VOGUE (Italy)

Non Vestiti Ma Vele

- di GIOVANNI MONTANARO

«Qui c’è cielo, senza attesa. Ci sono anime, coperte e nude. Chiedono che cosa andiamo a cercare, di che cosa abbiamo bisogno. È un incantesim­o, un rito, un volo»: reportage d’autore dalla s€lata Alta Moda VALENTINO.

La gente che si accalca in Rue Berryer, la cera delle candele, le luci, gli spacchi, l’estate, i desideri, i ash, le labbra delle donne. L’attesa della s lata è un brusio, è come un gatto che ti guarda, che non sai cosa sta per fare, le sale dell’Hôtel Salomon de Rothschild si riempiono, e tu sei lì, ti guardi intorno, sorridi, saluti qualcuno, scorgi una ragazza giapponese dalla pelle chiara. Poi ti distrae un francese alto, chissà chi è ma si capisce subito che è francese, dalle guance, dai polsi, dalla forza dello sguardo, ed ecco che viene So a Coppola e suo marito, e Brie Larson e Laetitia Casta e tutte le donne, altri occhi, altri gioielli, il modo di muovere le mani, o di nasconderl­e, che ha ciascuna, sempre diverso. Da un’altra parte, intravedi Valentino, e subito si porta via tutta la scena. Inglese, francese, italiano, cortesie, battute, ricordi e, lentamente, si spengono le voci, tutti si siedono, tutti cominciano a guardare nello stesso punto, e il silenzio si prende tutto, restano i respiri, i sussurri che fanno gli abiti, giacche, gonne, tacchi, si stringono le sedie strette. È tutto pronto, parte la musica, le ragazze arrivano come gocce, alte, magre, bianche, nere, capelli crespi, capelli biondi, colli sottili, gambe lunghissim­e, giovanissi­me, diverse. Sembrano lì per te, ti vengono incontro, ma senza guardarti, passano vicino e se ne vanno via. Eccoli, i vestiti, la nuova collezione di Valentino Haute Couture A/I 2017-18. I colori si scontrano, verdi e arancioni, bianchi e neri, marroni e grigi, viola e gialli. Ci sono i trench e gli interni foderati di cashmere, lo chiffon, il velluto e la gonna di piume, il popeline e il cotone, mohair e cashmere, il saio e la cappa, chiffon e satin, i broccati inventati, ricreati, le camicie di pizzo, la georgette con il top di mohair, il taffetà su taffetà, la seta cruda, ricami e perline, cappucci, le borse con gli animali che sembrano ancore appena levate. Si va in alto, si sale. Ogni abito è pieno ma, insieme, leggero, i velluti senza peso, i tagli negli abiti, i ricami che svuotano, e tutto è senza sforzo, senza chiasso. Non hanno nessun laccio, le modelle. Hanno i colori delle foreste, dei paesaggi, sono Africa e monasteri, altari e metropolit­ane, scale e vasche, insieme i pesci e il mare, l’aria e gli uccelli. C’è qualcosa di volutament­e dissonante, nella collezione, senza regole, nei volumi, nelle lunghezze differenti, nei colori, nei tessuti diversi accostati. Ma c’è un’armonia. È che l’armonia non è la perfezione, l’irreale, ma è l’equilibrio, il cammino, la fatica che poi non resta, l’incrocio irripetibi­le di cose diverse, che messe insieme non si capisce come stanno ma ci stanno, colori, amori, come vale per ognuno di noi, altrettant­o sbagliati, altrettant­o

Ogni abito è pieno ma, insieme, leggero, i velluti senza peso, i tagli negli abiti, i ricami che svuotano, e tutto è senza sforzo, senza rumore.

irripetibi­li. È così, senza saperlo, che si raggiunge qualcosa di sacro, di fermo, intoccabil­e, che nutre la vita ma ne prescinde, qualcosa che scompiglia e quieta, qualcosa a cui af darsi. Qui c’è cielo, senza attesa, senza sofferenza. Ci sono anime, coperte e nude. Chiedono che cosa andiamo a cercare, di cosa abbiamo bisogno. Non sono vestiti, ma varchi, vele. È questa l’emozione, ti senti dentro un incantesim­o, un rito, un volo. Questa è la donna per queste prossime stagioni, questa la donna pensata da Valentino per questo tempo qui, troppo frettoloso, che si dimentica, ma questa donna no, si ferma, lo trova, lo spirito. Poi, l’anno prossimo, chissà dove si andrà. Come si cambia, con i vestiti; ogni vestizione ci trasforma. La s lata diventa un vortice, gli abiti si succedono uno dopo l’altro, è come un concerto, hanno come una fretta, le cose devono nire, il sacro è un’eccezione, uno spiraglio, una illuminazi­one, poi si torna. La musica cambia, si sente che qualcosa è successo, come il profumo dopo la pioggia. E allora eccole, tutte insieme, la s lata nisce, entra Piccioli, gli applausi, riprende il brusio, la gente si parla nell’orecchio, le donne hanno già scelto il loro vestito preferito, quello che vorrebbero indossare subito, gli sguardi stupiti, gli sguardi nuovi da quel che hanno visto, le fotogra e negli smartphone. Mi alzo, altri volti, gli ascensori, le scale, i marmi, una ûte di champagne, e poi mi attardo, saluto, commento anch’io, non ho voglia di andarmene. Poi penso che sì, che bisogna tornare, e vado verso le scale. Incrocio una modella che sta uscendo. La riconosco, bionda, un po’ di lentiggini. Ha le cuf e sulle orecchie, la felpa, lo sguardo felice. Parigi è fuori, è caldo, il mondo è ancora lì. Lei se ne va, si perde per le strade. •

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 ??  ?? A sinistra, borsa minaudière realizzata con Harumi Klossowska de Rola dalla s lata Valentino Haute Couture. Nella pagina accanto, il moodboard nell’atelier Valentino.
A sinistra, borsa minaudière realizzata con Harumi Klossowska de Rola dalla s lata Valentino Haute Couture. Nella pagina accanto, il moodboard nell’atelier Valentino.
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