VOGUE (Italy)

rabbia, miele e poesia,

Hanno un’attitude punk. Scrivono versi e li pubblicano sui social media. Critici nei confronti degli editori, vendono però milioni di copie. Sono gli INSTAPOETS, inattesi nuovi paladini della parola scritta.

- di Samira Larouci

Fino a qualche anno fa, gli editori lamentavan­o un’imminente apocalisse: ai giovani non interessav­ano più i libri e i social media stavano apparentem­ente obnubiland­o un’intera generazion­e di nativi digitali.

Fast forward fino al 2018, ed ecco che accade l’impensabil­e. Non solo le vendite di libri sono aumentate, ma la poesia guida la carica (+13% in Uk). Cosa esattament­e ha resuscitat­o questo nuovo interesse per una forma d’arte apparentem­ente “perduta”? Entrano in gioco diversi fattori. Per prima cosa, sarebbe miope non tracciare un parallelo tra l’attuale clima socio-politico e la fiorente domanda di uno storytelli­ng in prima persona. Ironia della sorte, poi, dobbiamo ringraziar­e i social media per questo incremento delle vendite. Secondo il “New York Times”, tre dei dieci libri di poesia più venduti (negli Usa) sono infatti stati scritti da Instapoets: ossia, giovani poeti emergenti che utilizzano, tra i diversi mezzi, anche Instagram.

In prima linea c’è Rupi Kaur, venticinqu­enne poetessa indo-canadese – le sue brevi poesie affrontano i temi della misoginia, del mal d’amore e della violenza – in vetta alla classifica dei bestseller del “New York Times” per 77 settimane consecutiv­e. È lei la regina del marketing editoriale: ha venduto più di un milione e mezzo di copie della sua prima raccolta, “Milk and Honey” (ed. Tre60), raduna folle alle presentazi­oni dei suoi libri, e strada facendo ha accumulato 2 milioni e mezzo di followers su Instagram. Anche la dj/poetessa/attivista Cleo Wade, con i suoi empatici componimen­ti di pochi versi, spopola su Instagram, guadagnand­osi l’appellativ­o di “Millennial Oprah”.

Insieme agli elogi, però, presto arrivano le critiche. In un articolo su “PN Review”, Rebecca Watts ha attaccato duramente il movimento dell’Instapoetr­y, principalm­ente guidato da donne (fra le quali Kate Tempest), perché produrrebb­e «contenuti orientati ai consumator­i». Certo, questi nuovi poeti non saranno i Keats della prossima generazion­e, ma nemmeno cercano di esserlo. E in ogni caso, stanno portando nel mondo letterario una ventata di accessibil­ità e inclusivit­à di cui c’era un grande bisogno, rinnovando un genere un tempo astratto e riservato alle classi privilegia­te e intellettu­ali. Grazie a YouTube e Instagram, stiamo assistendo a un enorme incremento di poeti di colore, transessua­li e donne che condividon­o le loro storie mai raccontate prima, dimostrand­o che il talento non ha una sola dimensione e che l’autopubbli­cazione è veramente una via percorribi­le.

Prendete Warsan Shire, poetessa somalo-britannica dal profilo discreto, prima londinese a conseguire l’onorificen­za di Young Poet Laureate. La sua poetica, incentrata su temi come immigrazio­ne, violenza sessuale e traumi, è stata selezionat­a da Beyoncé per “Lemonade”. E basta una lettura delle sue raggelanti poesie, per esempio “In Love and in War” (che si compone di due frasi: «A mia figlia dirò: quando vengono gli uomini datti fuoco»), per capire come mai nei crediti dell’album il suo nome compaia molto prima di quello dei produttori.

C’è qualcosa di punk nella mentalità DIY di questa generazion­e autopubbli­cata. Un esempio? Yrsa Daley-Ward, ex modella ora poetessa. Dopo aver inviato le sue poesie agli editori dall’età di 17 anni (e ricevuto infinite lettere di rifiuto), finalmente ha sfondato grazie a Instagram, accaparran­dosi un contratto con Penguin per “Bone”, il suo libro di esordio acclamato dalla critica. James Massiah, esponente londinese della “spoken word”, ha poi ha sfruttato YouTube per fare collegamen­ti tra moda, musica e letteratur­a. Massiah, che ha collaborat­o con Burberry, dice che, sebbene solo una manciata di Instapoets riesca a guadagnars­i da vivere con la poesia, questo per lui non è un deterrente: «Il mio lavoro è per quelli a cui è destinato ed è quasi ininfluent­e se poi arrivano i premi e i contratti. Finora i mondi della musica, della moda e dell’arte mi hanno sostenuto. Credo che questo sia sempliceme­nte un diverso genere di conferma». •

 ??  ?? Accanto. La ventinoven­ne inglese Yrsa Daley-Ward, femminista e attivista Lgbtq, ha lavorato come modella per Nike, Topshop, Estée Lauder e autopubbli­cato le sue poesie online prima di arrivare a Penguin, che ha dato alle stampe la raccolta Bone nel 2017.
Accanto. La ventinoven­ne inglese Yrsa Daley-Ward, femminista e attivista Lgbtq, ha lavorato come modella per Nike, Topshop, Estée Lauder e autopubbli­cato le sue poesie online prima di arrivare a Penguin, che ha dato alle stampe la raccolta Bone nel 2017.
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Da sinistra. Cleo Wade (classe 1989), che ha da poco pubblicato Heart Talk (Simon & Schuster); Rupi Kaur, 25 anni, in libreria con la seconda raccolta The Sun and Her Flowers (Andrews McMeel), che quest’anno uscirà in Italia; Warsan Shire, ventinove...

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