Il Docufilm
Peter Handke e il suo “Canto alla durata”, una riflessione sui momenti in cui ci si mette in ascolto, ci si raccoglie in sé e tutte le dissonanze si riaccordano, sono al centro di un film che B&B Italia ha voluto per raccontare come il DESIGN sia, prima d
mai smettere di sognare, di Fiammetta Bonazzi
Uno scrittore austriaco, fra i più acuti del Novecento. Una casa a Chaville, nei boschi fuori Parigi. E un poemetto, edito nel 1986, ora divenuto un docufilm. Lo scrittore è Peter Handke, già sceneggiatore con Wim Wenders de “Il cielo sopra Berlino”, il libro è il suo “Canto alla durata” (Einaudi), la pellicola nasce dalla partnership fra la regista Didi Gnocchi e B&B Italia, l’azienda di arredo che nel 2016, per il suo cinquantesimo, ha avviato un progetto di comunicazione sul timeless design, di cui la “durata” è uno dei pilastri. Handke e Bruno Ganz, l’attore svizzero che nel film legge brani del libro dell’amico, «appartengono alla generazione che ha frantumato le certezze di un mondo imbalsamato, che non lasciava spazio all’improvvisazione e alla fantasia», racconta Didi Gnocchi. «Eppure, dopo il fuoco della provocazione, proprio loro oggi avvertono la necessità di ritrovare se stessi attraverso il piacere dei gesti minimi, nei quali si racchiude il segreto di una sublime eternità». La via verso la durata, secondo Handke (doppiato da Michele Placido), «è la fedeltà alla forma, che è l’estetica. Si denigra sempre l’estetica, ma l’estetica è l’istanza dell’etica», intesa come ciò che dà struttura alla vita. Eppure, la durata «non riguarda la bellezza: vive in tutti gli oggetti in cui riconosciamo noi stessi», prosegue lo scrittore mentre passeggia e trova fra l’erba frammenti di conchiglie, tracce di un mare preistorico. Quei resti, che Handke raccoglie e porta a casa, «ci restituiscono il piacere della scoperta e il senso di identità», riflette Gnocchi. Perché in fondo s’invecchia «quando, distratti dal troppo, si smette di desiderare. E chi non desidera più, muore». •