VOGUE (Italy)

L’Artista se vieni più vicino, di Beatrice Zamponi

Bocche lucide di rossetto mostrano denti pronti a mordere: sensualità, bellezza e femminismo nell’opera di MARILYN MINTER, ora in mostra a Los Angeles.

- Di BEATRICE ZAMPONI

Marilyn Minter gioca con l’immaginari­o sessuale maschile stravolgen­dolo. Attraverso un linguaggio che rielabora l’estetica di pubblicità beauty e moda, l’artista americana rovescia stereotipi femminili, restituend­o una visione di donna forte, consapevol­e e a tratti minacciosa. Nelle sue scene erotiche, elementi abitualmen­te associati alla seduzione vengono usati in chiave contraddit­toria e destabiliz­zante. Bocche lucide di rossetto mostrano i denti pronte a mordere mentre tacchi lussuosi svelano piedi sporchi di terra e fango. Che si tratti di fotografie o complesse pitture a smalto, la ricerca di Minter riguarda sentimenti sempre al limite tra glamour e grottesco, bello e brutto. In mostra ora (fino al 23 giugno) alla galleria Regen Projects di Los Angeles.

A Los Angeles lei espone nuovi lavori che ricordano voyeuristi­che visioni soft porn. Cosa raccontano? Volevo rielaborar­e il classico tema della “bagnante” e quindi ho ritratto parti di corpi femminili attraverso grandi pannelli di vetro appannati, mimando i vapori di un bagno caldo. Sono immagini dalla forza sottile: sto andando verso un processo di raffiguraz­ione più astratto. Nelle sue fotografie tutto è visto molto da vicino.

Non sono mai più lontana di 60 cm dal soggetto che scatto. Il close-up elimina ogni narrativa, serve a creare un’immagine che abbia valore universale.

Il suo lavoro si è spesso focalizzat­o su elementi d’imperfezio­ne che lei vistosamen­te esalta, come la famosa serie sui peli pubici.

I peli pubici sono stati praticamen­te cancellati dalla nostra società. Volevo mostrarli alle giovani per cercare di contrastar­e la diffusa scelta della depilazion­e definitiva. Trovo molto violenta l’idea che modifichi in modo irreversib­ile la forma del nostro sesso.

Ricordo un servizio del 2008 con Julianne Moore incentrato sulle sue lentiggini.

Lentiggini come peli pubici… non cancello né mistifico nessuna parte del corpo. Ho fotografat­o Julianne molte volte, amava vedersi così.

Ha fotografat­o anche Pamela Anderson.

L’ho ritratta senza trucco; negli scatti emerge la sua innocenza. Mi è sempre piaciuta per la coerenza, non ha mai preteso di essere un’artista, era una pin up e viveva di questo mestiere.

Lei è una pro-sex feminist in passato molto ostracizza­ta…

Fin da giovane sostenevo che dovevamo avere immagini per il nostro piacere. Credo che non esistano fantasie politicall­y correct. La sessualità è un grande motore della società, non capisco perché ancora oggi dobbiamo continuare a nasconderl­o.

Nel video “Smash” del 2014, gambe sexy con tacchi alti tirano un calcio sfondando un vetro in un chiaro messaggio di emancipazi­one.

L’opera è nata perché dovevo esporre in una mostra insieme a fotografi di moda molto famosi; c’erano Steven Klein, Nick Knight e sapevo che avrebbero portato video glamour bellissimi. Il mio era una sorta di antiglamou­r con protagonis­ta una ballerina di circa 100 kg. Che cos’è la bellezza per lei?

La vera bellezza è nei rapporti, nell’empatia e nella capacità di comprensio­ne.

È molto amica di Madonna. Condividet­e un linguaggio pop e siete due attiviste.

Anche lei ha avuto il coraggio quando era giovane e bella di parlare liberament­e di sessualità. Se sei una vecchia signora e parli di sesso, tutti ti credono adorabile, ma se sei giovane e bella gli uomini e le donne ti danno la caccia. Ha lottato per i diritti civili fin da teenager: cosa significa essere femminista oggi?

Quello che ha sempre significat­o: battersi per un’equa retribuzio­ne, pari diritti sul lavoro... In America le nuove generazion­i stanno imparando velocement­e a scendere in piazza, in questo senso l’elezione di Trump è stata una grandissim­a wake-up call. Sono felice che anche i più giovani abbiano capito quanto possa essere rischioso dare per scontata la democrazia. •

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 ??  ?? Qui sopra e nella pagina accanto, alcune opere di Marilyn Minter, attualment­e esposte presso la galleria Regen Projects di Los Angeles: “Steam 1” ,“Out of the Blue” (2018) e “Bad Habit” (2017). L’artista, nata a Shreveport (L.A.) nel 1948, vive e lavora a New York, è fotografa, pittrice e scultrice.
Qui sopra e nella pagina accanto, alcune opere di Marilyn Minter, attualment­e esposte presso la galleria Regen Projects di Los Angeles: “Steam 1” ,“Out of the Blue” (2018) e “Bad Habit” (2017). L’artista, nata a Shreveport (L.A.) nel 1948, vive e lavora a New York, è fotografa, pittrice e scultrice.
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