le regole dell’ispirazione,
Grandi autori si fanno tutor di nuove promesse nel programma Mentor & Protégé. Qui, il regista ALFONSO CUARÓN racconta la sua esperienza.
«Non mi ispirano solo gli artisti che mi hanno preceduto, ma anche quelli che mi seguiranno». Alfonso CuarÓn (premio Oscar alla regia 2014 con “Gravity”) inizia così quando gli chiediamo del suo rapporto con Chaitanya Tamhane, giovane regista indiano, 31 anni, un film all’attivo, “Court”, molto amato dai critici in patria, e un secondo in preparazione. L’incontro tra il 56enne regista messicano e il suo più giovane collega è maturato nel corso del 2017 grazie a Rolex e all’iniziativa Mentor & Protégé – nata nel 2002 per offrire ai giovani artisti un periodo di apprendimento al fianco dei maggiori maestri del proprio settore. «Sono sempre stato accompagnato nella mia carriera da mentori di diverso tipo», continua CuarÓn, «ho iniziato a seguire un regista già dall’età di 14 anni, e dopo di lui ce ne sono stati molti altri dai quali ho imparato questo mestiere: un processo costante che mi ha portato a essere quello che sono. Poi, se devo definire la mia relazione con Guillermo (del Toro) e Alejandro (Iñárritu), abbiamo anche noi un rapporto mutuale di maestro/discepolo. E adesso il mio nuovo mentore è Chaitanya», aggiunge scherzando. Dopo questi mesi di conoscenza, qual è il giudizio sul suo allievo? «Posso dire quello che ho detto a mia figlia quando mi ha chiesto se Chaitanya sarebbe potuto diventare un regista di successo: lo è già. Non so se sarà un regista famoso, perché quello dipende da molti fattori che non hanno niente a che fare con il talento. Ma lui è già un grande regista». Il tempo trascorso insieme ha coinciso con un momento particolarmente importante nella carriera di CuarÓn, le riprese di “Roma”, la sua prossima pellicola ambientata negli anni 70, che tra l’altro segna il ritorno in Messico dell’autore dopo 17 anni a Hollywood. «Con lui ho imparato a essere coraggioso, a sperimentare, a spingermi oltre quello che a volte pensavo fosse possibile», racconta Tamhane. «L’altra cosa che mi ha davvero aperto gli occhi osservandone il processo creativo è la sua profonda comprensione del mezzo tecnico. Tra noi ci sono forti similarità, per esempio anche lui ha iniziato con risorse molto limitate, in un Paese outsider. Rendermi conto del livello di perfezione che ha ormai raggiunto, ecco, questo mi ha veramente ispirato. C’è poi il fatto che sul set di “Roma” Alfonso ha deciso di condividere la sceneggiatura solo con me, non con gli attori. Nessun altro della troupe aveva un copione completo, e questo è stato commovente, oltre a essere la dimostrazione di quanto impegno abbia messo in questo programma: un grande momento per me». Coinvolgendo un network notevole di personaggi della cultura, che offrono i loro insegnamenti, Mentor & Protégé crea esperienze uniche. L’atto finale di questa edizione – una tre giorni di spettacoli e talk a Berlino, lo scorso febbraio – ha visto Joan Jonas, Robert Lepage, Philip Glass, Mia Couto, David Chipperfield, Ohad Naharin. Per la prossima sono attesi Sir David Adjaye, Zakir Hussain, Crystal Pite e Colm Toíbín. •