Ragazze D’Italia/1 chiamata alle armi,
La guerra BENEDETTA ARGENTIERI voleva vederla di persona. Afghanistan, Siria, Iraq: il suo docufilm racconta ora tre protagoniste di una rivoluzione di genere.
Una volta, nel 2017, ha attraversato il confine tra Iraq e Siria a piedi, di notte. Una notte senza luna, con il buio più nero per muoversi indisturbati. Sette ore di cammino durante le quali «non puoi parlare, né fumare, o guardare il telefonino. Intorno, oltre a quelli che ti scortano, ci sono altri soldati che, se ti vedono, ti sparano o ti arrestano». A un’ora dall’arrivo alla base militare, le bombe. «Ho visto come tante stelle cadenti, seguite dagli scoppi. Sono morte ventidue persone in quell’attacco. Dopo i primi attimi di panico, abbiamo dovuto continuare a camminare nel nulla». Benedetta Argentieri, 37 anni, è giornalista. Dopo dieci anni al “Corriere della Sera”, nel 2013 vince una borsa di studio alla Columbia University e si specializza in politica estera, sicurezza nazionale in Medio Oriente, intelligence. Tenace, sarcastica, testarda, ha la mente che corre veloce. Nel ritmo serrato della sua voce senti ancora la tensione, l’adrenalina. Nel tono fermo e distaccato scorgi una punta d’orgoglio, mescolata a una consuetudine per lei priva di stupore. È stata più volte in Siria, una dozzina in Iraq, con una puntata in Afghanistan. Oggi vive a New York, ha sposato Jack, un veterano delle forze speciali americane, e racconta storie di guerra. Dopo il successo di “Our War”, documentario sui foreign fighters che combattono l’Isis a fianco dell’esercito curdo, presentato nel 2016 alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ora porta in Italia il suo ultimo docufilm, “I Am the Revolution” (in collaborazione con Possible Film e RaiCinema), che considera «la sintesi. Anzi, l’evoluzione di tutti i miei viaggi».