L’Incontro il mio pulitzer all’italiana, di Federico Chiara, foto di Clara Vannucci
Il premio l’ha vinto con un romanzo insolito, ANDREW SEAN GREER. Che vive in Toscana, dove dirige una residenza per scrittori. E ha imparato che le rose...
I giornali italiani si sono occupati poco del premio Pulitzer per la narrativa assegnato ad aprile ad Andrew Sean Greer per il romanzo “Less” (La nave di Teseo). Eppure la vittoria di questo quarantasettenne americano, dall’aspetto tipicamente wasp, è anche un po’ italiana. Greer vive nel borgo sperduto di Donnini, a un’ora da Firenze, sulle colline frondose e impervie che circondano la Santa Maddalena Foundation, di cui è direttore da due anni. Con la padrona di casa, la baronessa Beatrice Monti della Corte Rezzori, si occupa di invitare e accogliere gli scrittori che, da decenni, vengono in questo luogo magico a scrivere i loro libri. Gente come Bruce Chatwin, Edmund White, Zadie Smith, Amitav Gosh e altri due Pulitzer, Michael Cunningham e Hisham Matar. Tutti passati da Donnini, il paesino dei record. «Ed ero proprio qui quando ho ricevuto l’annuncio della vittoria», esordisce Greer. «Sulle prime non ci credevo, uno shock. Ho chiamato il mio caro amico Michael Chabon (Pulitzer nel 2001, ndr) per capire se era vero. Certo che è vero, mi ha urlato felice. Abbiamo festeggiato al telefono e poi ho provato uno strano sollievo: vincere il Pulitzer ti legittima, significa che la gente ama quello che fai. E ti cambia la vita: tra poco, ad esempio, partirò per un lungo tour negli Stati Uniti, da cui spero di tornare a fine giugno per partecipare ai vari festival italiani. Ma ancora non compro i biglietti aerei. A malapena so dove sarò domani».
“Less” è un Pulitzer insolito – perché il libro diverte, ha un protagonista esplicitamente gay e si interroga sulla natura dell’amore. Secondo lei, premiandolo, la giuria ha voluto lanciare qualche messaggio particolare?
Non saprei... Forse pensavano che in quest’epoca la gente avesse bisogno di un registro comico. Quanto al romanticismo gay, nella motivazione non l’hanno menzionato. E questo secondo me è davvero importante. Vuol dire che la storia d’amore di cui si parla è considerata normale, qualcosa in cui tutti possono identificarsi. Il libro parla anche di un viaggio intorno al mondo e di una valigia piena di abiti – uno in particolare...
... È un abito di un blu troppo brillante, che il protagonista, nella sua ingenua innocenza, adora perché lo fa sentire sicuro. Il lettore capisce subito che è un abito di cattivo gusto, ma va bene così. Credo che tutti abbiamo nell’armadio qualcosa di simile: un capo chiassoso, kitsch oppure fuori moda, che però ci piace tanto. Se lo sappiamo indossare diventa uno statement di stile personale. Anche lei ne possiede di capi così?
Ne ho molti! Anzi, ho promesso ai miei lettori che durante il tour ne indosserò uno diverso a ogni nuova presentazione! Un completo di lino bianco con i pantaloni corti, un altro grigio brillante con inserti in pelle... Non sono eleganti, possono sembrare volgari, ma mi rendono felice, perché c’è qualcosa di infantile nel sceglierli. Qual è il suo capo preferito?
Una giacca Dior, nera con i revers profilati di bianco, che ho comprato in un negozio di seconda mano a New York. So che è un po’ sopra le righe ma, voglio dire, sono un artista di mezz’età e non un businessman. È una specie di portafortuna: ogni volta che la indosso, mi sento esattamente come il protagonista di “Less” nel suo abito blu. Come mai è venuto a vivere proprio in Italia, e ha scelto la Toscana?
Noi americani conosciamo poco il resto del mondo. Quando sono arrivato qui, la prima cosa che mi ha colpito è l’incredibile differenza tra le varie regioni: che bisogno ho di girare l’Europa, quando posso avere tutte le sue differenze culturali e paesaggistiche in un solo Paese? Cosa ha imparato alla Santa Maddalena Foundation? Innanzi tutto a potare le rose! Appena sono arrivato, Beatrice (Monti della Corte Rezzori, ndr) mi ha consegnato un tomo di giardinaggio. Studiatelo, mi ha detto... Ora capisco il perché. Ogni dettaglio, qui, è un’ispirazione che nutre l’immaginario degli scrittori. Dall’ispirazione nascono i libri. E dai libri, magari, i premi Pulitzer.•