Rediscovering Brazil
Viaggiare nel tempo, in Brasile. Con un libro e due mostre. Che rivelano in bianco e nero la complessità del paese tropicale
Rio de Janeiro e la sua baia unica al mondo, Salvador de Bahia e le spiagge senza fine, e poi volti, foreste, architetture, scorci urbani: il Brasile è un serbatoio di bellezza travolgente che da quasi due secoli stimolano gli obiettivi dei fotografi, da Pierre Verger e Marcel Gautherot ai contemporanei come Salgado e la più giovane Kristin Capp, americana, autrice di una recente monografia dedicata al paese delle Olimpiadi (“Brasil”, Damiani). «Un’impronta indelebile nella mia mente»: così Capp descrive l’effetto che il Brasile ha avuto sulla sua immaginazione. Un mondo di visioni inattese e avvolgenti che l’hanno impegnata in un lavoro di ricerca fotografica durato otto anni. Il suo è un paese complesso, al di fuori dello stereotipo carnevale-calcio-spiaggia, fotografato esclusivamente in bianco e nero. «Ho scattato solo in analogico, con una Rolleiflex medio formato, e ho cercato di tenermi lontana dai cliché, lasciandomi guidare da incontri casuali per tracciare una narrativa personale e autobiografica». Il risultato è il ritratto di un Brasile “diffuso”, in cui anche le icone più facilmente riconoscibili, come gli edifici di Oscar Niemeyer, appaiono in una prospettiva più intima e ravvicinata, e di sicuro meno scontata. «Dopo aver lavorato come street photographer per otto anni, il Brasile resta ancora per me mistero e meraviglia. È una società effimera, tentatrice e infinitamente complessa, in cui si percepiscono fortemente l’intensità della natura e del mondo animale e dove tutto comunica un senso di magia». Come nota il critico Paulo Venâncio Filho, le foto di Kristin Capp hanno la capacità di farci riscoprire il Brasile in modo non convenzionale, pur mantenendo uno stretto legame con la fotografia classica di Verger e Gautherot, che a partire dagli anni 40 del secolo scorso codificarono, anche in chiave etnografica, la rappresentazione moderna del Brasile. Proprio a Marcel Gautherot è dedicata una retrospettiva alla Maison Européenne de la Photographie, a Parigi. “Marcel Gautherot – Brésil: tradition, invention” (fino al 28 agosto, mepfr.org) ha il merito di presentare, in 250 immagini, un panorama del lavoro del fotografo franco-brasiliano, che si stabilì a Rio de Janeiro nel 1939, dedicandosi a documentare le molte facce del “paese del futuro”, dall’esplorazione del folclore alla nascita di Brasilia, e contribuendo a divulgare internazionalmente il volto moderno del Sud America. La mostra parigina è stata realizzata in collaborazione con l’Instituto Moreira Salles (ims.com.br), punto di riferimento in Brasile per studiosi e appassionati di fotografia, che, parallelamente, ospita “Modernidades fotográficas, 19401964”, esposizione-evento in corso fino al 26 febbraio 2017 nella sede di Rio, l’ex residenza modernista del banchiere Walter Moreira Salles, al limitare della foresta della Gavéa, dove sono custoditi gli archivi di molti fotografi (tra cui quello dello stesso Gautherot). Le modernità fotografiche a confronto, in 160 scatti, sono lo stile fotogiornalistico di José Medeiros, ancora il modernismo di Gautherot, l’astrazione formale di Thomaz Farkas e la fotografia industriale di Hans Gunter Flieg. Nella diversità stilistica e ricchezza culturale delle loro immagini scorre e arriva fino a noi la storia del Brasile contemporaneo.