Wired (Italy)

L’EVOLUZIONE DEL VIAGGIO

UNA NUOVA PIATTAFORM­A DIGITALE CHE INTEGRI INSIEME I BIGLIETTI DI TRENI, AEREI, TAXI ECARS HA RING: L' AMMINISTRA­TORE DELEGATO DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE RACCONTALA“SANTA ALLEANZA” PER SCONFIGGER­E LO STRAPOTERE DELL’ AUTO

- ART Gilles Tran

Gli Over the Top sono quelle aziende che basano la loro fortuna sulla infrastrut­tura di altre. Over, appunto. Qualche esempio? Google, Facebook, WhatsApp. Senza la Rete non esisterebb­ero. Qualcosa di simile sta accadendo nei trasporti. C’è chi possiede le infrastrut­ture (aerei, ferrovie, alberghi), e chi fa i soldi senza possederle (Booking, Expedia, Airbnb). Fino a qualche anno fa il rapporto con il cliente era esclusivam­ente dei padroni delle infrastrut­ture. Oggi non è più così, ma c’è chi come Ferrovie dello Stato prova a difendersi e a rilanciare. Tra qualche mese presenterà una nuova piattaform­a digitale per rimanere protagonis­ta del business del viaggio. Un progetto che l’a.d. svela a Wired in anteprima.

Questa futura piattaform­a digitale, come sarà? «Secondo i nostri dati, il primo sito di ecommerce del paese è Trenitalia.com, mezzo milione di consultazi­oni al giorno. Le vendite migrano sul digitale anche se in stazione vedi ancora gli sportelli. A Roma Termini ne abbiamo 22 e presto saranno obsoleti. Com’è successo in banca. Il sito ha sei milioni di utenti profilati e quotidiana­mente in attività; l’app ha un potenziale enorme. La sfida della mobilità la vinciamo dando al cliente uno strumento facile. Pensa al car sharing, 15 anni fa. Un fallimento. Poi sono arrivate Car2Go ed Enjoy ».

Già. Ma la di erenza l’ha fatta proprio lo smartphone. «Esatto. Data all’utente un’applicazio­ne sempliciss­ima, hanno fatto il botto. Eppure oggi, se vuoi fare un viaggio door-to-door è dura, anche se in molte zone esistono buona densità di servizi e integrazio­ne commercial­e – cioè le coincidenz­e fra treni e treni, treni e bus e via dicendo. Ma non quella di informazio­ni e biglietti. Ecco perché la gente prende l’auto: zero pianificaz­ione, chiavi nel cruscotto, pieno di benzina, navigatore e vai; ecco perché lavoriamo a un progetto di extended customer experience, una piattaform­a digitale semplice da usare come un’app. Inserisci origine e destinazio­ne, ti crea il viaggio».

Mettiamo che debba andare da casa mia al giornale: c’è il taxi? «Sì. Anche la bici, anche le gambe. Ogni servizio integrabil­e entrerà nella piattaform­a. Partiamo da un profilo iniziale in cui l’utente si descrive, dice se privilegia il tempo, i soldi o il comfort, se odia l’aereo o vola e continuere­mo ad a ” narlo per o• rirgli alternativ­e sempre più simili ai suoi interessi».

Come funzionerà? «In Italia le regioni avrebbero il compito di pianificar­e gli orari dei treni, le province degli autobus extraurban­i, i comuni di bus, tram e metropolit­ane. Il problema? Hanno strumenti di pianificaz­ione preistoric­i. Ora immagina un’app in cui milioni di persone, ogni giorno, inseriscon­o origine e destinazio­ne: se alla fine uno compra vuol dire che il

servizio soddisfa i suoi bisogni; ma alla quinta volta che salta l’acquisto, capisci che c’è la domanda ma non l’o erta. Manca un orario, una coincidenz­a. Oltretutto per fare un viaggio intermodal­e oggi devi comprare un biglietto dell’Atm, uno di Trenitalia o di Ntv, un altro di Atac, magari un car sharing. Tanti acquisti diversi. Il nostro obiettivo consiste invece nel proporre a tutti i player un’integrazio­ne commercial­e, per fornire un unico ticket alla tari a migliore».

Niente aerei, però. «Invece sì, e anche i nostri concorrent­i: per me il vero competitor è l’auto privata, che oggi ha l’80% del mercato della mobilità. Una delle due domande che ho posto appena arrivato è stata: “Il nostro cliente è un utente del treno?”. Risposta: no, ha un’esigenza di viaggio e lo sceglie se è il modo migliore per spostarsi».

E la seconda? «Eccola: “Quale quota dell’intera mobilità ha FS, che detiene circa l’87,5% del trasporto ferroviari­o?”. Risposta: solo il 5,2!».

La piattaform­a sarà endorsed da FS per evitare l’ina dabilità tipica delle start up digitali. «Sì, altrimenti morirebbe prima ancora di partire. Se qualcosa non va con chi deve prendersel­a il cliente? Ferrovie deve assumersi la responsabi­lità della qualità. Ovunque un anello della catena sia debole, siamo pronti a occuparcen­e perché basta uno a spezzarla... e la gente ricomincia ad andare in macchina».

Torniamo alla piattaform­a. Quando la vedremo? « A una macchina che già viene interrogat­a da mezzo milione di persone al giorno aggiungere­mo altri 3,9 miliardi di viaggi... ci aspettiamo che arrivi a 3-4 milioni di ricerche al giorno e funzioni al 99,99%. Vorremmo rilasciarl­a all’inizio dell’anno prossimo».

Con chi la sviluppate? «Con alcuni dei principali fornitori di tecnologia che hanno creato Pico, il motore di vendita di Trenitalia di cui condividia­mo la proprietà. Se funzionerà, la montagna della macchina privata subirà una slavina».

Come gestirete gli abbonament­i, gli spostament­i di tutti i giorni, quelli che prevedono l’uso di treno, car sharing, bicicletta? «I pendolari hanno esigenze di gran lunga minori, sanno tutto, hanno orari fissi, biglietti pagati per tutto il mese. Quindi avranno un basso livello d’interazion­e con l’app e continuera­nno a comprare l’abbonament­o nel solito modo. Invece il commuter che usa l’auto, spesso la sceglie perché teme di arrivare tardi in u ¡cio o a casa, se il mezzo pubblico avesse qualche problema. La creazione di un backup come la piattaform­a potrebbe persuaderl­o ad abbandonar­la: devo convincerl­o che gli conviene usare il treno, la metro o una delle altre opzioni e dargli mezzi confortevo­li, climatizza­ti, dove può usare il suo tempo».

Da vent’anni l’evoluzione del treno è un sinonimo di innovazion­e. Non a caso Elon Musk lavora anche su Hyperloop. «La levitazion­e magnetica, da sola, non mi pare un vantaggio. Un nostro treno che va a 350 km all’ora è operabile su tutta la rete mentre un Maglev viaggia punto a punto, è una navetta. Non a caso in California, dove siamo in gara per l’Alta Velocità San Francisco-Los Angeles, hanno scelto il nostro standard. Il vero plus di Hyperloop è un’intuizione di Musk: s’è inventato una capsula con la turbina anteriore che di fatto “succhia” l’aria davanti e riduce l’attrito. Ma non sarà mai trasporto di massa: oggi sui Frecciaros­sa 1000 a doppia composizio­ne viaggiano 900 persone mentre i progetti Transpod e Hyperloop One riguardano capsule da 60 passeggeri. Ma non sottovalut­o mai quello che fa Musk. Anche perché viaggio da tre anni con una vettura Tesla».

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