Il Ritorno Del Re
Dopo sei anni, AZZEDINE ALAÏA presenta la sua nuova collezione couture: mostrando, come spiega una grande rma della moda, antica erezza e modernissime fantasie.
Appena Naomi Campbell è scesa sulla passerella per aprire la prima sfilata di Azzedine Alaïa – al quale si rivolge chiamandolo “papà” –, dopo sei anni di assenza del designer dalla haute couture, sono stata catapultata in un altro mondo. Eravamo ancora nei pieni anni 80, e in quella festa di opulenza, le top model allungavano le loro falcate. Naomi, Linda Evangelista, Christy Turlington e le altre sembravano un esercito che sfidava il mondo della moda. Alaïa aveva riunito con un nuovo spirito queste bellezze indipendenti e le spronava a indossare i suoi abiti con fierezza. E che abiti! I modelli fascianti che gli hanno fruttato l’appellativo di “King of Cling”: tubini di maglia che trasformavano gli agili corpi delle modelle in serpenti sinuosi; i leggings neri con miniabito in tinta che divennero la sua firma, offrendo anche la base per i suoi cappotti “curvy” e le giacche avvitate di coccodrillo. Nell’autunno/inverno 2017-18, Azzedine è tornato, per mostrare con verve una nuova passione per le fantasie, dalla soffice pelliccia di shearling in bianco e nero indossata da Naomi agli outfit rossi ricamati con disegni folk. In passerella si sono viste nuove idee a getto continuo, dagli alti turbanti avvolti nella plastica ai morbidi cappotti decorati con rose rosse, riprese anche sugli stivali. Difficile tradurre in parole l’effetto dei capi: dalle onde turbinose della stoffa all’effetto animalier catturato dagli stivali a stampa leopardo. Questa è una vera collezione invernale, in cui gli abiti di maglia sono modellati sul corpo con una resa “fit and flare”. Si illude chi pensa che Alaïa abbia abbandonato le passerelle, o non abbia più voglia di inventare forme nuove e presentare i suoi modelli; o che in realtà sia un designer di prêt-à-porter i cui modelli aderenti sono prodotti in una fabbrica italiana. «Faccio alta moda dall’inizio della mia carriera, da molto prima del prêt-à-porter», dice nelle stanze al terzo piano del suo palazzo nel Marais, a Parigi, tra tavoli pieni di forbici, modelli di carta e spilli. Qui il designer – la stessa figura minuta che, stretta fra le lunghe braccia di Grace Jones in un celebre scatto, è entrata nella mitologia della moda – lavora da solo alle sue creazioni. «Le mie radici, anche se mi divertivo e mi diverto
ancora con il prêt-à-porter, sono nella couture: prima realizzo personalmente tutti i miei abiti e disegno tutte le fantasie, che in un secondo momento vengono sviluppate nelle sartorie», mi spiega, aggiungendo che ben trenta persone si dedicano all’esecuzione a mano. Ricordo la volta che, con il suo sorriso furbo fra le guance piene, mi fece salire nell’atelier. Un gruppo di sarte era impegnato a lavorare su un unico abito da sposa, con uno strascico di pizzo che andava da un capo all’altro della stanza. Mentre ci affollavamo nello showroom di vetro e ferro, in un caldo asfissiante, ho pensato alle tante volte che mi ero seduta al tavolo della sua cucina, mentre Christoph von Weyhe, il suo partner, teneva sotto controllo un cane a pelo lungo. La conversazione si svolgeva sempre in varie lingue. Carla Sozzani traduceva per il fotografo Arthur Elgort; la stylist Carlyne Cerf de Dudzeele raccontava ad Azzedine gli ultimi pettegolezzi, con la voce che da mormorio sommesso diventava man mano sempre più acuta. A volte lui sorrideva, con le sue labbra sottili, e un’aria solenne. Quando Naomi ha aperto la sfilata con indosso il turbante avvolto nella plastica, si è alzato un boato di approvazione. Davanti a me erano seduti l’ex first lady francese Carla Bruni Sarkozy, la produttrice di documentari ed ex modella Farida Khelfa, originaria come Azzedine del Nord Africa, e Nicolas Ghesquière, il direttore creativo di Louis Vuitton. Il pubblico ha esultato davanti ai colori vibranti dei cappotti e dei vestiti, e ha sospirato osservando gli abiti neri intessuti di pizzo e maglia che nascondono e rivelano il corpo e le fantasie leopardo che si intravedono fra le plissettature scure. Lunghi o corti, i capi hanno illuminato la passerella fino al gran finale con il top di velluto scollato a V e la lunga gonna indossati da Naomi. C’era tutto quello che la moda ama, compresi gli stivali, che grazie alla collaborazione con Ferragamo stanno conquistando uno spazio importante nel marchio Alaïa, brand che a partire dal 2007 ha il sostegno del gruppo del lusso Richemont. La sfilata intendeva festeggiare anche il decimo anniversario di questa collaborazione. Dopo gli applausi prolungati, Azzedine, come sempre, non si è fatto vedere, convinto che le lodi debbano andare a tutto il suo atelier, e non soltanto a lui. La piccola figura, nell’eterna casacca di cotone nero, se ne stava seduta nel backstage a gustare, con un sorriso timido, la dolcezza di questo successo. •
Il pubblico ha esultato davanti ai colori vibranti, sospirato per i pizzi neri e le fantastie leopardo