La Variabile Nord-Est
Cosa succede a un antico marchio come BALLANTYNE quando la direzione artistica passa nelle mani di un creativo trevigiano?
Tutto ha inizio con il cashmere, filato di capra asiatica che nessuna tecnologia sintetica è ancora riuscita a riprodurre. E neanche lontanamente a imitare. A questo si aggiunge il pathos di un marchio, puro scozzese, prezioso e noto fin dall’Ottocento, scelto da James Dean e Jackie Kennedy, ma anche dai grandi couturier: Coco Chanel ed Hermès a lui si affidano per la lavorazione dei più pregiati twin-set e cardigan. Poi entra in gioco la variabile 2.0, che immette quel twist contemporaneo al celebre disegno a rombi. La variabile si chiama Fabio Gatto, imprenditore illuminato del nord-est (vent’anni in Moncler, dieci con Giorgio Armani), che ha rischiato soldi e reputazione per riportare agli antichi splendori il nome Ballantyne. Ci ha messo anima, corpo, fiuto, esperienza e famiglia. Ma soprattutto visionarietà. L’ha fatto in nome di un ricordo pieno di nostalgia: anni 90, lui, emergente in cerca di modelli aspirazionali, con un milione e mezzo di lire in tasca, compra un capo firmato, sceglie un pullover, il marchio è Ballantyne. Quattro anni fa Luca Cordero di Montezemolo, che guida il brand, lo vuole alla direzione artistica. Nel 2015 Gatto si compra il marchio. Nell’ufficio stile di Ballantyne, una green-factory-lab immersa nel verde della campagna trevigiana, Gatto e il suo team di creativi non lavorano solo su cromie o sulla versione up-to-date dei rombi tratteggiati – quest’anno riproposti con lavaggi tie-dye –, ma anche sul singolo peso di ogni filato. Per far sì che il cashmere, capace di regolare il calore del corpo, possa essere finalmente percepito come materiale dell’estate. Dell’intarsio, lavorazione storica del brand, Gatto dà un’interpretazione virtuosistica: i quadranti floreali della capsule “La volpe e la rosa” sembrano ritagli di una tela impressionista: «Abbiamo invertito le lavorazioni diritto-rovescio», dice, «fino a utilizzare contemporaneamente 60 fili». Poi, per il cashmere, un trattamento da spa, un bagno profumato, nelle note di muschio, rosa, calycanthus, secondo la collezione, studiato in collaborazione con l’Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella. •