RUBIN «VI DICHIARO MARITO E AVATAR» MIQUELA SOUSA
Mark e Priscilla si sono conosciuti, si sono innamorati e si sono sposati, sul serio, nella realtà virtuale. E il loro matrimonio ci dice tante cose su come potranno essere le relazioni del futuro
A prima vista il gazebo non è un granché, ma almeno è abbastanza grande da ospitare la ventina di persone che vagano qua e là, con i nomi – Sasquatch, Pug, Raban – sospesi sopra le teste. Il chiacchiericcio si spegne quando l’organo inizia a suonare e il classico accordo in si bemolle maggiore apre il Coro nuziale di Wagner. Accanto a un grande edificio, che si intravede a un centinaio di metri di distanza, piccole macchie bianche iniziano ad apparire, poi spariscono e ricompaiono un po’ più vicine lampeggiando lungo il sentiero. La prima a farsi avanti è una giovane donna dai capelli castani lunghi fino alle spalle. Indossa una gonna bianca e una camicetta color pesca. Niente scarpe. Niente gambe. Qui in Rec Room, una piattaforma di realtà virtuale (VR), gli utenti sono rappresentati da avatar che naturalmente non hanno tutte le parti del corpo… insomma, se volessi cantare la canzoncina per bambini Testa, spalle, ginocchia e piedi, dovrei fermarmi a metà.
Ecco perché, per esempio, arrivano galleggiando nell’aria la testa, il torace e le mani di Ice Soul, un balzo dopo l’altro. Dopo ogni scatto, dal suo torso esce una linea tratteggiata che segnala dove atterrerà l’avatar, nello spazio digitale. Per la verità la locomozione, nella VR, ancora non è gran cosa: se siete a casa, con il visore in testa e il controller in mano, potete girare per Rec Room sulle vostre vere gambe ma la testa rimane comunque collegata al computer. Così, se volete percorrere più di un paio di metri, la soluzione migliore è il teletrasporto – tenete premuto un grilletto del controller manuale, puntate quell’arcuata linea tratteggiata verso il punto in cui volete atterrare e rilasciate il pulsante.
Dopo Ice Soul arrivano gli altri invitati al matrimonio. Ecco J2 con giacca dello smoking e cappello a cilindro. Poi Glitter in completo rosa e porpora, i capelli rossi raccolti in due chignon. Il ruscello di damigelle e amici dello sposo s’ingrossa fino a diventare un torrente: Hobobob, Unlistedgamer, Princess Fuzzy, MrElmo, Mia, Noble Archer Gib. Gli uomini da una parte, le donne dall’altra. Finalmente appare la sposa. Priscilla. Fiori purpurei fra i capelli, abito giallo chiaro con cintura, in mano un bouquet. Si teletrasporta nel gazebo e si ferma al fianco di Mark, splendente in smoking e cilindro, che ha rinunciato all’abituale nickname da Rec Room – Th!nk! – per il suo vero nome, in segno di rispetto per la solennità dell’evento. Non è la prima volta che qualcuno ha iniziato una relazione grazie alla realtà virtuale, né che altri abbiano deciso di sposarsi lì: nel 1994 una coppia di San Francisco è “convolata a giuste nozze” su CyberMind, una sala giochi VR dove lavorava la sposa. Questa però