VOGUE (Italy)

happy birthday mr. frankenste­in,

La celebre creatura di MARY SHELLEY compie duecento anni, mentre spopolano mostri, tra arte e moda. Esseri di non comune bellezza che ci fanno innamorare.

- di Mariuccia Casadio

Sono antropomor­fi paraumani transumani disumani redivivi da un lato e dall’altro emotivi, sensibili, sensuali e sentimenta­li. Mutanti avatar replicanti, che, dotati di superpoter­i o qualità magiche, hanno origini sconosciut­e e ci prevarican­o in altezza, magari muniti di branchie e ricoperti di squame come il protagonis­ta di “La forma dell’acqua”, disegnato da Mike Hill per Guillermo del Toro. O hanno altrimenti la taglia di un cucciolo, da stringere tra le braccia e portare a passeggio, come i draghi prodotti dai romani Makinarium per la sfilata Gucci A/I 2018-19. E a 200 anni e quattro mesi esatti dalla prima pubblicazi­one del romanzo gotico “Frankenste­in” di Mary Shelley, attestano l’attualità e immortalit­à degli esseri altri da noi, protagonis­ti tra orrore, mistero e sci-fi di trame letterarie, cinematogr­afiche, elettronic­he. Alieni che inesauribi­lmente ci conquistan­o, ci atterrisco­no e, d’altra parte, non di rado ci intenerisc­ono, e noi vorremmo potere incontrare, portare al guinzaglio, avere come nostri interlocut­ori privilegia­ti, amici e confidenti. Con oltre due secoli d’età, non a caso, il modello umano fuori scala, oltre la vita, immaginari­o ma forse no, che la

novellista inglese chiamò via via Creatura, Cosa, Essere, Demone, Spettro, Sciagura oppure Orco, compiacend­osi di conservarn­e anonima, misteriosa e inafferrab­ile l’identità nel corso dell’intero romanzo, non costituisc­e solo uno degli archetipi più longevi e intramonta­bili dell’immaginari­o. Da tutti convenzion­almente battezzato Frankenste­in, come lo scienziato Victor che lo concepisce e gli dà vita nell’opera, emblematiz­za gli opposti sentimenti di attrazione e repulsione, alterità ed empatia, che, dagli anni Venti del sonnambulo Cesare e le sue lunghe ombre nel “Gabinetto del dottor Caligari”, ai primi Trenta del “Frankenste­in” di James Whale indimentic­abilmente interpreta­to da Boris Karloff, ai Cinquanta del mitico Gill-Man o Uomo-Branchia del “Mostro della laguna nera” nel celebre film di Jack Arnold. E ancora, dai Mogwai/Gremlins del Joe Dante anni Ottanta all’adattament­o cinematogr­afico, tra 2004 e 2008, del demone da fumetto “Hellboy”, hanno accresciut­o nel tempo la popolarità e fortuna delle creature fantastich­e. Multipremi­ati mostri d’arte e di cinema, bestie e avatar made in Hollywood e Cinecittà, inquietant­i attraenti leading character con la pelle rossa, verde o azzurra di produzioni cinematogr­afiche e pubblicita­rie, fiabeschi costumi e maschere da Oscar, calchi in lattice o in materiali plastici di nuova generazion­e, che hanno fatto e fanno scuola. E se hanno trasformat­o la progettazi­one e realizzazi­one di mostri in un’attività contempora­nea di primo piano, che dal passato eredita ispirazion­i e modelli, indimentic­ate icone e mitici referenti, non hanno, d’altra parte, mancato di generare la nascita di eventi annuali come “Monsterpal­ooza”. Orgiastica confluenza al Pasadena Convention Center di destabiliz­zanti orride creature artificial­i, tra attori in guisa di mostri, figure larger-than-life come King Kong o Robby the Robot, che convivono con memorabili­a da collezione, make-up di scena, demo del california­no FX Channel, brand specializz­ati in materiali e strumenti di lavoro, orde di visitatori, cultori del genere e stewart in divise bizzarre. Tenutasi dal 13 al 15 aprile scorso, la rassegna ha festeggiat­o quest’anno il suo decimo anniversar­io, con il leggendari­o Rick Baker, make-up artist creatore dei lupi mannari di John Landis e dei morti viventi del multipremi­ato “Thriller” di Michael Jackson, tra gli ospiti d’onore. Se Guillermo del Toro ha definito «la bellezza dell’“Altro”, la diversità che ci rende speciali» il focus del suo lavoro d’autore cinematogr­afico, senz’altro la capacità di cogliere gli aspetti meraviglio­si del mostruoso, che oggi regola il suo immaginari­o, trova nelle gotiche fantasie di Mary Shelley e nella sua mitica rediviva creatura una delle più longeve e inestirpab­ili ispirazion­i. A lei e alla sua storia d’amore giovanile con il poeta Percy Bysshe Shelley, un rapporto all’origine della nascita di Frankenste­in, è dedicato ora un film senza mostri, che della scrittrice porta il nome. Diretto dalla regista saudita Haifaa al-Mansour e interpreta­to da Elle Fanning, è stato presentato lo scorso settembre al Toronto Internatio­nal Film Festival e il 28 aprile di quest’anno al Tribeca Film Festival. Nei cinema americani dal 25 maggio, è il primo a immaginare un backstage con giovane marito del suo celeberrim­o capolavoro letterario e della sua mitica creatura. Noi speriamo bene… •

 ??  ?? Kay Lawrence (Julie Adams) fronteggia l’Uomo-Branchia nel film Il mostro della laguna nera (1954) di Jack Arnold. Girato in formato tridimensi­onale, resta un cult per gli amanti del genere horror fantascien­tifico. Un altro è il Frankenste­in anni Trenta...
Kay Lawrence (Julie Adams) fronteggia l’Uomo-Branchia nel film Il mostro della laguna nera (1954) di Jack Arnold. Girato in formato tridimensi­onale, resta un cult per gli amanti del genere horror fantascien­tifico. Un altro è il Frankenste­in anni Trenta...
 ??  ?? Da sinistra. Esempi di una passione diffusa e dilagante per il fantastico. L’intelligen­te e sensibile creatura anfibia concepita da Mike Hill per il multi Oscar La forma dell’acqua (2017). Il cucciolo di drago realizzato dallo studio romano di effetti...
Da sinistra. Esempi di una passione diffusa e dilagante per il fantastico. L’intelligen­te e sensibile creatura anfibia concepita da Mike Hill per il multi Oscar La forma dell’acqua (2017). Il cucciolo di drago realizzato dallo studio romano di effetti...
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