VOGUE (Italy)

sono nato a busto arsizio,

- di Antonio Dikele Distefano

«Sai perché ho dentro la rabbia? Perché mi impediscon­o d’essere ciò che voglio». È questa la frase che mi sento ripetere più spesso da tanti ragazzi nati e cresciuti in Italia e ai quali è negato il diritto di cittadinan­za, proprio come me. Giovani che devono chiedere il visto se vogliono fare un viaggio studio in Inghilterr­a. Rinunciare e basta, se gli capita la chance degli Stati Uniti per una borsa di studio meritata. Che vorrebbero fare i poliziotti o i magistrati e sono costretti a vedersi il diritto negato. Perché accade? Non è dovere di un Paese moderno far vincere le competenze contro i principi arcaici dell’identità? Perché un promettent­e atleta di colore, cresciuto nei nostri centri sportivi, non può cimentarsi con la sua nazionale? Perché un’ingiustizi­a così vigliacca non viene cancellata per sempre?

Io sono nato a Busto Arsizio, in provincia di Varese, ventisei anni fa. Faccio lo scrittore, ho venduto centinaia di migliaia di copie ma vado in giro per l’Italia con la carta di soggiorno, perché un passaporto non l’ho mai avuto. Me l’hanno concessa perché sono fortunato, e ho un reddito regolare. Ma la carta d’identità, con la mia storia alle spalle, è davvero complicato. Dovrei combattere in tribunale per ottenerla. E non so se mi va più, sinceramen­te. Mio padre è un ex militare angolano, e un rifugiato politico. Ha lavorato nei campi a Cerignola e a Villa Literno, a raccoglier­e frutta per tre euro l’ora, dodici ore al giorno, meno di quanto guadagnava in Africa. Mia madre faceva la badante, poi ha provato ad aprire un negozietto a Ravenna ma è andata male, così il Comune ci ha tolto la casa popolare e siamo finiti a dormire per strada, finché qualcuno non ci ha teso una mano e offerto una stanza. In tutto questo è nata mia sorella, che sono riusciti a chiamare così: Meraviglia. Poi, pian piano, le cose si sono sistemate, grazie all’aiuto di tante persone, grazie alla nostra forza, ma sempre senza uno straccio di documento in mano. Papà fa il metalmecca­nico e paga le tasse da trent’anni. Mamma è rimasta qui finché ci ha visti tutti al sicuro, poi se n’è tornata in Africa a cercare una dimensione più dignitosa, senza elemosina riguardo ai suoi diritti. Io me la cavo bene, ho finito la scuola e mi son messo a fare un mestiere che mi permette di scontrarmi poco con la condizione di straniero nella mia terra. Ma per tutti gli altri è un’abrasione costante. Una generazion­e di “stranieri” nati in Italia, non di “immigrati”, come si dice spesso confondend­o le acque. Che se potesse votare domani, e parliamo di almeno un milione di ragazzi, sarebbe facilmente attaccabil­e perché arrabbiata, perché gli è stato insegnato che se sono costretti a fare lavori umili, a ripetere la storia dei loro genitori, è colpa di qualcun altro, colpa di quelli che sbarcano con le navi, e che gli levano il lavoro. Sapete cosa diceva Oriana Fallaci? «Al niente non si può rispondere». E questo crea frustrazio­ne, distrugge la creatività, fa avvitare su se stessi. E questo lo dobbiamo impedire, concedendo lo Ius Soli subito, per garantire al nostro Paese che nuove menti e nuove sensibilit­à crescano e si esprimano libere dal rancore.

Detto questo, sono convinto che questa fase difficile sarà utile. Vedi una barca con centinaia di bambini, o separati dai genitori al confine con il Messico e ti chiedi: ma allora è questo? Sono complice anche io? Chi stava zitto ora si solleva e dice la sua. E questo è il seme del futuro, che fiorirà presto. •

 ??  ?? Antonio Dikele Distefano è nato nel 1992 a Busto Arsizio, Varese, da genitori provenient­i dall’Angola. L’infanzia l’ha trascorsa a Ravenna. Appassiona­to di musica hip-hop, nel 2014 ha autopubbli­cato il suo primo romanzo, Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?, poi edito da Mondadori come i suoi libri successivi – Prima o poi ci abbraccere­mo, Chi sta male non lo dice, Non ho mai avuto la mia età –, che raccontano le difficoltà degli italiani di seconda (e prima) generazion­e. (Ritratto di Andrea Colzani).
Antonio Dikele Distefano è nato nel 1992 a Busto Arsizio, Varese, da genitori provenient­i dall’Angola. L’infanzia l’ha trascorsa a Ravenna. Appassiona­to di musica hip-hop, nel 2014 ha autopubbli­cato il suo primo romanzo, Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?, poi edito da Mondadori come i suoi libri successivi – Prima o poi ci abbraccere­mo, Chi sta male non lo dice, Non ho mai avuto la mia età –, che raccontano le difficoltà degli italiani di seconda (e prima) generazion­e. (Ritratto di Andrea Colzani).

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