Editoriale
CI VUOLE CORAGGIO,
Qualche tempo fa mi capitò di intervistare un’attrice italiana molto nota negli anni 50, Rossana Podestà. Battezzata dalla stampa dell’epoca regina del peplo per i suoi ruoli in film storico-mitologici, era stata per molti anni la compagna di vita di Walter Bonatti, alpinista ed esploratore che in tempi ormai lontani fece sognare generazioni di italiani con i racconti delle sue imprese sulle Alpi o negli angoli allora inesplorati del globo. Bonatti era mancato da poche settimane e io mi trovavo nella loro casa piena di luce ai piedi delle montagne per realizzare un numero speciale di “Epoca” dedicato alle sue avventure.
Nell’intervista Podestà mi raccontò il terribile epilogo della loro vicenda, giunto a valle di una vita di coppia piena di amore e assistenza reciproca (Bonatti non aveva figli). In una clinica romana i due, non avendo mai contratto matrimonio, vennero separati dai medici: la legge non le permetteva di stare accanto al compagno di una vita e di assisterlo nei suoi ultimi istanti. Fu così che Bonatti morì solo.
Pensando a storie come questa, alla vigilia delle incerte elezioni che attendono il nostro Paese, credo sia giusto dire che la scorsa legislatura non è passata invano.
Disporre con dignità del proprio destino. Decidere di passare la vita, e quando è tempo dirle addio, con chi si è scelto di amare. Sapere che una giustizia è possibile per le vittime di violenza e tortura. Si possono avere opinioni legittimamente diverse sulle scelte dei recenti governi, ma credo non si debba dimenticare che in termini di diritti civili, per la prima volta dopo decenni, sono stati raggiunti traguardi importanti: la legge sul fine vita, sulle unioni civili, sulla tortura, sul femminicidio.
Certo molto resta da fare, in un Paese che fatica a ricordare e fatica a dimenticare. Basti pensare al gigantesco dibattito globale sugli abusi sessuali e di potere, che peraltro riguarda da vicino il mondo della moda e che in Italia è sempre venato da un’inquietante sessismo. A quanto siamo lontani dalla parità di retribuzione e di carriera. O all’incapacità di sviluppare una politica di accoglienza, di prendere atto di un mondo in cui l’accettazione della diversità non è solo opportuna ma inevitabile. Su queste pagine, mesi fa, abbiamo raccontato di come il nostro Paese, destinazione turistica per definizione, non sia stato in grado di sviluppare una seria offerta per il turismo Lgbt: era solo un piccolo esempio, la parte per il tutto, e sorvolo per pudore sulla pochezza della risposta del ministero al nostro appello.
Ci vuole coraggio a pensare che il cammino dei diritti non si interrompa, negli anni a venire. Eppure la piccola fiamma della partecipazione, accesa a intensità diverse un po’ ovunque nel mondo, lascia sperare: ci penserà chi non ha ancora vent’anni a completare il lavoro. •