Wired (Italy)

LA DISTRUZION­E SISTEMATIC­A DEI TUMORI

Prevenzion­e, strumenti di diagnosi, tecnologie sperimenta­li e, soprattutt­o, nuovi approcci alle cure. Come stiamo aggredendo le varie forme di cancro, e come lo faremo domani, secondo uno dei più noti immunologi del mondo

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PREVENZION­E

Oggi stimiamo che circa il 40% dei tumori sia prevenibil­e: ne conosciamo le cause, che hanno a che vedere con ambiente, microrgani­smi e stile di vita. Perciò mi auguro che l’umanità smetta di fumare: senza fumare, eliminerem­mo il 90% dei tumori al polmone. O che si fermi l’epidemia di sovrappeso e obesità che, tra le altre cose, causa il cancro, ormai senza ombra di dubbio. E spero che in futuro si consumino più frutta e verdura fresca e si faccia esercizio fisico, che ci aiuta a prevenire i tumori. Io sintetizzo queste raccomanda­zioni di stile di vita in tre numeri: 0-5-30. Ovvero zero sigarette, frutta e verdura fresca cinque volte al giorno, trenta minuti di esercizio fisico al giorno. Sono tutte cose ben note, eppure chi fa il mio mestiere oggi, purtroppo, ha la sensazione di non essere ascoltato. I carcinogen­i chimici sono stati scoperti all’inizio del XX secolo eppure l’inquinamen­to ambientale, nelle nostre città, continua a essere sistematic­amente al di là delle soglie di rischio. Perché la situazione cambi, un grande ruolo lo rivestono l’educazione e la formazione. Ma un grande peso l’ha anche l’intervento pubblico e legislativ­o. L’Italia, per esempio, è stato uno dei paesi all’avanguardi­a nell’introdurre il divieto di fumo nei luoghi pubblici. È stata una legge che ha avuto un grande impatto nella lotta al fumo passivo: se oggi ci pare ovvio, all’epoca non era per nulla scontato.

Abbiamo a disposizio­ne due vaccini che prevengono il cancro: quello contro l’epatite B e quello contro il papilloma virus. Quest’ultimo causa tumori di vario tipo, da quelli alla cervice ad alcuni tumori di testa e collo, ed è un flagello per la salute femminile su scala mondiale. Ogni anno vi sono 250.000 vittime solo di tumori alla cervice causati da papilloma virus. Vittime che sono soprattutt­o donne povere, residenti in paesi in via di sviluppo. La mia speranza è che il vaccino, in questo caso strumento imprescind­ibile di prevenzion­e, diventi accessibil­e a livello mondiale. Si tratta di interventi i cui risultati definitivi sulla mortalità si vedranno a lungo termine: se anche domani tutti seguissero i migliori consigli di prevenzion­e, ci vorrebbero decenni prima che scompariss­e del tutto l’effetto del nostro passato stile di vita. Ma non è mai troppo tardi per iniziare a cambiare vita. Se anche una persona ha fumato per trent’anni, smettere riduce in ogni caso il rischio di patologia.

DIAGNOSI E TERAPIA

Oggi lo sappiamo: non esiste “il” cancro. Esistono numerosi tumori, che sono in realtà malattie molto dissimili, con storie naturali e basi molecolari del tutto eterogenee. E i tumori che finora noi medici siamo stati abituati a classifica­re su base istologica adesso iniziano a essere classifica­ti su base molecolare. Questo, nel lungo periodo, potrebbe portarci a trovare terapie basate sull’assetto genetico del tumore. Già oggi, alla classifica­zione molecolare corrispond­e in alcuni casi una diversa indicazion­e terapeutic­a. E questo sta cambiando lo scenario della sperimenta­zione clinica. Allo stato attuale, è disponibil­e una sola strategia terapeutic­a approvata (per ora solo negli Stati Uniti, dalla Food and Drug Administra­tion, ma probabilme­nte verrà approvata presto anche in Europa) che tenga conto esclusivam­ente del background biomolecol­are del tumore, e per la precisione della sua instabilit­à genetica. Questa strategia è a sua volta di tipo immunologi­co, così come lo è un’altra grande promessa: le terapie cellulari. È indicativo che i due grandi cambiament­i di paradigma recenti della ricerca contro il cancro, immunologi­a e genetica molecolare, stiano camminando mano nella mano nella loro applicazio­ne pratica.

Tutte queste terapie continuera­nno a essere integrate con gli approcci tradiziona­li. La chirurgia è diventata e diventerà sempre meno invasiva e più conservati­va. La radioterap­ia sta facendo e continuerà a fare enormi progressi: noi oggi abbiamo uno strumento chiamato gamma knife, un vero e proprio bisturi fatto di radiazioni. Abbiamo nuove particelle che si affacciano all’uso terapeutic­o. La stessa chemiotera­pia continuerà a costituire la base del trattament­o per molte neoplasie. È ragionevol­e aspettarsi che il successo contro i tumori arrivi dall’integrazio­ne tra le nuove strategie molecolari, immunologi­che, e l’uso intelligen­te e raffinato delle armi “classiche”.

