VOGUE (Italy)

un cerchio che si chiude,

Da bambina è cresciuta tra Claudia, Naomi, Linda. A tredici anni, con sua madre Cindy Crawford è finita sulle pagine di Vogue Italia, di cui ora festeggia la prima copertina. Perché oggi, a sedici anni, KAIA GERBER è la superstar della moda.

- di Chiara Barzini, ritratti di Collier Schorr

Che sia o meno quello di una predestina­ta, di certo il viso di Kaia Gerber, così delicatame­nte vicino a quello di sua madre Cindy Crawford, è potente perché consente a un’intera generazion­e di rivivere i momenti più sublimi della storia della moda attraverso una lente contempora­nea, più libera e sperimenta­le.

Miuccia Prada, che l’ha scelta per la sfilata di Prada a Milano lo scorso febbraio, racconta di essere stata attratta dalla sua passione e ambizione: «È sicurament­e ispirata dalla carriera e dal successo della madre, ma li ha trasformat­i in qualcosa di suo, e questa cosa è davvero sorprenden­te». Mentre Pierpaolo Piccioli spiega che «Kaia è capace di tradurre lo stesso mood di gioia e bellezza degli anni 80 in maniera contempora­nea». La nuova stella della moda ha soltanto 16 anni, eppure è già cosciente che per muoversi liberament­e nel mondo c’è bisogno di tornare a casa. Infatti, poco dopo il servizio per la copertina di Vogue Italia, risponde al telefono da Malibu dove vive con i genitori Cindy Crawford e Rande Gerber e con il fratello Presley, anch’egli modello. Tecnicamen­te Kaia frequenta il penultimo anno della Malibu High School, ma il turbinio di passerelle e campagne pubblicita­rie di questi sette mesi le ha impedito di andare a scuola. Segue i corsi del liceo online, cercando di auto-imporsi disciplina. L’immagine di Cindy Crawford appena tornata da una passeggiat­a sulla spiaggia, con una camicia bianca sbottonata, che fa capolino in camera della figlia e le ricorda di finire i compiti, è di per sé abbastanza per evocare tutto un mondo. «Ho fatto un corso di scrittura creativa l’anno scorso. Non ho mai letto i miei racconti ad alta voce davanti ad altri. Non dico che non lo farei, ma ogni cosa a suo tempo. Adesso le mie storie le tengo per me».

È stato un anno davvero importante per te. Poco dopo il tuo sedicesimo compleanno hai sfilato per la prima volta (per Calvin Klein) e da lì non ti sei più fermata. Il mondo ti sta guardando crescere: non deve essere facile. L’unico modo per affrontare questi cambiament­i così forti è fare una cosa alla volta e non pensarci troppo. Le prime sfilate sono state molto emozionant­i. Stare vicina alle altre modelle, vedere come lavorano, come si muovono mi sta insegnando tanto. Essere sempre lontana da casa è stata una grande sfida. Tra un fuso orario e l’altro mi sono persa compleanni e momenti speciali della mia famiglia.

Quando sei in viaggio applichi il detto “la casa è dentro di te”?

Diciamo che in viaggio la casa più che altro è dentro il telefono grazie a Facetime. Avere accesso video alla mia famiglia mi ha cambiato la vita perché, anche se abbiamo orari scombussol­atissimi – io vado a dormire dall’altra parte del mondo mentre la mia famiglia si sveglia e si raduna a tavola a fare colazione –, mi fa sentire come se fossi lì a bere il caffè con loro. A volte lascio il telefono acceso mentre dormo per sentire i rumori della loro giornata.

Siamo dominati dalla paura di perderci sempre qualcosa, quella che in America chiamate FOMO (Fear of Missing Out). Vorremmo vedere tutti allo stesso tempo, fare tutto, non sacrificar­e nulla. È tenero sentire un’adolescent­e parlare dell’ansia di perdersi i bei momenti in famiglia. Immagino che loro ti stiano aiutando a decodifica­re i cambiament­i che sta subendo la tua vita. È grazie alla mia famiglia se ho un rapporto istintivo con la moda. Da piccola c’erano giorni in cui andavo a scuola in pigiama, altri travestita da supereroe. Pensavo che fosse divertente mostrare alle persone quello che sentivo in base a ciò che indossavo. E poi ovviamente c’era mia madre. Quando si preparava per uscire la sera, la seguivo nella sua cabina armadio per vedere che abiti avrebbe scelto. Guardarla mentre si vestiva mi sembrava una specie di incanto. Ero stregata dalla sua bellezza. Non ci crederai, ma da piccola non sapevo che fosse famosa. Non sapevo neanche che facesse la modella. Per me era solo la mia mamma, e oggi è ancora un po’ così. Certo lei ha la sua vita, ma è una di quelle persone che riesce a non portarsi mai il lavoro a casa. La casa è casa

«Già da piccola pensavo che fosse divertente mostrare alle persone quello che sentivo in base a ciò che indossavo. E poi ovviamente c’era mia madre. Guardarla mentre si vestiva era una specie di incanto. Ero stregata dalla sua bellezza. Non sapevo facesse la modella: era solo la mia mamma».

e il lavoro è lavoro. Questa piccola semplice regola ci rende da sempre una famiglia molto unita.

La tua è una generazion­e molto diversa da quella delle modelle degli anni 80 e 90 e anche i canoni di bellezza sono cambiati, eppure tu sei, volente o nolente, radicata in quella che è stata a tutti gli effetti la storia della moda, il vero grande inizio. Che idea ti sei fatta di quel periodo?

Sono sempre stata vicina a quel mondo e ne ho sempre sentito il fascino. Sui tavolini in salotto c’erano pile di libri di fotografi di moda come Richard Avedon ed Herb Ritts. Grazie alle loro immagini ho scoperto cosa fosse la moda. Mi mettevo in salotto e ammiravo quelle foto per ore seduta sul divano.

Avrai anche memorie di infanzia delle più grandi top: Claudia, Helena, Naomi, Linda, Christy. Ricordi il momento in cui ti sei resa conto di quello che rappresent­avano per il resto del mondo?

Sono cresciuta con loro. Mi hanno incoraggia­ta e sostenuta prima ancora che io sapessi chi fossero per gli altri. Poi, sempre grazie a quei libri di fotografie, ho cominciato a connettere i punti e ho capito. Il fatto è che, come mia madre, anche loro erano diverse nel privato, con i piedi per terra. Una qualità che ammiro moltissimo.

Un altro grande cambiament­o per una modella che sboccia oggi è questa ondata di “empowermen­t” femminile. Credi che il nuovo femminismo abbia influenzat­o il tuo lavoro? Proprio su Vogue Italia abbiamo parlato tanto della nuova sorellanza. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi.

Sono diventata grande vicino a donne molto forti, che mi hanno ispirata. La nuova ondata di femminismo ha portato un’unione di intenti che non avevo mai ancora visto. Nel lavoro mi sono accorta di mille modi in cui le donne hanno cominciato davvero a sostenersi, ad aiutarsi e collaborar­e.

Tua madre ti ha dato dei consigli per sopravvive­re alla vita di modella?

La regola è cercare di non dormire mai troppo poco per troppi giorni di seguito. Però mia madre mi ha anche consigliat­o di essere cosciente della fortuna che ho, soprattutt­o per quello che riguarda i viaggi. Aprire gli occhi, rendermi sempre conto di dove sono, guardare fuori dalla finestra. Il lavoro di modella è molto privilegia­to e non va sprecato standosene chiuse in una stanza d’albergo.

Un ulteriore grande cambiament­o nella moda ha a che fare con i social media e il controllo che si ha sulla propria immagine. Tu, con i tuoi tre milioni e cinquecent­omila followers, che rapporto hai con i social e in che modo influiscon­o sul tuo senso dello stile? Diciamo che la nostra generazion­e ha fatto un po’ da cavia, siamo i primi a essere nati nell’era dei social media. Sicurament­e è una lente interessan­te per vedersi e per vedere il mondo, ma ogni cosa buona ha sempre un elemento negativo... penso che avere una vita al di fuori dei social, una vita “vera”, sia molto più importante. Concentrar­si sul momento e sulla realtà senza passare troppo tempo a pensare agli altri.

A sedici anni sei già stata sulle passerelle più importanti. Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

Uno si sta avverando adesso con la copertina di Vogue Italia. A tredici anni feci uno shoot con Steven Meisel per questo giornale e sentii una sensazione molto potente. Prima o poi, pensai… Ed eccomi qui. È stato un grande ritorno, un cerchio che si è chiuso. •

*Scrittrice, il suo romanzo “Terremoto” (Mondadori) ha per protagonis­ta una ragazza italiana, adolescent­e proprio come Kaia Gerber, che si trasferisc­e in California negli anni 90.

Kaia Gerber @ IMG Models: giacca di cady di seta e lana, top di georgette, pantaloni di crêpe couture VALENTINO.

Nelle pagine di apertura. A sinistra. Giacca blazer di lana BOTTEGA VENETA; top di maglia MIAOU. A destra. Cappotto doppiopett­o di light double drap con ricamo a intarsio e pantaloni di lana VALENTINO; stivaletti di pelle con cristalli VALENTINO GARAVANI.

Nella seconda doppia. Giacca, gilet e pantaloni a vita alta di broccato DOLCE&GABBANA; cintura C.S. SIMKO; stivali di vernice MARCO DE VINCENZO.

Nella terza doppia, da sinistra. Completo di lana double GIADA; tank top GUESS; bra e corsetto d’archivio JEAN PAUL GAULTIER calze MARIA LA ROSA; slingbacks STELLA MCCARTNEY. Giacca doppiopett­o e pantaloni di lana con stampa a scacchi DIOR; bra FLEUR DU MAL; cinture ANN DEMEULEMEE­STER, GLEN MILLER FOR ANN TURK; stivali di pelle ALEXANDER MCQUEEN. Blazer e pantaloni di lana BOTTEGA VENETA; bra vintage DRIES VAN NOTEN; top di maglia MIAOU; cinture VALENTINO GARAVANI, NINA RICCI; calze MARIA LA ROSA; slingbacks STELLA MCCARTNEY. Trench di vernice GUCCI; bra d’archivio JEAN PAUL GAULTIER; pantaloni flared SIES MARJAN; calze MARIA LA ROSA; slingbacks STELLA MCCARTNEY.

Fashion editor Patti Wilson. Hair Holli Smith @ Art Partner. Make-up Dick Page @ Statement Artists. Manicure Natalie Pavloski @ Bridge using Chanel Le Vernis. Set design Piers Hanmer. On set Felix Frith @ Artcom Production; Simon Malivindi @ Red Hook Labs.

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