VOGUE (Italy)

La Storia la zia d’america, di Gaia Passi

Firenze, 1951. Un’avventuros­a ragazza americana, una foto diventata storica. A pochi giorni dalla sua scomparsa, la nipote ricorda NINALEE ALLEN.

- Di GAIA PASSI

La ragazza che tutto il mondo conosce come la misteriosa American Girl in Italy per me è sempre stata zia Nina. Ninalee Allen Craig, protagonis­ta dello scatto di Ruth Orkin che ha segnato la storia della fotografia, è entrata a far parte della mia famiglia nel 1959, sposando il conte Achille Passi, fratello di mio nonno. E fin dal primo giorno ha conquistat­o tutti con il suo spirito appassiona­to. Per noi bambini, che vedevamo la sua foto appesa in casa quando ancora non la conoscevam­o di persona, era una figura mitica, un po’ zia e un po’ diva.

Ninalee è stata un’americana avventuros­a, non solo in foto, ma anche nella vita. A 23 anni, mentre la maggior parte delle sue coetanee era impegnata a diventare una brava moglie, madre e donna di casa, lei viaggiava sola per l’Europa, dormiva in alberghi da due soldi, studiava arte, disegnava e si faceva chiamare “Jinx”. Quando incontra per caso Ruth Orkin a Firenze, il 22 agosto 1951, si riconoscon­o subito: due spiriti liberi alla ricerca di esperienze indimentic­abili. Girano insieme per le vie della città un paio d’ore, giusto il tempo per Ruth di scattare qualche foto alla sua nuova amica. Una di queste la ritrae mentre sfila con piglio deciso in mezzo a una schiera di uomini che la osservano ammirati: bastano un clic e pochi secondi per entrare nel mito.

Ignara della portata rivoluzion­aria di quel suo ritratto improvvisa­to, Jinx rientra a New York, dove lavora come editor fino al giorno in cui s’innamora dello “zio Lillo” e decide di seguirlo a Milano. La loro casa in via Larga diventa un crocevia di amici, intellettu­ali e artisti. Nelle lettere inviate alla cognata (mia nonna), sua grande amica, si ritrova tutta la spensierat­ezza di quegli anni: «Carissimmi­ssima Elisabetta», scriveva nel suo italiano bizzarro mescolato all’inglese, «grazie per il pranzo superbo, fino il tre della mattina! Che follia festivo!!!», e si firmava con xxx e una faccina sorridente. In un’altra lettera Ninalee le proponeva di «rinnovare il vostro abbonament­o a Vogue» come regalo di Natale.

Nina si fa subito voler bene dai parenti italiani, anche se alcuni suoi vezzi “da americana” generano un certo scalpore: quando arriva in vacanza a Villa Tiepolo Passi, la casa dei suoceri (i miei bisnonni) alle porte di Treviso, si mette a prendere il sole in giardino in pantalonci­ni corti e sandali infradito. Il nonno Sandro e la nonna Maria, abituati ai modi decisament­e più austeri del Vecchio Continente, non sono contenti. Ancor meno lo sono quando, nel 1960, la fotografia appare in un libro di TimeLife sull’Italia, con tanto di didascalia che la identifica. Alla suocera «viene un colpo»: per di più, l’uomo in Lambretta era il cugino di suo marito. Su richiesta dei Passi, il nome di Ninalee non verrà più inserito nelle successive pubblicazi­oni.

Uscita per la prima volta su “Cosmopolit­an” nel 1952 in un servizio dal titolo “Don’t Be Afraid to Travel Alone”, “American Girl in Italy” è stata riprodotta infinite volte, diventando una delle foto più vendute di tutti i tempi. Spesso è stata (male) interpreta­ta come simbolo del maschilism­o imperante e della cattiva abitudine degli uomini (soprattutt­o italiani) di infastidir­e le ragazze. Ma Ninalee ci rideva sopra: per lei quelle attenzioni non erano volgari, ma lusinghier­e: «Molte donne, guardando quella foto, si sentono indignate. Dicono: “Povera ragazza, dovremmo essere libere di camminare ovunque senza sentirci minacciate”. Ma io in realtà non avevo nessuna paura. Erano altri tempi, non c’era alcun pericolo. Per me è stato un vero divertimen­to». Per capire l’atmosfera di quel giorno basta guardare le altre immagini del servizio di Orkin, che ritraggono Ninalee, allegra e a suo agio, mentre chiede indicazion­i a un vigile, scherza con un ragazzo al tavolino di un bar e addirittur­a va in Lambretta, all’amazzone, dietro al giovane biondo della foto. «Quella sera finimmo tutti in una trattoria a mangiare spaghetti e bere buon vino», ricordava la zia. Dopo il divorzio da Achille, negli anni 70 Ninalee torna in America e sposa Robert Ross Craig. Per una coincidenz­a anche lui conosce il ragazzo in Lambretta: è Carlo Marchi, suo socio in affari.

Zia Nina se n’è andata lo scorso maggio. A 90 anni era ancora la stessa ragazza intraprend­ente di un tempo: per tutta la vita ha conservato la sua aura luminosa, la capacità di ridere ed entusiasma­rsi. Così, quando nel marzo del 2016 mio fratello Gian Luca l’ha invitata sul set del film “Miss Sloane”, a Toronto, di cui sua moglie Jessica Chastain è protagonis­ta, non se l’è fatto ripetere due volte. E nel dicembre dello stesso anno c’era anche lei, radiosa ed elegantiss­ima, sul red carpet alla prima del film. «Ninalee è sempre stata un bell’esempio di donna forte e indipenden­te», ricordano Gian Luca e Jessica. «In un momento come questo, in cui ci stiamo battendo con impegno per un’autentica e completa uguaglianz­a (Jessica è una delle fondatrici del movimento #TIMESUP, nda), la sua fotografia ci ricorda che le donne vanno sempre rispettate». •

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 ??  ?? Ninalee Allen in uno degli scatti che la fotografa americana Ruth Orkin le dedicò nell’agosto 1951 a Firenze. Nella pagina accanto. American Girl in Italy, la più celebre foto di quella session. Ninalee Allen e Ruth Orkin alloggiava­no nello stesso albergo, l’Hotel Berchielli; si erano conosciute la sera prima dello shooting.
Ninalee Allen in uno degli scatti che la fotografa americana Ruth Orkin le dedicò nell’agosto 1951 a Firenze. Nella pagina accanto. American Girl in Italy, la più celebre foto di quella session. Ninalee Allen e Ruth Orkin alloggiava­no nello stesso albergo, l’Hotel Berchielli; si erano conosciute la sera prima dello shooting.

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