L’Anniversario
1968: YVES SAINT LAURENT inventa il nude look. Sfilano i primi abiti trasparenti. Nelle parole di uno scrittore, lo scandalo che ne seguì, e ciò che oggi rimane.
LIBERTÀ ANDIAMO CERCANDO,
Eccola. Piume di struzzo sui fianchi, sulle cosce, una gonna lunga a terra, una cintura, e poi niente, chiffon nero trasparente, che non copre, le gambe, la schiena, il seno, gli occhi, i capelli. Il corpo è un abito; è l’eleganza assoluta, per chi lo sa portare. Viene verso di te, la modella di Yves Saint Laurent, e quello non è un vestito, è una rivoluzione, la natura, il nude look, la femmina; è scandalo, è purezza. È il 1968, la collezione autunno/inverno, qualcosa di impensabile, inaudito, mostrare le donne così, seduttive, forti, senza vergogna, sfacciate, intelligenti; negli Stati Uniti, le foto non vengono nemmeno pubblicate. Cosa voleva dire, allora, farsi vedere nuda? Cos’erano gli anni 60, le università, la contestazione, il conformismo, i baci, l’ipocrisia, le donne per bene e quelle no, quella voglia di osare, di riprendersi tutto, di non farsi comandare, di scoprirsi, togliersi i vestiti, togliersi i pregiudizi, i dubbi, togliersi anche i desideri. Quanti anni sono passati. Quante contraddizioni. Quanta libertà andiamo ancora cercando. Quante guerre, ancora, sul corpo delle donne. Perché quel che dice Saint Laurent, in fondo, è che l’importante è che il corpo di una donna sia solo suo. Che voglia spogliarsi, che voglia coprirsi; che voglia sedurre, giocare, mostrare la parte più bella che ha, la sua testa.