La Metà Nascosta
Joshua Foer, fratello di Jonathan Safran, ha mappato i luoghi segreti e perturbanti dove la bellezza assume nuove sfumature. Ce ne sono anche da noi. E li ha racchiusi in un volume magico e inatteso: ATLAS OBSCURA. «Dove c’è molta Luce, c’è anche molta Ombra». La frase è di Goethe, uno che l’Italia l’ha percorsa, amata e raccontata come nessuno. Accanto alla bellezza luminosa, rappresentata dalle destinazioni turistiche famose in tutto il mondo, il nostro Paese ha una sua bellezza oscura: luoghi segreti, misteriosi, insoliti e talvolta perturbanti. Come l’Ombra. Lo sa bene Joshua Foer, fratello dello scrittore Jonathan Safran e di Franklin, giornalista dell’“Atlantic”. Nel 2009, con il socio Dylan Thuras, il minore dei fratelli Foer ha creato il sito atlasobscura. com: una wunderkammer di luoghi internazionali che ispirano stupore e voglia di viaggiare. Ora che il sito è diventato anche un libro (“Atlas Obscura”, Mondadori), abbiamo raggiunto Joshua Foer per parlare della “sua” Italia – quella inclusa nel volume – e di molto altro.
Ha viaggiato di frequente nel nostro Paese?
Sono venuto solo due volte e ne ho visitato una piccola parte: è il luogo che più desidero esplorare al mondo.
Quali sono i simboli e i cliché che associa all’Italia?
Non c’è cliché più grande del romanticismo di Roma. Ma il fatto che sia un cliché lo rende forse meno vero?
«L’Italia possiede un lato oscuro che ha a che vedere con la straordinaria capacità di estetizzare la morte. Non mi vengono in mente altri Paesi dove il macabro è reso così bello».
Recentemente il “New York Times” ha segnalato le nostre antiche biblioteche come alternativa ai “soliti” frequentatissimi musei d’arte. Lei vorrebbe suggerire altri spazi emblematici fuori dalle rotte usuali?
Mi appassionano i musei della scienza, specialmente quelli piccoli e vecchi, e l’Italia ne ha di bellissimi. Alcuni anni fa, quando mi trovavo a Firenze, avrei voluto dire alla gente in fila per entrare agli Uffizi che, appena dietro l’angolo, li attendeva il dito medio di Galileo Galilei esposto in un calice d’oro (si trova al Museo Galileo in piazza dei Giudici 1, ndr).
Nel sito e nel libro “Atlas Obscura” ci sono altri luoghi dal fascino misterioso: catacombe, cripte, cimiteri.
Credo che l’Italia possieda un lato oscuro che ha a che vedere con la straordinaria capacità di estetizzare la morte. Non mi vengono in mente altri Paesi dove il macabro è reso così bello.
Quanti sono, in tutto, i luoghi italiani stravaganti e poco conosciuti che ha individuato?
Il sito si basa sui suggerimenti che la nostra community di esploratori manda da tutto il mondo. A oggi abbiamo
catalogato 330 luoghi solo in Italia. Ricordo che nel 2009, quando lanciammo il progetto, qualcuno ci inviò una foto del Bialbero di Casorzo – ovvero un ciliegio nato su un gelso, in Piemonte. Ho pensato che era di una bellezza particolare, e sono andato online a cercare più informazioni. Non ce n’erano. Con il sito Atlas Obscura siamo riusciti a dare a quest’albero insolito un po’ d’attenzione internazionale. E ne sono fiero.
Ormai abbiamo percorso il mondo in lungo in largo. Forse la bellezza, in termini geografici, è un concetto che va ridefinito secondo nuovi criteri?
«Sono interessato a ciò che risveglia la meraviglia ed espande il mio senso del possibile, a ciò che mi fa sentire incredibilmente piccolo, o grande, come essere umano».
Sono interessato a ciò che risveglia la meraviglia ed espande il mio senso del possibile. A quello che mi fa sentire incredibilmente piccolo o incredibilmente grande come essere umano.
I luoghi abbandonati hanno una bellezza speciale?
Sì. Proprio perché trascurati, ti fanno provare un genuino senso della scoperta. E poi il decadimento ha un suo fascino: quando i materiali arrugginiscono, si scrostano, perdono strati, rivelano le loro vere identità. Il tempo e la natura, in fondo, sono sempre gli artisti migliori. •