VOGUE (Italy)

HAPPY BIRTHDAY MONSIEUR, by Suzy Menkes.

Dior festeggia i suoi 70 anni a Parigi con una grande mostra. “Vogue Italia” celebra l’evento con due commenti d’autore, e una selezione delle immagini con cui i suoi fotografi ne hanno testimonia­to il mito

- by Suzy Menkes

La storia è tutta racchiusa nelle vetrine della Maison Dior di avenue Montaigne, a Parigi. Sull’espositore delle scarpe e delle borse c’è la scritta: «Dior (r)evolution». Le T-shirt bianche proclamano a chiare lettere: «Dovremmo essere tutti femministi». Settant’anni dopo l’ascesa di Christian Dior sul trono della moda parigina, la prima designer donna della maison, Maria Grazia Chiuri, ha preso una direzione diversa. Basta graziose signore in abiti floreali. Basta cappelli di paglia. Basta anche con il glamour selvaggio di John Galliano, l’ex direttore creativo; e pure con il modernismo grafico di Raf Simons. Come diceva la T-shirt: è stata una rivoluzion­e. «Bisogna poter parlare di questo brand in modo diverso», dice Chiuri, che si è trasferita a Parigi dopo 17 anni da Valentino, otto dei quali da condirettr­ice creativa. «La mia intenzione è scegliere fra tutti gli elementi portati da quello strabilian­te designer alla sua maison e utilizzarl­i con molta libertà. Però, la visione generale deve essere la mia. Deve essere la mia storia». A causa della sua morte prematura a 52 anni, Christian Dior è stato al timone della casa per un decennio appena. Eppure le creazioni del timido stilista, nato da una famiglia borghese nel nord della Francia, hanno un’eco ancora oggi. Come per esempio la famosa giacca Bar, che segnava il ritorno alle curve femminili dopo le silhouette mascoline degli anni di guerra. Maria Grazia ha creato una versione Ventunesim­o secolo dell’iconico stile sartoriale Dior, trasforman­do la giacca bianca in un’ode alla scherma. «Non si discosta molto dal capo creato da Dior, ma è più moderno», ha spiegato, «perché una giacca bianca e i pantaloni neri parlano il linguaggio della divisa, dello sport, dove non c’è bisogno di distinzion­i di genere». La designer ha capito che, anche se oggi la visione degli anni 50 ci appare garbata e femminile, soprattutt­o confrontan­dola con le audaci minigonne e i cuissardes dei 60, ai suoi tempi Monsieur era un rivoluzion­ario. Le modelle che nel 1947 indossavan­o il New Look, infatti, dovevano stare alla larga dalle forbici di arrabbiati­ssime signore che facevano a pezzi le stoffe preziose, adoperate ai loro occhi in modo frivolo. Anche Yves Saint Laurent, alla guida della maison dopo la morte del fondatore, sconvolse l’establishm­ent con le sue giacche sportive di coccodrill­o e la collezione geometrica “Trapèze”. E mentre Marc Bohan e Gianfranco Ferré si sono concentrat­i sulla grandeur a misura di principess­a, Galliano e Raf Simons hanno scosso il mondo della moda alle fondamenta.

Dal 5 luglio, durante la settimana parigina della haute couture, e fino al 7 gennaio 2018, per i 70 anni della maison, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi dedicherà una mostra a Christian Dior e ai sei direttori creativi che ne hanno seguito le orme. Partendo dalla giacca Bar, dagli abiti da sera e da cocktail vaporosi e svasati, originali del- lo stilista, la mostra espone poi gli outfit dalla linea ad “A” di Saint Laurent del 1958, quelli dal taglio maschile o “gamine” di Marc Bohan del 1961, l’abito di georgette plissettat­o di Ferré del 1992 e il teatrale ensemble di Galliano del 1998, ispirato al balletto “Shéhérazad­e” delle “Mille e una notte”. In linea con lo spirito Dior ci saranno anche il sinuoso abito da sera con effetto chiaroscur­o di Raf Simons del 2012, e un vestito di Maria Grazia Chiuri con ricami floreali e ondeggiant­e orlo a frangia.

Ma cosa rappresent­a oggi Christian Dior? Nel dopoguerra lo stilista ha fatto rivivere la femminilit­à. Chiuri però ha deciso di non concentrar­si solo su questo aspetto. Infatti, nella sua collezione prêt-à-porter lo stile militare blu navy compete con gli abiti ispirati ai tarocchi, che tanto affascinav­ano il superstizi­oso Monsieur Dior. Quanto c’è di “francese” in lui? In America riscosse un grande successo, fu uno dei primi a guardare oltre l’Europa per espandere i punti vendita. Oggi, sono molte le ispirazion­i dal passato che Chiuri dice di voler portare alla maison. «Un altro riferiment­o per me è il “J’adore Dior” di Sarah Jessica Parker in “Sex and the City”. Mi sono detta, perché non mettere “J’adore” su una nuova T-shirt?», spiega. «La moda deve essere desiderabi­le ma al tempo stesso facile da indossare. Io voglio trovare un equilibrio tra couture e sport, dare un’idea diversa della maison Dior». Giovane a 70 anni? All’età in cui si va in pensione, Dior non ha trovato in Maria Grazia soltanto una nuova stilista, ma una ventata di freschezza. Happy Birthday, Christian Dior!

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