Sketch la doppia morale,
Immagine tratta da Censored (RVB Books) del fotografo francese Tiane Doan Na Champassak (1973): nel libro, quattromila dettagli di nudi fantasiosamente censurati, tratti da riviste erotiche
thailandesi degli anni Sessanta e Settanta, e collezionati dall’artista negli ultimi dieci anni. Si moltiplicano le pecette, metaforiche e no, per negare zone erogene a sguardi indiscreti, per castrare pensieri impuri e sperticati, per domare immaginazioni riottose come erezioni. Al bando i corpi liberati, le inaudite congiunzioni, i pensieri scatenati: è tornata la censura. Un onnipotente comitato di salute pubblica, dotato di mandato plenipotenziario e modi imperiosi, s’è impossessato dell’etere virtuale – che piaccia o meno, l’unico spazio in cui viviamo davvero.
È un occhio pineale bacchettone e puritano, che tutto controlla e vaglia, decidendo in maniera assoluta e insindacabile cosa possiamo vedere e cosa no – con le parole si può far quasi tutto, anzi più odio si libera più l’audience gongola – in nome di una missione superiore e illuminata: creare un ambiente sano. Sano come asettico, senza germi, politicamente corretto. Da lì a bollare il non conforme come degenerato il passo è breve.
Ormai si crea con i paletti, asserviti ai censori che prescrivono il lecito, le quote da allocare alle minoranze per non offender nessuno umiliando l’intelligenza di tutti, i confini delle appropriazioni culturali, come se il ladrocinio non avesse propulso il progresso dalla notte dei tempi. In questo habitat sterilizzato la visione, anche solo di striscio, forse solo suggerita, di un capezzolo femminile diventa l’equivalente dell’avvento del demonio, di una epidemia di corrompente immoralità, per non parlare naturalmente di qualsiasi forma di nudo frontale, e da lì tutto ciò che è libera espressione, di corpo o idee. Helmut Newton e Guy Bourdin, maestri che, pace all’anima loro, ci hanno deliziati con visioni scatenate di un erotismo plateale e potente, fatto di corpi carnali e vivaddio ipersessuali, avrebbero gran difficoltà a lavorare oggi. I moralisti che si moltiplicano sull’onda del successo di Diet Prada li fustigherebbero senza remore, demonizzando gli scenari sadomaso, la scorrettezza iconografica, i giochi di ruolo preoccupanti e l’incuria assoluta per ciò che è rassicurante. Ugualmente, i paladini della disinibizione vestimentaria come il brillante Rudi Gernreich, araldo del topless e dell’unisex bollato illo tempore d’ogni nefandezza, non avrebbero vita facile sul web: tutti quei capezzoli e quel sovvertire allegramente fanno paura, e infatti il marchio è stato resuscitato, ma edulcorato.
Ancora, il nude look di Saint Laurent e post, che infiniti benefici addusse ai progressi, sarebbe intrasmissibile per il puritanesimo filisteo e l’ottusaggine social di Zuckerberg e compagnia. Da ultimo ha ceduto Tumblr, favolosa landa dell’omnia licet, che dal 17 dicembre scorso ha bandito l’adult content – le statue classiche sono a rischio: pornografiche – di fatto restringendo il territorio di espressione a minoranze e individui, cassando con un golpe perbenista la politicità potente dell’oltraggio estetico. Il tutto in nome di questa fantomatica salute pubblica. Una salute malata alquanto, fatta di doppia morale e perversione vera. La malattia di chi pensa liberamente, invece, è sanissima, ma ormai fermenta offline. •