STRAZIAMI MA DI PAROLE SAZIAMI, l’arte necessaria di Barbara Kruger
Il primo amore o il primo mestiere non si scordano mai. Infatti l’arte di Barbara Kruger inizia quando viene assunta, alla fine degli anni ’60, da Condé Nast come grafica. Non c’erano computer o software digitali, forbici e colla erano gli strumenti a disposizione per costruire un’immagine o la pagina di una rivista. Era l’età della pietra della comunicazione, rispetto alle intelligenze artificiali di oggi. Ma da quella caverna analogica Barbara Kruger ha tirato fuori un linguaggio inconfondibile, diventando una pietra angolare della storia dell’arte contemporanea e di quella femminista (Londra, Serpentine Gallery, fino al 17 marzo). Le sue frasi e le sue immagini sono immediate, dirette, inequivocabili. Nonostante siano passati quasi 40 anni da quando quest’artista americana ha iniziato a diventare un punto di riferimento per musei e collezioni private di tutto il mondo, la sua arte e i suoi messaggi non sono invecchiati. Nel 1989 una sua opera portava la scritta Your Body Is A Battleground, il tuo corpo è un campo di battaglia. Era il poster della marcia delle donne a Washington per il diritto all’aborto. Mai come oggi, in un’america che si prepara al Trump 2, dove in certi Stati chi abortisce rischia l’ergastolo, un’arte del genere è ancora sfortunatamente attualissima. Ma la Kruger non si limita a slogan o frasi a effetto. Per lei le parole fanno parte del nostro paesaggio sociale e culturale e infatti diventano, senza effetti speciali, terze dimensioni o trucchi virtuali, spazi immersivi dove lo spettatore si butta facendosi accarezzare da vocali e consonanti. Un’esperienza visiva e verbale in apparenza muta, ma capace di mutare la nostra opinione sul mondo. Barbara Kruger è il miglior esempio di artista politica. Non obbliga a pensare, incita a capire. Se Warhol dipingeva zuppe per tenerci leggeri, Kruger serve hamburger morali per insegnare alla pancia sociale del mondo a digerire. Straziami ma di parole saziami.