Cemento pneumatico vista mare. Si nasconde nel cuore della Costa Paradiso, in Sardegna, la futuristica Binishell, la Cupola dell’amore che Dante Bini “gonfiò” nel 1969 per il regista Michelangelo Antonioni e la musa Monica Vitti.
Della Cupola, la futuristica semisfera di cemento che Michelangelo Antonioni commissionò all’architetto Dante Bini nel 1969 in Sardegna, Costa Paradiso, si è scritto soprattutto nei termini di idilliaco nido d’amore sperso nella macchia sarda, dove il regista si rifugiava con l’amante e musa Monica Vitti. Come tale, questa astronave fu ideata: impossibile non percepire, varcata la soglia, la valenza erotica della sinuosa scalinata in granito rosa che domina il salone, una passerella voluta dal regista per godere appieno, comodamente seduto in poltrona, delle sensuali apparizioni della diva ogniqualvolta scendeva dai piani alti.
«Villa Antonioni», spiega l’architetto Lucio Fontana, autore di “Dante Bini. Villa Antonioni in Costa Paradiso” (di prossima pubblicazione da Altralinea Edizioni), «nacque per essere un luogo di isolamento radicale, non solo romantico. Per oltre dieci anni, anche dopo il naufra gio della relazione, è stato l’eremo dove il regista si chiudeva a lavorare indisturbato ai suoi copioni anche per tre, quattro mesi di fila, in compagnia solo di libri». Ma, si tende a dimenticarlo, in pari misura, «la villa fu pensata quale fertile luogo di incontro e condivisione per Antonioni e i suoi amici intellettuali, dal regista russo Andrej Tarkovskij allo scrittore Tonino Guerra: sotto la sua volta cela cinque stanze e quattro bagni, nonché un lungo tavolo bianco dall’insolita forma ovale, capace di ospitare dieci e più commensali».
Era stata Monica Vitti, rivela Fontana, a combinare un incontro a Roma tra l’amico Dante Bini e Antonioni. «Il regista era rimasto impressionato dalle Binishell, le immaginifiche cupole di cemento che l’architetto bolognese aveva brevettato e costruiva nel mondo, e ne volle una per sé in Costa Paradiso. Aveva già intuito che solo lo splendore alieno di una forma geometrica pu ra e astratta, più appartenente al mondo platonico delle idee che a questo, avrebbe potuto completare meravigliosamente quell’angolo di natura sarda così selvaggia e incontaminata». •