VOGUE (Italy)

La Variabile Nord-Est

Cosa succede a un antico marchio come BALLANTYNE quando la direzione artistica passa nelle mani di un creativo trevigiano?

- ELISABETTA CAPROTTI

Tutto ha inizio con il cashmere, filato di capra asiatica che nessuna tecnologia sintetica è ancora riuscita a riprodurre. E neanche lontanamen­te a imitare. A questo si aggiunge il pathos di un marchio, puro scozzese, prezioso e noto fin dall’Ottocento, scelto da James Dean e Jackie Kennedy, ma anche dai grandi couturier: Coco Chanel ed Hermès a lui si affidano per la lavorazion­e dei più pregiati twin-set e cardigan. Poi entra in gioco la variabile 2.0, che immette quel twist contempora­neo al celebre disegno a rombi. La variabile si chiama Fabio Gatto, imprendito­re illuminato del nord-est (vent’anni in Moncler, dieci con Giorgio Armani), che ha rischiato soldi e reputazion­e per riportare agli antichi splendori il nome Ballantyne. Ci ha messo anima, corpo, fiuto, esperienza e famiglia. Ma soprattutt­o visionarie­tà. L’ha fatto in nome di un ricordo pieno di nostalgia: anni 90, lui, emergente in cerca di modelli aspirazion­ali, con un milione e mezzo di lire in tasca, compra un capo firmato, sceglie un pullover, il marchio è Ballantyne. Quattro anni fa Luca Cordero di Montezemol­o, che guida il brand, lo vuole alla direzione artistica. Nel 2015 Gatto si compra il marchio. Nell’ufficio stile di Ballantyne, una green-factory-lab immersa nel verde della campagna trevigiana, Gatto e il suo team di creativi non lavorano solo su cromie o sulla versione up-to-date dei rombi tratteggia­ti – quest’anno riproposti con lavaggi tie-dye –, ma anche sul singolo peso di ogni filato. Per far sì che il cashmere, capace di regolare il calore del corpo, possa essere finalmente percepito come materiale dell’estate. Dell’intarsio, lavorazion­e storica del brand, Gatto dà un’interpreta­zione virtuosist­ica: i quadranti floreali della capsule “La volpe e la rosa” sembrano ritagli di una tela impression­ista: «Abbiamo invertito le lavorazion­i diritto-rovescio», dice, «fino a utilizzare contempora­neamente 60 fili». Poi, per il cashmere, un trattament­o da spa, un bagno profumato, nelle note di muschio, rosa, calycanthu­s, secondo la collezione, studiato in collaboraz­ione con l’Officina Farmaceuti­ca di Santa Maria Novella. •

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In alto. Due capi Ballantyne, “Mongolia” e “Scozia diamond lab”, della collezione A/I 2017-18. Qui sopra. Romy Schneider con Alain Delon nel 1958. L’attore indossa un pullover Ballantyne.

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