Il Lato Positivo
È quello che GIOVANNA BATTAGLIA, fashion editor e icona di stile, racconta nel suo nuovo libro: un omaggio alla gioia di vestirsi, di viaggiare, di vivere.
L’energia vitale di Giovanna Battaglia, modella, stylist, fashion editor, è inesauribile. Basta osservarla mentre si muove leggera, con eleganza, per capire che lei domina gli abiti, non il contrario. «Mi divertono, sono una parte importante della mia vita», spiega. Poi aggiunge che la moda la prende un po’ come una medicina: «Per me stessa, per il mio lavoro. E anche per divertirmi. Ogni giorno dobbiamo vestirci, allora perché non rendere tutto meno noioso?». Se siete tra i suoi 661mila followers su Instagram, “noiosa” non è certo la parola con cui la definireste. Questa “Glamazon” giramondo potrà suscitare invidia, ma mai noia. La moda e Giovanna si incontrano quando lei ha dieci anni: «Guardavo i vestiti
di Barbie e pensavo: vorrei che fossero più grandi per indossarli!». A 16 anni sperimenta: «Era il momento dell’hip hop, dei maglioni oversize, l’equivalente di Vetements oggi». Questa fase però non dura. «Poi scoprii Versace, vidi Naomi, Cindy e Linda e pensai: wow, sono come le Barbie, ma più alte. Allora, addio felpe». La curiosità e l’attitudine giocosa per la moda ne hanno plasmato la vita adulta: vestire per Giovanna è un modo di vivere, oltre che un aspetto fondamentale della sua identità. Come un’artista, per esprimersi usa la moda quale “medium” e il corpo come tela, creando personalissimi micromondi. L’occasione può essere un vernissage (ha abbinato Céline e Picasso, Comme des Garçons e Yayoi Kusama, La Double J e Rob Pruitt) o una cena alla Casa Bianca (un completo Courrèges vintage ispirato a Jackie per il giorno, un abito lungo di Armani Privé in charmeuse di seta per la sera). Con l’inconfondibile voce roca aggiunge: «Ho guidato una moto d’acqua completamente vestita, in Africa per un safari avevo un completo di Hermès, in Islanda invece una tuta arancio. Ho persino tirato di boxe in Alaïa». Nel libro “Gio_Graphy” (esce a ottobre per Rizzoli International), ispirato alla rubrica che tiene su “W Magazine”, Giovanna getta uno sguardo intimo, e comico, sulla sua vita. «Dico cosa passa nella mia testa matta. Non voglio insegnare a nessuno come vivere, solo ironizzare sui manuali di “istruzioni per l’uso” e dimostrare che possono essere brillanti e divertenti. Come la moda». Gli argomenti? Svariati: come usare il bagno con addosso un abito couture, o ballare sui tavoli a un party senza finire al pronto soccorso, o riprendersi da una serata impegnativa. Il tutto condito da aneddoti e moltissime foto con gli outfit più riusciti. Considerati il suo senso dello stile in perenne evoluzione e i vestiti strepitosi che spuntano dalle pagine (e dai sui armadi, da Stoccolma a New York), le dico: scegli solo tre capi passe-partout. «Mamma mia... Un paio di Manolo Blahnik, magari kitten heels. Un abito Alaïa, qualcosa di Fendi». Me la immagino fare la spesa con le Manolo e il bucato con dei cuissardes di broccato, anche se, assicura, non disdegna le sneakers: «Sono un tipo da tacchi, ma con le scarpe basse si è più dinamiche e attuali. Mi piacciono quelle di Gucci o un bel paio di Nike. Adoro quelle di Rihanna. E le creepers Puma sono fantastiche». Il libro, con la prefazione di Natalie Massenet, amica e fondatrice di Net-a-Porter, esplora anche l’amore di Giovanna per i viaggi, raccontandone le passeggiate preferite, da Mustique a Saint-Tropez, nonché qualche ricetta segreta di famiglia. Molto più di una celebrazione del suo senso dello stile, “Gio-Graphy” è essenzialmente un “piano” per ritrovare nel vestire la meraviglia dell’infanzia, il modo in cui lei ci incoraggia a prendere la moda un po’ meno sul serio, a ridere e a vivere pienamente la vita. «Perché il vero messaggio del libro», sottolinea in modo appassionato, «è provare e cercare il lato positivo in ogni cosa». •