VOGUE (Italy)

The real La La Land

- By Barbara Zorzoli

g o v Ci sono due modi per guardare un viso. Il primo è guardare gli occhi come parte del volto; il secondo è guardare gli occhi come se fossero il volto; davanti a Emma Stone non si può che scegliere questa opzione. Il suo sguardo grande e brillante mette in secondo piano la figura aggraziata, la pelle di porcellana, la chioma luminosa e l’entusiasmo contagioso, così come la risata, elargita senza sconti. Solo lei poteva dare volto e corpo a Mia, l’aspirante attrice di “La La Land”, il musical diretto dal regista di “Whiplash”, Damien Chazelle, in cui affianca per la terza volta Ryan Gosling. «Sapevo che prima o poi avrei avuto la possibilit­à di recitare in un mu- sical, di emulare le attrici che mi hanno sempre fatto sognare con le loro coreografi­e. Conosco a memoria “Cappello a cilindro” e tutti i passi di Ginger Rogers», spiega con l’inconfondi­bile voce roca e allegra. Aspirante attrice, Mia arriva a L.A. per realizzare il suo sogno e intanto trova lavoro nel coffee shop della Warner Bros. Chiedo a Emma se la sua storia personale ha qualcosa in comune con quella narrata: «Sì, già da bambina il mio sogno era recitare, perciò a 15 anni ho lasciato l’Arizona per studiare recitazion­e a Los Angeles. Mentre arrivavano i primi ruoli, io dovevo comunque lavorare per mantenermi: sono passata dal Farmer’s Market di Los Angeles a un negozio di biscotti per cani». «Magari vengono venduti anche al coffee shop della Warner», esclamo io in un clima, ormai, da amiche datate. Lei scoppia a ridere: «È un’idea che dovremmo proporre». Sull’onda confidenzi­ale le propongo di raccontarm­i, come fosse una favola, la sua storia: quella di una ragazzina che sognava di fare l’attrice e che poi è divenuta non solo la nuova musa di Woody Allen – ha recitato in “Magic in the Moonlight” e “Irrational Man” –, ma un’interprete d’indiscusso talento tanto da aggiudicar­si, per “La La Land”, la Coppa Volpi, a Venezia, come migliore attrice e l’Audience Award a Toronto. Accetta: «C’era una volta una bambina di nome Emma, era introversa, sensibile e soffriva persino di attacchi di panico. Poi

Perché il suo sogno di recitare si avverasse Emma Stone ha lavorato duro. Ma la luce che brilla negli occhi della musa di Woody Allen è sempre quella di una ragazzina

scoprì la sua medicina: il teatro. Da allora non smise di sognare di diventare attrice. Ce l’ha fatta. La sua vita però non è cambiata: è rimasta una ragazza semplice, che pratica pilates, legge, ama viaggiare e crede fermamente nell’amore». E, aggiungo, è anche un’icona di stile. «Mi piace prendermi cura di me. Trucco sempre le labbra con rossetti rosa e rossi, mentre per gli occhi non dimentico mai mascara e ombretto. Prediligo i vestiti in tessuti leggeri, dal taglio classico, come quelli di Chanel, e cambio spesso il colore dei capelli: sono bionda, ma un regista mi ha consigliat­o di virare al rosso per dare risalto agli occhi. Che ne pensi, aveva ragione?».

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