI

- Monica Sjöö, attivista ante litteram

Oggi un’artista come la svedese Monica Sjöö (1938-2005) se la litighereb­bero musei, gallerie, case d’aste e collezioni­sti di tutto il mondo (al Modern Art di Oxford fino al 25 febbraio 2024). Ma la vorrebbero anche i social e i talk show televisivi. Pittrice, attivista, ecologista e femminista, avrebbe tutte le caratteris­tiche necessarie per avere successo. Una Nan Goldin hippie. Ma negli anni ’60 le cose stavano in modo diverso, e la Sjöö era ai margini del sistema dell’arte, più interessat­a a fare la rivoluzion­e che a farsi fotografar­e all’inaugurazi­one di una mostra. I suoi dipinti erano per quei tempi indigeribi­li per il pubblico comune. Il più famoso, del 1968, Dio che partorisce, quando fu mostrato in Inghilterr­a per poco non la fece finire in galera per blasfemia. Dio, non si capisce poi chi lo ha stabilito, non può partorire, essendo in teoria un vecchio signore. Ma lo scandalo non è tanto il Dio «mammo» ma il fatto che è una donna. Chiuditi cielo! Monica Sjöö era una guerriglie­ra della pittura, il pennello il suo mitra usato per affermare i diritti della donna e rivelare le origini del matriarcat­o, portando a termine il dominio dei maschi. La Grande Madre Terra era il suo punto di riferiment­o e la sua antesignan­a ossessione. Non a caso è un idolo di Greta Thunberg. La donna e la natura entrambe usate e abusate, violentate e sottomesse dall’uomo e dalla dittatura del patriarcat­o. Un’artista che potrebbe mettere d’accordo Elly Schlein e Giorgia Meloni, forse non proprio su tutto ma su molti temi attuali che riguardano la donna, l’ambiente e la società. Pacifista accanita, marcerà nel 1981 per più di 200 chilometri con il gruppo Women for Life on Earth per protestare contro le basi missilisti­che americane in Gran Bretagna. Una figura che farebbe ancora scalpore, e in molte parti del mondo – compreso quello occidental­e – suscitereb­be ancora orrore. Tremate, tremate, le streghe son tornate, diceva un famoso slogan del movimento femminista, non da bruciare ma da ascoltare e forse, adesso, anche da obbedire.

LE DONNE, L’AMBIENTE, LA PACE

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