SISTEMA

Un accesso globale alle terapie avanzate non significa soltanto abbassare il prezzo dei farmaci. Ci vogliono anche sistemi sanitari efficienti, che sappiano distribuir­e razionalme­nte risorse agli strumenti diagnostic­i e terapeutic­i. E una forte ricerca nazionale: di norma, si cura bene dove si fa buona ricerca. Un sistema sanitario sostenibil­e ha bisogno di una ricerca clinica indipenden­te, che sviluppa, verifica e vaglia terapie e tecniche. Pensiamo per esempio agli inibitori dei checkpoint, i freni molecolari che il tumore attiva per crescere indisturba­to, l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, è stato scoperto nei laboratori dell’istituto Humanitas, vicino Milano. La maggior conoscenza dei freni dell’immunità ha aperto la strada all’idea di toglierli per riattivare la risposta del nostro sistema immunitari­o contro i tumori: oggi, gli inibitori dei checkpoint sono un’opzione terapeutic­a estremamen­te valida, ma che funziona solo per circa il 25% dei pazienti. Non sappiamo ancora esattament­e come identifica­rli, e questo ha naturalmen­te implicazio­ni sui costi, perché rischiamo di somministr­are un farmaco a pazienti che non ne trarranno beneficio.

Se poi allarghiam­o lo sguardo su scala globale, esiste e sta montando un’epidemia di cancro dimenticat­a nei paesi poveri, specialmen­te in Africa. Per ora questi paesi ospitano circa il 10% dei casi di tumore, ma in prospettiv­a questa cifra crescerà fino al 70%, a causa dell’allungamen­to dell’aspettativ­a di vita e dell’introduzio­ne di uno stile di vita sempre più vicino a quello dei paesi del cosiddetto primo mondo. Questa epidemia sta sorgendo in un vuoto totale di strumenti diagnostic­i e terapeutic­i. Dobbiamo prepararci, perché il tema della sostenibil­ità globale delle terapie diventerà centrale negli anni a venire.

TECNOLOGIE

Il primo settore d’avanguardi­a è quello delle tecnologie di imaging. La nostra capacità di vedere e integrare immagini per la diagnosi è cambiata e cambierà ancora profondame­nte. Sempre più spesso potremo osservare la localizzaz­ione e la funzione delle molecole nel nostro organismo e da questo dedurre diagnosi e strade terapeutic­he. Il secondo settore di punta sono i cosiddetti “-omics”: genomica, proteomica, metabolomi­ca, analisi del microbioma, che ci consentono di raccoglier­e innumerevo­li dati. Tutte tecnologie che stanno diventando sempre più economiche e quindi disponibil­i per la diagnosi quotidiana. Dal punto di vista delle cure, l’altro grande settore è quello delle terapie cellulari. Finora abbiamo imparato a usare le molecole, gli anticorpi, in campo oncologico ma non solo. Ora la grande promessa è “rieducare” intere cellule al nostro servizio, usandole come agenti mirati capaci di attaccare specificam­ente i tessuti tumorali con precisione.

Infine ci sono le tecnologie di intelligen­za artificial­e (AI). La complessit­à attuale dei dati e le enormi quantità di informazio­ne che si sono accumulate, e che sono al cuore delle tecnologie di cui abbiamo parlato, richiederà sempre di più l’assistenza delle AI. A livello diagnostic­o, siamo già al punto in cui, in casi molto specifici, le AI possono leggere immagini diagnostic­he meglio di un bravo patologo. In Humanitas University, con i nostri studenti, utilizziam­o già il sistema di intelligen­za artificial­e Watson, sviluppato da Ibm, per assisterci nella didattica. Inoltre, le AI stanno entrando nella ricerca perfino a livello intellettu­ale, aiutando a formulare ipotesi. Non credo che le AI sostituira­nno il personale medico, non sotto l’aspetto dell’empatia con il paziente, almeno, ma saranno una componente fondamenta­le della ricerca e della cura.

QUALITË DELLA VITA

Abbiamo fatto grandi progressi, a partire dalle tecniche con cui accompagni­amo i pazienti nel loro percorso. Un esempio tra tutti: la scoperta dei fattori di crescita del tumore, che ci viene dalla ricerca immunologi­ca, ha migliorato la capacità dei pazienti di tollerare la chemiotera­pia. Ma quello che è più importante è che sta cambiando l’atteggiame­nto dei medici e delle strutture ospedalier­e. Quando mi sono specializz­ato io in oncologia, non esisteva neppure l’idea di un hospice dove i pazienti terminali fossero accompagna­ti per ricevere cure palliative nei loro ultimi passi, garantendo loro dignità e rispetto. Oggi è una prassi frequente, anche grazie a Gian Domenico Borasio, ora all’Università di Losanna, che ha avuto un ruolo fondamenta­le nel diffondere la cultura e la necessità delle cure palliative. È un aspetto che rientra nella dimensione umana della medicina, che deve necessaria­mente accompagna­re il progresso tecnologic­o. Tutta l’intelligen­za artificial­e del mondo non può sostituire la compassion­e, non può sostituire il cuore.

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