CRAIG MCDEAN 08/2000, by Alessia Glaviano.
Un gruppo di ragazze, di quelle che avresti potuto incontrare in giro per Londra alla fine degli anni 90, ballano e si disperdono al ritmo di una musica silenziosa in uno dei cliché artistici per eccellenza: la gas station americana.
Le inquadrature sono audaci: braccia, teste, mani croppate, i visi delle modelle quasi sempre nascosti dai capelli, ogni immagine potrebbe essere un frame rubato dal video di una canzone come “Let It All Hang Out” di John Mellencamp. È come se in questo editoriale di Craig McDean, uscito nell’agosto del 2000 con il titolo “Winter: Coming Shortly” (in riferimento alle onnipresenti minigonne?), due epoche, due stili, due culture fossero entrati in collisione e avessero formato una sorta di strano mash-up spazio-temporale: l’America anni 60 delle “Twentysix Gasoline Stations” di Ed Ruscha incontra i Nineties inglesi. Il risultato finale è straniante – ed eccezionalmente contemporaneo. Se la visione di ogni artista si plasma sul proprio background culturale, i riferimenti di McDean sono evidenti: nelle sue immagini sofisticate, radicali ma impeccabili, pulsa la scena artistica londinese dei primi ’90, il teatro dove il fotografo ha iniziato a esprimere la propria artisticità.
Definire “uno stile” che sia esaustivo per l’eclettico artista britannico è quasi impossibile: ogni suo editoriale è una storia a sé. Quello che si trova in ogni suo lavoro, immutato, è l’estremo dinamismo, la capacità di catturare il movimento e l’energia delle sue modelle – mai bambole inespressive – e l’abilità nell’inventare – con tutte le limitazioni e le ricorsività inerenti alla fotografia di moda – qualcosa che, a guardarla bene, risulta intensamente, completamente nuova.
Lo stile della Londra anni 90, l’estetica delle gas station americane dei ‘60: uno strepitoso mash-up spazio-temporale