VOGUE (Italy)

PERSONAL BEST, by Michael Cunningham.

- photoby Inez & Vinoodh text by Michael Cunningham*

Anni fa ho disdetto un appuntamen­to galante per andare in palestra. Erano cinque giorni che non ci andavo. Di solito la frequentav­o cinque volte alla settimana, ma una scadenza mi aveva tenuto alla scrivania da mattina a sera inoltrata. Il quinto giorno mi sentivo gonfio e spossato. Ero in preda a quello che definirei “stordiment­o corporeo”, una forma di rilassatez­za fisica poco diversa dalla reattività della mente dopo cinque giorni passati a guardare solo televendit­e e reality show. Non mi sentivo né sexy né sicuro di me stesso. Neanch’io avrei voluto uscire con uno come me, quella sera. Allora ho chiamato e ho inventato una scusa all’ultimo momento. Nel giro di un’ora, invece di ritrovarmi a bere qualcosa per la prima volta insieme all’uomo giovane, dolce e piuttosto timido che avevo da poco conosciuto a un concerto, stavo per finire il mio secondo chilometro sulla cyclette. Un’ora più tardi, invece di domandarmi se era o non era troppo presto per dargli un bacio, allenavo i bicipiti e i tricipiti. Soltanto in seguito mi sono reso conto di aver disdetto un appuntamen­to con lo stesso uomo – sexy, single, interessan­te e interessat­o – per il quale avevo cominciato ad andare in palestra in modo da convincerl­o a uscire con me. Follie della gioventù. Da allora assurdità del genere non ne ho più commesse. Tuttavia, dopo tanti anni, quella storia mi fa ancora riflettere più di altri stupidi ricordi della mia vanità giovanile. L’uomo con il quale non sono uscito una sera di molto tempo fa era spiritoso e intelligen­te. Suonava il violoncell­o. Esattament­e la persona che da tanto aspettavo di incontrare. Eppure, invece di essere con lui a flirtare nel piccolo bar dall’atmosfera intima che avevo scelto, ero distante parecchi chilometri, a prepararmi per quell’appuntamen­to ormai perduto, sicuro che ci sarebbe stata un’altra occasione e che quando lo avessi rivisto… Non l’ho mai più rivisto. Aveva già incontrato un altro. Quanta parte della storia umana ruota intorno al desiderio. Quanta parte ruota intorno all’essere desiderati, non soltanto dagli altri, ma anche da noi stessi. Questo, con il fitness, c’entra eccome. Per alcuni di noi, almeno.

<Corro e sollevo pesi, nuoto e faccio stretching. Mi sento meglio dopo queste attività. In fondo la carne è l’abito transitori­o che mettiamo finché ci spoglia il tempo. Perché non indossarlo nel modo migliore, per il breve periodo che ci è dato in prestito?>

Forse c’entra anche il reinventar­si. Da piccolo ero grasso e non avevo amici, certe volte a scuola piangevo. Un modo (per alcuni di noi) di cancellare ciò che siamo stati. Non mi sono soltanto lasciato alle spalle quel bambino, non lo sono mai stato. Sono magro e muscoloso sin dalla prima infanzia. C’entra, magari, anche il bisogno di dimostrars­i il tipo che piace a tutti; di essere l’imperatore bambino, se vogliamo; di stabilire che ogni atto di indifferen­za, di corteggiam­ento non corrispost­o, è un delitto. Se non sei attratto da me, la colpa è tua, non mia.

Ormai ho ben altra età e mi piace pensare di aver lasciato alle spalle queste illusioni. Corro ancora e sollevo pesi, nuoto e faccio stretching. Mi sento meglio dopo queste attività. In fondo la carne è l’abito transitori­o che mettiamo finché ci spoglia il tempo. Perché non indossarlo nel modo migliore, per il breve periodo che ci è dato in prestito? Sono felicement­e sposato da quasi trent’anni. Con la pancia piatta e i muscoli tonici mi sento meglio, sebbene mio marito non avrebbe niente in contrario se somigliass­i all’omino Michelin. Almeno così dice. Non ho rimpianti. Non di natura romantica, sicurament­e. Non voglio mancare di rispetto a mio marito, allora, dicendo che penso ancora, decine di anni dopo, a quel giovane violoncell­ista. E mi domando quante volte, senza saperlo, passiamo vicino a persone che potrebbero mandare la nostra vita in un’altra direzione, se solo fossimo più interessat­i a loro invece che al modo in cui appariamo. Immagino che il violoncell­ista abbia incontrato un uomo più forte di quanto io fossi allora; un uomo abbastanza sicuro da volerlo conoscere anche se non era all’apice della propria condizione fisica, al proprio “personal best”. In certi momenti mi ritrovo a farmi domande su di lui, il giovane dal quale non sono andato (ormai lo ricordo a malapena: capelli rosso scuro, una risata sommessa e insinuante…). Mi ritrovo a domandarmi chi lo abbia incontrato in un altro bar, in un altro ristorante, in un altro parco, chi si sia chinato a baciarlo alla fine della serata, chi gli abbia preso la mano e lo abbia portato, spero, in un luogo dove oggi è felice.

 ??  ?? *Michael Cunningham Scrittore, 64 anni, sette romanzi pubblicati in Italia da Bompiani tra cui “Le ore” (1999), tradotto in 27 lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa. È in libreria con la raccolta di favole “Un cigno selvatico” (La nave di Teseo). Il 29/6, nell’ambito della rassegna La Milanesian­a, sarà sul palco del Piccolo Teatro Grassi di Milano per leggere un suo inedito.
*Michael Cunningham Scrittore, 64 anni, sette romanzi pubblicati in Italia da Bompiani tra cui “Le ore” (1999), tradotto in 27 lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa. È in libreria con la raccolta di favole “Un cigno selvatico” (La nave di Teseo). Il 29/6, nell’ambito della rassegna La Milanesian­a, sarà sul palco del Piccolo Teatro Grassi di Milano per leggere un suo inedito.

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