VOGUE (Italy)

io vi guardo,

- di Carlo D’Amicis

Ogni mese, un racconto d’autore liberament­e ispirato all’immagine di copertina di Vogue. Quando è successo esattament­e non lo so, forse all’epoca della campagna per un marchio d’occhiali o rivedendo quel primo videoclip, dove i miei occhi si specchiano in quelli di un husky, ma all’improvviso tutto è stato chiaro, luminoso, lampante: la cosa essenziale non è (come credevamo) essere guardate, ma guardare. Lo sapevate che idea viene dal greco idèin, ovvero l’atto del vedere? Questo è dunque il mio sguardo su di voi: pensiero, prospettiv­a, idee. Non pensiate perciò che siate voi a guardare me – non nel senso, almeno, in cui avete guardato fino a ora migliaia di corpi femminili. È finita l’era del possesso (anche quelle mani addosso a me, cosa sono se non un tentativo vano, fuori tempo, di trattenerm­i?) ed è iniziata quella della conoscenza. Voi guardate me, e io guardo voi. Mio padre, che discende da una famiglia di sceicchi della Galilea, mi ha spesso raccontato di uomini (guardie del corpo? spie? servitori?) rimpiattat­i nell’ombra, il cui unico scopo consisteva nel non perdersi una mossa di quanto accadeva sul palcosceni­co illuminato a giorno. Se sono diventata una modella lo devo al brivido che mi trasmettev­a quel racconto, immaginare la vita come una morbosa relazione tra la luce e le tenebre e scegliere di stare dalla parte della luce è stata la scintilla originaria. Esibizioni­smo? Forse. Ma di sicuro c’è dell’altro: perché, se punto lo sguardo verso la camera oscura nella quale si sviluppa la vostra fantasia, io so per certo che voi mi seguirete. Vedrete di me quello che voglio farvi vedere, immaginere­te di me quello che voglio farvi immaginare, penserete di me quello che voglio farvi pensare. Chi è dunque l’oggetto tra me e voi? Chi guarda davvero chi? Eppure, alla fine, nemmeno questo voglio: rovesciare il vecchio cliché della donna sottomessa e passiva sarebbe solo un modo aggressivo di reagire a un’aggression­e. E a me non interessa l’aggressivi­tà. M’interessan­o invece moltissimo Aristotele, Platone, Cartesio, Husserl, Kant e tutti quei filosofi che hanno avvicinato visione e conoscenza, facendoci capire che l’atto del guardare e quello dell’essere guardati fanno parte di un unico processo. Per questo, mentre mi guardate, io vi guardo. Per questo sono accesa. Per questo, io sono electrical­ly charged. • (Il testo è un’opera di fantasia, attribuita per licenza dell’autore al soggetto di copertina). *54 anni, autore dei programmi

Quante Storie (Rai 3) e Fahrenheit (Radio Rai 3), ha pubblicato diversi romanzi. L’ultimo, appena uscito per Mondadori e candidato al Premio Strega, si intitola Il Gioco e racconta il desiderio (erotico e non solo) come forma di nevrosi contempora­nea.

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GIGI HADID IN DOLCE&GABBANA, PHOTOGRAPH­ED BY STEVEN KLEIN, STYLED BY PATTI WILSON. Top e leggins ricamati con paillettes; corona e orecchini di metallo dorato, pietre semiprezio­se e perle; scarpe di vernice con fibbia gioiello e tacco a sfera con...

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