in questo tempo,
Una coppia: lei indossa una veste di seta, lui è nudo. Un poster che si srotola. Un quadro di Caravaggio, un bar nel cuore di Roma, tre baci. Una donna che scrive col rossetto sullo specchio: mai smettere di provare. Un ascensore, una modella, il ragazzo della pizza a domicilio. Un ristorante a Parigi: a tavola, in cucina. La top più richiesta della stagione. La top più famosa del mondo. Una top finora sconosciuta. Una top cresciuta in un campo profughi. La regina dei social, eppure irriconoscibile. Tre donne sulla spiaggia vestite di nero. Una ragazza che sorride nel luglio 2017, una ragazza che sorride nel luglio 2018.
Dodici numeri (più uno), altrettanti capitoli di una storia: esattamente un anno fa partiva infatti la scommessa del nuovo Vogue Italia – e dodici mesi non sono nulla per tirare un bilancio, ma bastano per rendermi debitore di almeno un paio di grazie: a redazione e azienda, che hanno creduto in questa scommessa; e ai lettori – sempre più numerosi su tutte le piattaforme digitali, e di incredibile supporto anche in edicola, dove il magazine ha dimostrato una vitalità superiore a ogni aspettativa. Se c’è una cosa che un giornale oggi non può fare è rimanere fermo: troppo velocemente cambia il paesaggio che lo circonda. I brand di moda cercano un futuro fuori dal loro perimetro abituale, con collaborazioni che solo alcuni mesi fa sarebbero state impensabili. Il sentimento della rete sa stravolgere in poche ore scenari non solo commerciali ma anche politici, con effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Figuriamoci se non può e non deve cambiare un giornale come Vogue Italia, che sulla sua capacità di leggere in anticipo le trasformazioni della società ha costruito 50 anni di successi. Lo abbiamo fatto in questi mesi, e continueremo, perché il viaggio è appena cominciato.
Se c’è un’altra cosa, poi, che un giornale non può fare oggi è essere sordo, chiuso nel suo mondo, nell’illusione di bastare a se stesso: per questo, il tempo meglio speso in questi primi dodici mesi è quello che abbiamo dedicato ad ascoltare ciò che la comunità di lettori ci ha fatto sapere del nostro lavoro, i buoni consigli, le giuste critiche. Il tempo usato per organizzare momenti di incontro, per aprire (quando possibile anche fuor di metafora) le nostre porte. Non tutto può, né deve, piacere a tutti. In particolare, non c’è stata una copertina che non abbia fatto discutere, a volte arrabbiare, altre ancora emozionare (succederà anche questa volta, c’è da scommetterci, perché con i suoi soli sedici anni Kaia Gerber non lascia indifferenti – tra chi pensa che sia già la nuova stella della moda, e chi vorrebbe invece che a quell’età si limitasse a studiare e godersi la vita). È la forza di questo nome, Vogue Italia. È il patrimonio di attenzione che tradizionalmente accompagna le sue scelte: il tempo di chi ci legge è bene raro e incredibilmente prezioso, e lavoriamo ogni giorno per rispettarlo. •