A Vogue’s Tale l’estate dei nostri corpi, di Paolo Giordano
Ogni mese, un racconto d’autore liberamente ispirato all’immagine di copertina di Vogue.
Quando ho rovesciato la testa all’indietro, Chiara teneva uno dei panetti azzurri del frigo da campeggio premuto sulla fronte. «È caldo», ha detto delusa, «chi ha lasciato il coperchio aperto?». In piedi fra gli steli che sbucavano dalla sabbia, sottosopra perché la guardavo con la testa al contrario, mi ha sorriso. Il panetto di plastica azzurra dove- va rinfrescarla comunque un po’, perché l’ha fatto scivolare sulle guance e poi sulla clavicola. «Puoi chiudere l’ombrellone», ha detto sorridendo ancora in quel modo strano, come se mi stesse facendo una domanda che io sapevo, «sono le cinque». Iniziava a farmi male il collo, l’ho raddrizzato e ho visto il mare. Quell’estate a Pescoluse potevi camminare per decine di metri con l’acqua sotto le ginocchia. Quell’estate Chiara era eversiva e fragile, prendeva il sole senza il pezzo di sopra, fingendo – entrambi fingendo – che non potesse farmi alcun effet- to, che tra noi fosse tutto più superato di così. E io? Com’ero io quell’estate? Cercavo qualcosa di meno di lei, qualcosa di più facile. «Ancora no», ho detto, poi sono rotolato sulla pancia, verso Elisa. Le ho premuto l’indice sull’ombelico e lei si è piegata di scatto. Ho guardato di nuovo Chiara, di sfuggita e con più insolenza di quanto avrei voluto, ma solo perché lei era in piedi e io sdraiato. «C’è ancora una birra?», ho chiesto. Elisa si è messa sui gomiti, con la destra ha rovistato nel frigo, prima di darmi la bottiglia ha preso un sorso. Scherzavamo già sull’avere un bambino, su come sarebbe stato facile dopotutto. Scherzavamo sulle cose finché si realizzavano, per saltare l’attimo in cui avremmo dovuto deciderle. Abbiamo sempre fatto così, Elisa e io. Con il fondo della bottiglia avevo disegnato una faccia nella sabbia, una faccia senza bocca. Chiara mi guardava ancora, lo percepivo dal calore appena più intenso sulla schiena, come se si fosse aperto uno squarcio nella tela dell’ombrellone. Ma quando ho sollevato la testa non c’era più. L’ho cercata dalla parte delle dune, poi in mare. Era vicino agli altri, ma non con loro, un po’ più avanti, sul confine in cui il fondale precipitava e l’acqua diventava finalmente scura. «Andiamo anche noi?», ha detto Elisa. «Okay», ma non mi sono mosso. Ho piegato le ginocchia contro il petto invece, per stare tutto dentro l’ovale d’ombra. Chiara si è lasciata andare nell’acqua un attimo dopo. • *Torinese, 35 anni, ha appena pubblicato il nuovo romanzo Divorare il cielo (Einaudi): storia d’amore, di desiderio e d’amicizia che coinvolge quattro ragazzi e dura vent’anni. Con il libro d’esordio, La solitudine dei numeri primi (Mondadori), nel 2008 ha vinto il premio Strega.