Il Tesoro Ritrovato
I vestiti usati hanno il valore delle storie di chi li ha indossati. Eccone tre, scelti e raccontati da due top stylist di questo giornale.
Dare valore a quello che già possediamo. Non per toglierci la gioia, quando tornerà a essere possibile, di acquistare qualcosa di nuovo. Ma per imparare a fare i conti con un mondo dove ci sarà sempre meno spazio per ciò che non ha significato, per abiti e accessori che passano in fretta e non lasciano traccia, che non rispondono a un bisogno reale. Vogue Italia ha chiesto a due collaboratori che per mestiere sanno riconoscere il valore degli abiti, vecchi e nuovi, di scegliere un capo del loro guardaroba, sfruttando il tempo che la quarantena ha messo a disposizione. E di raccontare le storie che questi portano con sé. _____
IN FIAMME
«Sono sempre stata particolarmente legata a questa foto che Klein ha scattato anni fa per Vogue Italia», racconta Patti Wilson, leggendaria stylist newyorkese. L’immagine, riprodotta in questa pagina, è stata pubblicata sul numero 697 di Vogue Italia, settembre 2008. «Steven mi ha persino regalato una stampa che ho appeso in casa e che guardo ogni giorno. Durante questa quarantena ho ritrovato, accuratamente preservato e appeso in un angolo nascosto del mio armadio, quello che è rimasto del vestito... in fiamme!».
L’OSPITE INATTESO
«Faccio tesoro di tutti i capi che ho comprato da Bess, il paradiso newyorkese di abbigliamento vintage punk e rock, uomo e donna, denim e accessori, che ormai purtroppo ha chiuso definitivamente», continua la fashion editor at large di Vogue Italia. «Uno dei miei acquisti preferiti è stata una giacca di pelle (nella pagina a fianco, ndr). L’ultima volta che l’ho vista, prima di riscoprirla in questi giorni, ero a Los Angeles. Mi trovavo lì per lavorare con il fotografo François Nars. Dovevamo scattare Liza Minnelli per un libro di ritratti. Il team era composto da me, François, James Kaliardos per il make-up e Bill Westmoreland per i capelli. La mattina stessa del servizio scopriamo che Liza non sarebbe arrivata. Ormai eravamo già tutti sul set e discutemmo tra di noi sul da farsi cercando di trovare una soluzione. Due ore dopo, le porte dello studio si spalancarono e sentimmo gridare: «Se non potete avere Minnelli, chiamate... MILEY!!!». Miley Cyrus entrò nello studio e io non avevo assolutamente niente da farle indossare. D’un tratto mi venne in mente quella giacca di Bess. Corsi a prenderla in tutta fretta in hotel… e il resto è storia! Per vedere la fotografia originale di Miley che la indossa dovrete aspettare l’uscita di un libro a cui François sta lavorando: coming soon».
UN FRAMMENTO DI VITA «Nell’armadio ho trovato un camice bianco (nella foto qui a destra, ndr) e un frammento di vita di cinque anni fa. Avevo 24 anni e la possibilità di un tirocinio di qualche mese a Parigi da Maison Margiela. Decisi di andare ma non avevo un soldo. Ricordo l’arrivo a Parigi in autobus e la fatica per trovare una minuscola sistemazione. Ogni mattina dovevo portare con me in ufficio il computer fisso perché non possedevo un portatile», racconta Ibrahim Kamara. Che continua: «Il camice bianco è l’uniforme che tutti i dipendenti di Margiela sono chiamati a indossare in ufficio, ho capito subito l’importanza del senso di appartenenza che rappresentava. Il mio stage era nell’ufficio stile donna. Non lavoravo direttamente con John Galliano ma ho avuto occasione di vederlo spesso, persona dolcissima, un vero gentleman. Ero preoccupato perché venivo da un diploma in arti visive alla Central Saint Martins ma lì, al contrario, mi veniva chiesto di essere molto pratico. Solo ora realizzo quanto il combinare questi due elementi abbia influenzato il mio lavoro di oggi. È stato un grande regalo. Il camice mi è stato consegnato il secondo giorno dello stage, tra l’altro durante un periodo molto eccitante per la Maison, in piena settimana della Couture. Ormai sono passati cinque anni, ma conserverò per sempre quel camice, indossato tutti i santi giorni per tre mesi. Simbolo di un’esperienza, del rispetto per i vestiti, dei sacrifici, dei tanti errori commessi e delle lezioni imparate». ________________