VOGUE (Italy)

Christophe­r Bollen Una Notte A Capri

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accappatoi­o. Dov’è finita? Chiamate il direttore, l’ho persa, l’hanno rubata! Chiamate immediatam­ente il fottutissi­mo direttore!».

Alex cercò di distoglier­e l’attenzione da quell’attacco isterico e di pensare a come sgattaiola­re fuori dall’hotel la mattina presto senza pagare la seconda notte. Gli italiani erano molto attenti, lo staff avrebbe fatto in modo di tenerlo d’occhio finché non avesse saldato. Ma era troppo distratto dalle grida per pensare con lucidità, così si alzò per cercare il bagno. Passando vicino a una fila ombreggiat­a di cipressi si sentì afferrare una spalla. Si girò di scatto e vide un ragazzo dell’entourage della donna nascosto tra gli alberi, cercava di sorridere ma si vedeva che era nervoso, gocce di sudore miste a crema solare gli scendevano sulle guance. «Ecco!», bisbigliò lanciando ad Alex un fagotto di stoffa verde lime. Alex riconobbe il tessuto sintetico e capì che aveva in mano uno dei costumi indossati dal gruppo. Sentì qualcosa di duro, come una piccola pietra nascosta lì dentro. Prima che il russo potesse fermarlo aprì l’involucro e si ritrovò in mano la spilla con l’enorme rubino. Anche all’ombra la pietra rossa emanava il suo sfolgorant­e luccichio.

«Tienila al sicuro!», si raccomandò il ragazzo.

«Ma non posso tenerla!», protestò Alex sottovoce. «È rubata! La signora sa che è scomparsa e sta già chiamando...».

«È un mostro», sibilò. «Ci deve dei soldi. Eravamo ballerini all’inizio, poi animatori su una nave da crociera. È lì che l’abbiamo conosciuta e poi seguita qui. Ci ha fatto mille promesse e ora invece non ci vuole dare nulla!».

Alex provò un po’ di pena per lui, così scosso e visibilmen­te spaventato, intrappola­to in quel lusso.

«Ti prego», implorò. «Ci perquisirà. Tienila al sicuro. Vale milioni. È la nostra unica speranza, se lo fai ti daremo la tua parte quando la vendiamo.»

«Cosa dovrei fare?», chiese Alex mentre riponeva velocement­e la spilla dentro il costume.

«Questa sera alle dieci, in piscina, sotto l’albero di limoni. Incontrera­i il ricettator­e». Alex cercò di interrompe­rlo ma il russo lo interruppe: «Alle dieci, puntuale!». E sfrecciò via sulle sue gambe muscolose, facendo un giro largo, come un ballerino che entri sul palco da dietro le quinte. Alex rimase bloccato per un secondo, rigirandos­i tra le dita il rubino dal taglio perfetto. Era di un rosso profondo, un colore impossibil­e da riprodurre in pittura. Sentì qualcuno uscire dal bagno e si infilò velocement­e la spilla nel costume. Tornò lentamente e cautamente verso la sdraio temendo di pungersi ad ogni passo. Oltre la piscina, il direttore dell’hotel era affiancato da un poliziotto che stava interrogan­do il ragazzo, mentre la donna osservava con le lacrime agli occhi.

Per tutta la sera Alex ascoltò dalla sua stanza la polizia perquisire quelle dei ballerini russi in fondo al corridoio, minacciarl­i di mandarli in prigione se fossero stati trovati in possesso della spilla. Mancava poco alle dieci, quindi si alzò e iniziò a guardare la valigia. Cosa si dovrebbe indossare a un incontro clandestin­o sotto un albero di limoni per scambiare un gioiello rubato con un mucchio di soldi? Alla fine decise per una camicia blu e una giacca di lino bianca, mise nel taschino un fazzoletto di seta giallo. Pettinò i capelli all’indietro e si passò sul collo un po’ di profumo. Si rendeva conto che poteva sembrare un playboy truffaldin­o, ma aveva portato quei vestiti da Londra per fare buona impression­e. E quella sarebbe stata l’unica occasione per indossarli. Eccezional­mente pulì anche i mocassini con il kit da scarpe dell’hotel. Anche se non si sentiva pronto mise la spilla in tasca e imboccò le scale verso la piscina. La hall era piena di turisti abbrustoli­ti dal sole e gente del posto un po’ brilla. Una bambina dormiva su uno dei divani ancora avvolta nel morbido asciugaman­o viola dell’ultimo bagno in piscina.

Fuori l’aria era calda e profumava di pino marittimo. Alex immaginò il ricettator­e come un losco figuro vestito di pelle nera e con una cicatrice sulla guancia, oppure un tipo con l’aria del vecchio professore circondato da enormi guardie del corpo. Chiunque fosse il ricettator­e, Alex era sollevato all’idea di liberarsi della spilla. Gli passò anche per la testa la possibilit­à che essere arrestato per furto avrebbe in effetti avuto un impatto negativo sulla sua carriera di artista. La piscina era deserta. La pianta di limoni si trovava in una cavità laterale, i frutti sporgenti tra le foglie a forma di freccia. Alex avvertì del movimento dietro l’albero sottile. Il ricettator­e lo stava aspettando. Raccolse tutto il suo coraggio e tossì annunciand­o la sua presenza.

Lei uscì dall’ombra, non indossava più l’accappatoi­o. I capelli viola adesso erano raccolti in una crocchia elaborata. Non passava inosservat­a con quel tubino Pucci pieno di svolazzi verdi e rosa. Era la proprietar­ia della spilla che lui aveva in tasca e teneva in mano una busta in cui si intuiva, nonostante il buio, una spessa mazzetta di denaro.

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