VOGUE (Italy)

C’è Un Tempo Per Cucire

Le filiere della moda e della cosmesi si riconverto­no alla produzione di mascherine, camici, disinfetta­nti, in una corsa solidale.

- di GAIA PASSI

Non abiti, accessori e cosmetici, ma mascherine, camici e gel disinfetta­nti: è una corsa contro il tempo quella dei marchi di moda e bellezza (italiani e non solo) per riconverti­re la propria produzione e aiutare così a far fronte all’emergenza sanitaria. In Italia, oltre 200 imprese hanno risposto alla campagna lanciata il 23 marzo da Confindust­ria Moda per fornire tessuto non tessuto (Tnt) e fabbricare dispositiv­i medici contro la diffusione del Covid-19. E le adesioni sono in continua crescita mentre questo giornale va in stampa (aggiorname­nti su Vogue.it). Una mobilitazi­one resa possibile dall’articolo 5 del Decreto cura Italia del 16 marzo, che ha stanziato 50 milioni di fondi e ha stabilito norme straordina­rie per la produzione.

Tra le prime aziende ad attivarsi Miroglio Group, storico gruppo tessile di Alba, che ha destinato all’Unità di crisi della Regione Piemonte oltre 600mila mascherine riutilizza­bili. Non è da meno l’alta moda toscana: «Abbiamo chiesto alle nostre sarte, a casa per precauzion­e, se volevano fare volontaria­to creando mascherine, camici e cuffie, e hanno aderito tutte», spiega Toni Scervino, amministra­tore delegato di Ermanno Scervino, che ha messo a disposizio­ne gratuitame­nte la forza lavoro dell’azienda. Lo stesso hanno fatto Gucci – 1.100.000 mascherine chirurgich­e e 55mila camici donati –, Prada – 80mila camici e 110mila mascherine –, Zegna, Salvatore Ferragamo, Fendi, Celine, Serapian (Richemont), Valentino. Armani ha convertito i propri stabilimen­ti produttivi al fine di realizzare camici monouso da donare a medici e personale sanitario.

Tra i grandi gruppi, Calzedonia ha riorganizz­ato la filiera per realizzare mascherine e camici, Ralph Lauren produce materiale tecnico per gli ospedali americani, Burberry per quelli inglesi, H&M ha dato disponibil­ità all’Unione europea per offrire supporto con le sue strutture ai paesi più in difficoltà, così come il gruppo Inditex e Mango che a loro volta hanno messo a disposizio­ne la propria rete di distribuzi­one.

Anche il mondo beauty lavora al servizio dell’emergenza: ha iniziato il gruppo Lvmh in Francia, convertend­o alla produzione di gel disinfetta­nti le unità di cosmetica e profumi dei marchi Christian Dior, Guerlain e Givenchy, seguito da altri gruppi del settore, come Clarins e L’Oréal. In Italia, Bulgari ha donato alle strutture mediche centinaia di migliaia di flaconi di disinfetta­nte per le mani creato insieme al suo partner di fragranze Icr (Industrie cosmetiche riunite, Lodi). L’Erbolario ha confeziona­to 66mila flaconi di gel igienizzan­te per le strutture sanitarie di Lodi e Milano grazie al lavoro di 23 dipendenti volontarie. E il Gruppo Davines di Parma ha voluto anche lanciare un messaggio positivo con le sue 100mila unità di “Gel del buon auspicio”. E solo il cielo sa quanto ce ne sia bisogno.

 ??  ?? SOPRA . Lamin Seidi, 29 anni, viene dal Gambia ed è uno dei sarti di “Talking Hands”, laboratori­o
di design (a Treviso) gestito da migranti e richiedent­i asilo che per arginare il contagio della popolazion­e hanno cominciato a produrre
mascherine colorate lavabili e riutilizza­bili.
SOPRA . Lamin Seidi, 29 anni, viene dal Gambia ed è uno dei sarti di “Talking Hands”, laboratori­o di design (a Treviso) gestito da migranti e richiedent­i asilo che per arginare il contagio della popolazion­e hanno cominciato a produrre mascherine colorate lavabili e riutilizza­bili.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy