sulle spalle dei giganti,
In famiglia scalano gli ottomila. MAGDALENA MESSNER guarda le montagne da un altro punto di vista. Creando mostre che le raccontano.
Ci sono eccezioni come Una Cameron e Ninì Pietrasanta, negli anni 30 e ’40, e oggi Tamara Lunger, ma l’alpinismo è considerato da sempre cosa da uomini. Anche Elizabeth Hawley, l’archivista che a Kathmandu certificava le ascensioni sull’Himalaya, era una presenza inconsueta, anche perché non aveva mai scalato. Lo stesso vale per Magdalena Messner, figlia di Reinhold. Nata a Monaco di Baviera nel 1988, studi in storia dell’arte a Vienna, non arrampica, ma dirige le sei sedi del circuito Messner Mountain Museum in Alto Adige, fondati dal padre. È lei l’anima della “Festa dei popoli della montagna”, dal 18/8 al museo Ripa di Brunico, dedicata allo Svaneti, regione montuosa della Georgia. «La montagna e l’alpinismo fanno parte della mia vita. Quando papà tornava dalle spedizioni, mi raccontava le sue storie della buona notte. La mia preferita era quella della scalata sulla Piramide Carstensz in Nuova Guinea: rientrato al campo base, vide che provviste e attrezzature erano quasi scomparse. Non sapeva che lassù la gente condivideva tutto, anche ciò che trovavano. Dovette sedersi su quel che era rimasto per non farselo portare via». Mentre il fratello Gesar ricalca le orme paterne, Magdalena preferisce «passeggiare e respirare l’aria pura. Seguo le mie inclinazioni. Dirigere i musei mi dà soddisfazione». L’avventura però è sempre in agguato. «A Dharamsala, in India, si erano scatenati i monsoni. Ero con i miei genitori su un bus quando la strada franò. Il mezzo si stava ribaltando, ma con gli altri passeggeri riuscimmo, spostandoci su un lato, a riequilibrarlo». •