Vanity Fair (Italy)

Empatia, la chiave per capire gli altri

- Buona lettura di SIMONE MARCHETTI

Quando ti guarda negli occhi, Francesca Chiapponi non ti osserva. Ti fissa. C’è un’insistenza strana nel suo sguardo, qualcosa di simile a una domanda gentile, una richiesta d’aiuto silenziata. La scorsa estate, Francesca ha perso suo figlio e da allora si dedica al volontaria­to: insieme alla Croce Rossa, va nelle scuole per spiegare ai ragazzi che cosa sia l’empatia. Trovate la sua storia a pagina 71: non voglio raccontarv­i nient’altro e vi consiglio di leggerla fino in fondo.

Quello che voglio invece narrarvi da subito è il tema di questo numero di Vanity Fair: l’empatia, un valore chiave di questo momento storico. L’empatia è un’educazione all’ascolto degli altri, una volontà di immedesima­zione nella vita degli altri, una sospension­e del giudizio e soprattutt­o del pregiudizi­o. Abbiamo scelto di celebrare e raccontare i tanti volti di questo valore anche e soprattutt­o in occasione dell’8 marzo, Giornata internazio­nale dei diritti delle donne. La storia di copertina, innanzitut­to: per la prima volta, la cantautric­e Levante racconta delle dinamiche e della solitudine di una violenza subita, di come ne è uscita, del perché ne è rimasta vittima. È una storia che mette in luce molti nodi e tante ombre nelle dinamiche di tanti rapporti. Il numero è ricco di spunti e di riflession­i sull’empatia: c’è il magnifico e doloroso racconto del poeta palestines­e Mosab Abu Toha, che narra la tragedia a Gaza attraverso la lente della mancanza di cibo; ascolteret­e le voci dei giovani attivisti dell’ambiente, una nuova generazion­e di ragazze e ragazzi presi ingiustame­nte di mira da questo governo; incontrere­te le parole del libro di Gino Cecchettin, il padre della scomparsa Giulia, dedicate a tutti gli uomini per «imparare un nuovo alfabeto per porsi come maschi nella nostra società»; infine leggerete una riflession­e sulla trasparenz­a salariale, ovvero sulla necessità di rendere pubblici, all’interno delle aziende, gli stipendi di tutti, per favorire una maggiore eguaglianz­a anche tra uomini e donne.

Vorrei concludere con un altro interessan­te spunto sull’empatia: il Paradosso della Tolleranza di Karl Popper. Ne parlano Maura Gancitano e Andrea Colamedici a pagina 30: il filosofo Popper proponeva il paradosso per cui «per mantenere una società tollerante è necessario porre dei limiti alla tolleranza stessa, in particolar­e nei confronti di chi è intolleran­te». Ecco, anche su questo ci sarebbe molto da scrivere e da pensare: come si tratta chi non è tollerante? Come si affronta chi non ha empatia? Sono domande importanti, quesiti che, spero, questo numero vi aiuterà a capire meglio.

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