Such a level of chicness – Why this dog is the essence of natural elegance di Thomas Persson ( pagina 53)

“Lolita” di William Wegman è uno dei più incantevoli capolavori della fotografia contemporanea. Un’immagine dal fascino universale – divertente, sensuale e stupefacente in un colpo solo – che strappa un sorriso a chiunque la guardi. Sia nella mitologia greca sia in quella egizia sono presenti creature in parte uomo e in parte animale, ma questo personaggio risplende di un glamour hollywoodiano. Il suo linguaggio del corpo è sinuoso, irradia eleganza. Potrebbe essere una Lauren Bacall travestita da cane.

«Il mio cane Batty aveva solo sei mesi quando ho scattato questa fotografia, non era ancora cresciuto del tutto e aveva le zampe molto slanciate», racconta Wegman. «Questo aspetto sinuoso è puro Batty al 100%».

Wegman ha fotografato i propri cani da quando, nel 1970, ha avuto Man Ray, il suo primo Weimaraner. Alcune tra le sue immagini sono romantiche e intime, altre più classiche e formali. Ma co mesi fa a raggiungere un livello così al todi“chic ness”conu nani male? Alcuni anni fa, a New York, ho passato una giornata con l’artista americano e i suoi enormi cani (credo ce ne fossero almeno cinque), che correvano in giro come farebbe qualsiasi cane normale. Guardandoli, non sembrava esserci nulla di insolito nel loro comportamento, ed è davvero difficile immaginare che qualcosa di elegante possa scaturire da un simile caos. Ma in quanto pointer-retriever, sono pazienti per natura, oltre a essere molto bravi nello stare seduti immobili. E poiché son ostati fotografati sin da quando erano cuccioli, sono a proprio agio difronte alle lucide i flash. Ed è lì che, in una frazione di secondo, può scoccare la magia, e qualcosa di indimenticabile può accadere. Come dice Wegman, « i miei cani sono in ottima forma fisica. Sono eleganti, slanciati e spontanei. La stessa eleganza della matematica: scarna, essenziale, sorprendente. I miei cani sono così: non cercano di esserlo, lo sono e basta».