Olympic blossoms
Riccardo Tisci e Nike. Couture e sport si incontrano (e vincono) sotto il segno della ricerca tecnologica. Una capsule declinata tra bianco e nero e un vero trionfo floreale
Al centro di tutto, c’è il corpo umano. «Quello degli sportivi è incredibile. È definito, ogni muscolo è al posto giusto, non c’è neppure un filo di grasso. Pura energia reale. Nella moda siamo abituati a lavorare con figure in un certo senso “deformate”, con gambe molto lunghe e busto piccolo. Quello degli atleti invece è il vero corpo umano. È assoluta gioia e salute». Così Riccardo Tisci introduce la nostra conversazione sulla sua ultima impresa creativa: la collaborazione con Nike per la collezione NikeLab x RT: Training Redefined. Ispirata all’allenamento degli atleti per le Olimpiadi, la capsule coniuga la visione creativa del direttore artistico di Givenchy con le tecnologie che Nike studia per migliorare le prestazioni sportive e si sviluppa in due temi. Il primo, tutto giocato sul bianco e nero, è già sul mercato dall’inizio di luglio ed è disponibile anche sui profili Instagram di celebrities e non solo. Il secondo, definito da un intricato gioco caleidoscopico di fiori e di teschi, sarà nei punti vendita NikeLab e in boutique selezionate in tutto il mondo – come Excelsior a Milano – a partire da questo mese. Perché i fiori? «Perché credo che sia proprio la diversità della flora a identificare e a rappresentare una nazione più di ogni altro elemento», risponde Tisci che spiega: «Volevo partire raccontando il Brasile, che in queste settimane ospita i giochi olimpici; è un paese bellissimo che sta attraversando un momento molto complica to. Per me la cosa più bella di questo paese è la natura. Così ho scelto dei fiori simbolici: il caffè e la canna da zucchero per il Brasile; il lauro e la campanellina bianca per Taranto, la mia città di origine; le bacche e i fiori dell’Oregon grape per l’Oregon, la casa di Nike. Guardando la stampa con attenzione, si nota che i fiori sono accostati a piccole stelle, il mio simbolo, e a dei teschi: gli opposti, le contraddizioni anche estreme che amo molto». Questa non è la prima collaborazione tra il designer italiano e il marchio americano dello sport, che già da tempo collaborano nel mondo delle calzature: Tisci ha personalizzato prima la Air Force One, poi la Dunk. Perché, gli chiediamo, il sodalizio funziona? «Quando tre anni fa sono stato contattato per la prima volta da Nike, ne sono rimasto un po’ sconvolto. Mi hanno detto che ci pensavano da tanto. Loro, abituati a collaborazioni più piccole, per me avevano pensato a qualcosa di grande. Volevo capire quale fosse l’obiettivo dell’azienda. Sono del segno del Leone e mi piace cercare di non commettere errori né matrimoni sbagliati. Ho capito in fretta che si trattava di qualcosa di molto interessante, affine al mio dna». In che senso? «Nonostante mi definiscano “couturier” – e d’altronde è ve