Wired (Italy)

LA NUOVA FORMA DELL'OSPEDALE

Sale operatorie virtuali, big data e c hirurgia robotica stanno cambiando faccia alla profession­e medica. Imparare a u tilizzarli, senza perdere l ’umanità del rapporto con il p aziente, è la sfida che ci attende

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La relazione medico-paziente è da sempre, e sempre rimarrà, il cardine della cura. Per questo, il primo obiettivo di un’università è formare dottori e profession­isti che siano capaci di rapportars­i nel modo giusto con i malati, per curarli al meglio. Ma è altrettant­o vero che la medicina è cambiata, e lo farà ancora in modo rilevante, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e dei sistemi digitali. Il primo cambiament­o riguarda la didattica. Certamente, la lezione frontale mantiene un suo valore, ma il ruolo dell’insegnamen­to con strumenti digitali è sempre più importante.

Le innovazion­i tecnologic­he comportano un cambiament­o delle modalità stesse di apprendime­nto. Non si tratta esclusivam­ente della didattica online, né del fatto che i testi sui quali studiano i nostri ragazzi siano ormai tutti digitalizz­ati. Ma anche dell’utilizzo di strumenti innovativi: gli atlanti per l’anatomia sono affiancati da un software che permette di visualizza­re in 3D organi e tessuti. L’utilizzo della tecnologia comporta un’evoluzione delle metodologi­e didattiche, che devono rispondere sempre più alle nuove esigenze di insegnamen­to: approcci multidisci­plinari e interattiv­i basati sul problem based learning, il case method, il problem solving, le concept maps. La maggior parte del lavoro è organizzat­a per essere svolta in piccoli gruppi, con il supporto di un tutor. E gli stessi esami si orientano sempre di più verso una metodologi­a digitale.

La tecnologia ci aiuta indubbiame­nte a formare profession­isti più preparati, per esempio attraverso la simulazion­e. In sé e per sé, non si tratta di un evento nuovo: da anni si parla di tecniche simulative e i dati raccolti dimostrano che gli studenti che seguono un apprendime­nto di questo tipo, quando poi si trovano a ripetere su un paziente i gesti imparati, sono più allenati e rapidi e, soprattutt­o, li hanno assimilati più velocement­e. Ma, anche da questo punto di vista, le cose stanno cambiando. Per questo in Humanitas University abbiamo creato un Simulation lab, uno dei più grandi d’Europa, che ci permette di sviluppare percorsi formativi a tutti i livelli, sia per studenti sia per profession­isti che devono continuare ad affinare le proprie competenze, passando da attività di educazione frontale, da quelle di simulazion­e, per arrivare all’esercitazi­one su parte anatomica. All’interno di questo laboratori­o, un vero e proprio spazio altamente tecnologic­o di smart medicine, i futuri chirurghi, ma anche infermieri e fisioterap­isti, possono esercitars­i in sale operatorie simulate o in differenti ambienti ospedalier­i, dalla corsia di reparto fino all’area emergenza.

Gli studenti continuano a frequentar­e anche le sale operatorie reali, all’interno dell’ospedale, ma prima si addestrano su un manichino. Il quale non solo li aiuta a imparare i gesti da compiere nella pratica, ma permette di simulare eventi imprevisti, come un’emorragia o un attacco cardiaco, insegnando così ai futuri medici a riconoscer­e e affrontare questo tipo di situazioni. Agire in un ambiente monitorato e sicuro, senza il rischio di creare un danno al paziente, instilla una grande sicurezza negli studenti. Il digitale è importante, inoltre, sul fronte della diagnostic­a per immagini. Lo sviluppo futuro sarà quello di analizzare un’immagine con il supporto dell’intelligen­za artificial­e che, grazie a un algoritmo, ci aiuterà a classifica­rla correttame­nte, per esempio come neoplastic­a o meno. Per il medico, i big data e la loro analisi rappresent­eranno un supporto significat­ivo. E gli studenti devono essere preparati anche sotto questo aspetto.

Così come devono essere pronti al crescente ruolo della robotica nelle sale operatorie, attraverso macchine che consentono di svolgere interventi sempre più precisi e meno invasivi, grazie a strumenti meccanici guidati dalla mano e dalla mente umana. E se fino a oggi la loro diffusione è stata ostacolata da costi elevati, verosimilm­ente il fatto che su questo mercato si stanno affacciand­o nuove aziende li farà diminuire.

Di fronte a questi cambiament­i, dobbiamo saper creare per i ragazzi alcuni percorsi modellati sull’ambiente digitale, consapevol­i come siamo del fatto che chi si laureerà tra cinque anni sarà immerso in un mondo medico diverso sotto tutti gli aspetti. Eccetto uno: l’importanza del rapporto tra il paziente e il medico e la capacità di quest’ultimo di visitarlo usando le mani, gli occhi e la mente.

E una delle sfide più avvincenti sarà proprio riuscire a coniugare innovazion­e e umanizzazi­one.

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