NIENTE HA UN PREZZO, by Marta Galli.
Perché queste donne al posto dei gioielli indossano monete? Per una tradizione antica, per una denuncia contemporanea: è l’opera di Andra Ursuta, una delle protagoniste della mostra “La terra inquieta”a Milano
In Romania, sul confine ungherese, là dove sorgeva la casa di Andra Ursuta, ora c’è un supermercato austriaco, ma le stanze della modesta abitazione dove l’artista è cresciuta sono divenute i diorami esposti alla Biennale di Venezia 2013: un passaggio cruciale per Ursuta, classe 1979, chiamata in Laguna da Massimiliano Gioni, che ora l’ha voluta anche nella mostra “La terra inquieta”. Promossa dalla Fondazione Nicola Trussardi e dalla Triennale di Milano che la ospita (fino al 20/8), l’esposizione affronta da diverse prospettive il tema delle migrazioni dei popoli. L’opera di Ursuța, “Commerce Exterieur Mondial Sentimental” (una doppia scultura che sa di realismo socialista) rappresenta una donna rom pronta per essere imbarcata ed espulsa dalla Francia di Sarkozy che Andra vide nelle news: «Quello che m’interessa delle immagini sono le storie che vi si annidano». Sostiene di non avere per la vicenda un interesse puramente intellettuale. Mi sento per metà insider e mi chiedo se sto strumentalizzando queste donne. Portano vesti ricamate con monetine secondo l’usanza romena di sfoggiare denaro al posto dei gioielli, come se non valessero altro che quegli spiccioli e servissero da manichini. Ma le donne non sono forse trattate come oggetti da sempre? L’arte permette di dire cose che non sarebbero concesse; l’alternativa è girare la testa dall’altra parte. In molti descrivono la sua opera come femminista.
Allo stesso tempo qualcuno sostiene che ci sia del machismo. Non credo né in una né nell’altra definizione e penso che colmeremo il divario tra uomini e donne quando smetteremo di usare la parola “femminismo”. Comefree climbing,spiega disseminateallora “Alps”,di falli l’installazionecome appigli? con pareti per C’è farcela chi nella vede mondo come dell’arte; metaforain realtàdi quanto volevosia duro mettere per in una scena donnaun misto di desiderio e repulsione, per dire: se ottieni ciò che vuoi questo ti distruggerà. Infatti ci sono anche degli scheletri incastonati nella parete. Nella personale milanese nella galleria Massimo De Carlo (fino al 14/7), espone “The man from the Internet”, i disegni che riprendono la foto di un soldato ceceno morto scovata in rete. La stessa immagine ripetuta 100 volte, perché? Ripetere è esorcizzare: quando ho ricostruito le case di bambola della mia infanzia è stato come lasciare andare il passato. È andata negli Stati Uniti per un anno di studi all’estero e non ha fatto più ritorno; è stato difficile? Avevo 17 anni, non avevo mai volato, non ricordo molto: lontano dalla famiglia e dalla tua cultura devi diventare grande in fretta. Dopo vent’anni è come se avessi perso dietro di me la persona che ero, il senso di dislocazione è divenuto parte di ciò che sono. Si dice che non esca molto la sera a intrattenere relazioni social con il mondo dell’arte a New York. È vero, perché lavoro sempre. Il mondo dell’arte è dispersivo, temo di distrarmi. Quando fu chiesto a Daniel Day-Lewis perché durante le riprese non smettesse mai i panni di scena, rispose: “Non mi ritengo un attore abbastanza bravo per entrare e uscire dalla parte”. Esattamente come mi sento io. Andra Ursuta, 38 anni, fotografata a Milano con l’opera “Commerce Exterieur Mondial Sentimental”.