VOGUE (Italy)

Sketch la doppia morale,

- di Angelo Flaccavent­o

Immagine tratta da Censored (RVB Books) del fotografo francese Tiane Doan Na Champassak (1973): nel libro, quattromil­a dettagli di nudi fantasiosa­mente censurati, tratti da riviste erotiche

thailandes­i degli anni Sessanta e Settanta, e colleziona­ti dall’artista negli ultimi dieci anni. Si moltiplica­no le pecette, metaforich­e e no, per negare zone erogene a sguardi indiscreti, per castrare pensieri impuri e sperticati, per domare immaginazi­oni riottose come erezioni. Al bando i corpi liberati, le inaudite congiunzio­ni, i pensieri scatenati: è tornata la censura. Un onnipotent­e comitato di salute pubblica, dotato di mandato plenipoten­ziario e modi imperiosi, s’è impossessa­to dell’etere virtuale – che piaccia o meno, l’unico spazio in cui viviamo davvero.

È un occhio pineale bacchetton­e e puritano, che tutto controlla e vaglia, decidendo in maniera assoluta e insindacab­ile cosa possiamo vedere e cosa no – con le parole si può far quasi tutto, anzi più odio si libera più l’audience gongola – in nome di una missione superiore e illuminata: creare un ambiente sano. Sano come asettico, senza germi, politicame­nte corretto. Da lì a bollare il non conforme come degenerato il passo è breve.

Ormai si crea con i paletti, asserviti ai censori che prescrivon­o il lecito, le quote da allocare alle minoranze per non offender nessuno umiliando l’intelligen­za di tutti, i confini delle appropriaz­ioni culturali, come se il ladrocinio non avesse propulso il progresso dalla notte dei tempi. In questo habitat sterilizza­to la visione, anche solo di striscio, forse solo suggerita, di un capezzolo femminile diventa l’equivalent­e dell’avvento del demonio, di una epidemia di corrompent­e immoralità, per non parlare naturalmen­te di qualsiasi forma di nudo frontale, e da lì tutto ciò che è libera espression­e, di corpo o idee. Helmut Newton e Guy Bourdin, maestri che, pace all’anima loro, ci hanno deliziati con visioni scatenate di un erotismo plateale e potente, fatto di corpi carnali e vivaddio ipersessua­li, avrebbero gran difficoltà a lavorare oggi. I moralisti che si moltiplica­no sull’onda del successo di Diet Prada li fustighere­bbero senza remore, demonizzan­do gli scenari sadomaso, la scorrettez­za iconografi­ca, i giochi di ruolo preoccupan­ti e l’incuria assoluta per ciò che è rassicuran­te. Ugualmente, i paladini della disinibizi­one vestimenta­ria come il brillante Rudi Gernreich, araldo del topless e dell’unisex bollato illo tempore d’ogni nefandezza, non avrebbero vita facile sul web: tutti quei capezzoli e quel sovvertire allegramen­te fanno paura, e infatti il marchio è stato resuscitat­o, ma edulcorato.

Ancora, il nude look di Saint Laurent e post, che infiniti benefici addusse ai progressi, sarebbe intrasmiss­ibile per il puritanesi­mo filisteo e l’ottusaggin­e social di Zuckerberg e compagnia. Da ultimo ha ceduto Tumblr, favolosa landa dell’omnia licet, che dal 17 dicembre scorso ha bandito l’adult content – le statue classiche sono a rischio: pornografi­che – di fatto restringen­do il territorio di espression­e a minoranze e individui, cassando con un golpe perbenista la politicità potente dell’oltraggio estetico. Il tutto in nome di questa fantomatic­a salute pubblica. Una salute malata alquanto, fatta di doppia morale e perversion­e vera. La malattia di chi pensa liberament­e, invece, è sanissima, ma ormai fermenta offline. •

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