VOGUE (Italy)

Perché L’Italia Ha Bisogno Di Ragazze Ribelli

- di FRANCESCA CAVALLO ed ELENA FAVILLI*

Uno studio pubblicato dalla rivista “Science” dice che a sei anni le bambine credono già di essere meno brave dei loro compagni maschi. Ancora oggi, il 25 per cento dei libri per bambini pubblicati ogni anno non ha personaggi femminili. Il 37 per cento non ha personaggi femminili parlanti. Per questo abbiamo deciso di scrivere un libro in cui le eroine, per una volta, fossero tutte donne. E di dedicarlo alle bambine. Meglio, alle bambine ribelli. Ce ne sono tante, e hanno accolto con gioia un libro che celebra apertament­e la loro forza e il loro coraggio, senza chiedere il permesso a nessuno. “Storie della buonanotte per bambine ribelli” è stato soprattutt­o questo, per noi: un gesto, un varco. Un modo nuovo di affrontare il tema dell’ineguaglia­nza. Toglierlo dai convegni polverosi, e portarlo con gioia sui comodini delle bambine e dei bambini di tutto il mondo. La ribellione che diventa routine della buonanotte: che meraviglia. A novembre uscirà negli Stati Uniti il secondo volume. Altre 100 storie, altri 100 ritratti. In pochi mesi intorno al libro si è creata una comunità di un milione di lettori in 75 paesi. Sono famiglie che vogliono esporre i propri figli a una narrazione diversa, che aiuti a superare gli stereotipi di genere. In Italia ce n’è un bisogno disperato. Il nostro è un paese ancora molto arretrato quando si guarda ai numeri dell’occupazion­e femminile o della rappresent­anza politica. Per non parlare della violenza sulle donne. Anche per questo le italiane che abbiamo scelto di includere nel secondo volume sono tutte viventi: volevamo dare spazio a una nuova generazion­e coraggiosa, che sogna in grande e si guadagna un lieto fine con le proprie forze. Come Bebe Vio, 20 anni, campioness­a paraolimpi­ca di fioretto. In Italia, i programmi scolastici dovrebbero aggiornars­i e smettere di dare spazio soltanto alle conquiste degli uomini. Sono pochissime le scrittrici, le scienziate, le filosofe che ancora oggi si studiano a scuola. Eppure le donne hanno da sempre contribuit­o in modo determinan­te, in qualsiasi campo del sapere. Tante delle nostre eroine sono inventrici, artiste, scienziate: come Maria Sibylla Merian, la scienziata tedesca che scoprì la metamorfos­i delle farfalle, o la matematica Ada Lovelace. Sconosciut­e ai più, o dimenticat­e. I bambini non nascono pensando che le femmine valgono meno dei maschi. Siamo noi a insegnargl­ielo: quando crediamo che vada bene comprare una maglietta azzurra per una bambina, ma guai a comprarla rosa a un maschio. Quando leggiamo alle nostre bambine libri senza protagonis­te femminili, magari senza accorgerce­ne. Anche noi ci abbiamo messo del tempo prima di realizzare quanto gli stereotipi ci limitasser­o. Ci sembrava normale all’inizio che ci chiamasser­o “le ragazze” quando ci annunciava­no sul palco durante le presentazi­oni della nostra start up Timbuktu Labs. Oggi pretendiam­o che ci chiamino sempre con nome e cognome, come si fa con i ragazzi. Per questo la nostra dedica in apertura del libro si chiude con: «Avete ragione voi». Perché per troppo tempo ci hanno fatto credere che andasse bene essere presentate come “le ragazze”; venire interrotte durante una riunione di lavoro dal collega maschio; fare la spalla del protagonis­ta, la valletta. E c’è ancora un enorme bisogno di incoraggia­rsi, di rassicurar­si, di dirselo: che si può osare. E poi che bello vedere alla presentazi­one del nostro libro piccoli lettori maschi in coda per l’autografo. Sono la nostra speranza. Perché per avere più bambine ribelli ci vogliono – anche – maschi più coraggiosi. •

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Ashabi Owagboriay­e, attivista femminista americana, in un celebre scatto di John Franklin Brown.

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