VOGUE (Italy)

La Grande Vittoria

Opinioni/3 La comunicazi­one. Tutti, nella vita, hanno bisogno di qualcosa da celebrare. Questa è la nostra occasione, dice Emanuela Schmeidler. Passando dall’Io al Noi.

- di LUKE LEITCH

«Mia madre e mio padre vennero entrambi internati nei campi di concentram­ento. Quindi sono nata con un forte istinto di sopravvive­nza. La situazione ora è drammatica ed è cambiata radicalmen­te. Ma da tutto questo possiamo imparare qualcosa, dobbiamo metterci subito al lavoro». Così mi dice Emanuela Schmeidler quando la raggiungo il 22 marzo, ovviamente con una videochiam­ata. Schmeidler ha fondato l’agenzia di pubbliche relazioni che porta il suo nome nel 1999, dopo 14 anni con Versace. La sua presenza accorta e la sua solida consulenza sono state parte integrante del successo e dell’espansione di marchi italiani tra cui Schiaparel­li e Moncler, oltre a Vogue Italia, che insieme a L’Uomo e ad altri titoli di Condé Nast Italia collaboran­o da tempo con la sua agenzia. Nessuno a Milano si trova in una posizione migliore per delineare le sfide e le opportunit­à che ci attendono nel campo della comunicazi­one e della strategia della moda.

Come riassumere­bbe questo cambiament­o radicale?

Penso che il primo e più radicale cambiament­o sia il passaggio dall’“io” al “noi”. In Italia, e soprattutt­o nella moda, si parlava sempre di “io”: “io sono il talento, io conosco le strade, io sono il migliore, io e il mio selfie, io e quello che indosso”. Passare al “noi” può rafforzare il sistema. Allo stesso tempo, aiuterebbe i marchi un po’ più deboli a migliorare. Ma tutto ciò deve avvenire nel giro di poche settimane.

Cosa, chi, guida questo cambiament­o?

Il consumator­e: è lo stesso di prima, ma ora ha un punto di vista completame­nte diverso e vuole un messaggio diverso.

Questo “noi” come si manifesta nelle pubbliche relazioni e nella comunicazi­one?

Bisogna pensare che quando usciremo di nuovo, magari per fare acquisti, significhe­rà che siamo ancora vivi e stiamo bene. Tutti i marchi devono lavorare in questa direzione e sviluppare una narrazione adeguata. Perché hanno l’opportunit­à di diventare più forti accanto ai loro clienti. Lo shopping sarà la vittoria. E tutti vorranno festeggiar­e la vittoria. Quindi il primo paio di scarpe che compreremo, o la prima borsa, sarà la nostra vittoria su ciò che sta accadendo oggi.

E come cambiano i meccanismi del nostro sistema nel Nuovo Mondo?

Sono molto razionale. In questo momento ci troviamo in un limbo, ed è difficile muoversi in un simile territorio, specialmen­te nel mondo della moda in cui tutto era organizzat­o: sapevi già quando era la tua sfilata, quando era la collezione, le vendite, gli eventi... Adesso quello che devi fare è pensare giorno per giorno. Quindi hai bisogno di grande razionalit­à. Penso che l’esperienza sia di nuovo qualcosa di molto importante. Questo è il vero valore, ed è qualcosa che avevamo perso un po’ perché bastava essere millennial e giovane per essere alla moda e cool. Ritengo che ora sia necessario avere un po’ di esperienza, e non escludere nessuno.

Ha menzionato la narrazione. Quali sono le storie che devono essere raccontate?

Le informazio­ni sono cruciali e i marchi devono spiegare le storie che li riguardano. Due mesi fa nessuno pensava più che il lavoro del giornalist­a fosse importante, ma adesso abbiamo bisogno dei giornalist­i, abbiamo bisogno di una comunicazi­one precisa e diffusa, perché è vitale. Smettere di comunicare in questo momento storico, per me, è il peggior errore che si possa fare.

Sarebbe una sorta di disfattism­o?

Sì. Ma dirò di più: non dobbiamo sentirci in colpa nel raccontare delle storie belle. E non dobbiamo sentirci in colpa se gli altri non sono fortunati come noi – fermo restando che occorre rispettarl­i e includerli. Guardando mia figlia e la sua generazion­e mi sono resa conto che non erano preparati per quello che è successo, ma che sono pronti a imparare qualcosa di nuovo. Prima, forse, erano annoiati da ciò che avevano. Mentre adesso si sentono importanti, in senso buono: si sentono utili. Guardano la Tv, leggono i giornali, vogliono essere informati.

Quindi, in fin dei conti, parliamo anche di un cambiament­o positivo.

Sì. Fingere di non cambiare ora è impossibil­e, perché siamo tutti cambiati. Inoltre penso che tutti vogliano una vittoria nella loro vita, e questa sarà una grande vittoria cui prendere parte. Certo, per alcuni marchi sarà dura, per altri meno, ma penso che l’evoluzione da “io” a “noi” aiuterà i più piccoli e il vero talento. A volte è necessario ricostruir­e il sistema, e questa è l’occasione. _____________

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