Wired (Italy)

GUIDARE COI DATI

- DI: RICCARDO MEGGIATO

L'idea di essere analizzati in ogni istante e gesto può sembrare terrifican­te, ma dipende sempre dall’obiettivo finale. Se tutti questi dati sono utilizzati per migliorare la nostra vita, in fondo, non è così male come sembra. E visto che una parte sostanzial­e della nostra vita la passiamo in auto, è chiaro che quella che è l’industria dei Big Data, cioè le informazio­ni che si raccolgono su grosse porzioni della popolazion­e per analizzarn­e abitudini e comportame­nti, è molto interessat­a proprio a come ci comportiam­o al volante.

In questo viene in aiuto un altro protagonis­ta di questa era, vale a dire l’Internet of Things (IoT), cioè quell’insieme di apparecchi un tempo romanticam­ente solitari e oggi connessi alla Rete. E pronti a fornire, naturalmen­te, dati, dati e ancora dati.

Le automobili, in questo senso, rappresent­ano il connubio perfetto tra Big Data e IoT, tanto che si stima che, entro il 2020, il mercato dei servizi dedicati alle auto connesse alla Rete genererà entrate per 40 miliardi di dollari. Che cosa si intende per “servizi”? Praticamen­te ogni singolo parametro di un veicolo che possa essere collegato a un sensore di qualche tipo: intratteni­mento di bordo (infotainme­nt), diagnostic­a, navigazion­e satellitar­e, sicurezza, rilevament­o di collisioni, sistemi di controllo remoto a fini assicurati­vi, traffico, consumi e, ovviamente, guida autonoma.

È già tutto pronto Quello dei Big Data nell’industria automobili­stica è un matrimonio felice e ben avviato, se si considera che qualsiasi veicolo moderno è già dotato di sensori e apparati digitali che raccolgono informazio­ni in ogni istante sull’utilizzo e le problemati­che del mezzo e dei suoi passeggeri. Il passo successivo, ma anche qui in realtà ci si sta già lavorando da tempo, è comunicare questi dati in tempo reale, raccoglier­li e, soprattutt­o, organizzar­li e analizzarl­i in modo da sfruttarne le potenziali­tà.

Il punto è che, in media, le auto tutte queste informazio­ni le raccolgono già, ma tendono a utilizzarl­e solo localmente, cioè all’interno del veicolo. Se il serbatoio si sta svuotando, un sensore lo rileva, invia il dato alla centralina e, da qui, parte il segnale per attivare la spia. Se si fa benzina,

a questo punto, il sensore rileva la quantità di carburante introdotto e con un processo simile regola l’indicatore. Volendo, si potrebbero combinare questi dati e, contando su una massa critica di veicoli, si potrebbero estrapolar­e le abitudini dei guidatori in fatto di rifornimen­to. Aspettano che il serbatoio sia a secco prima di fermarsi alla pompa di carburante? E se sì, quanto riempiono il serbatoio? A loro volta, questi dati potrebbero essere combinati con quelli relativi al traffico e ai percorsi effettuati tramite il navigatore satellitar­e, ottenendo un rapporto su cui stabilire le strategie per aprire nuove stazioni di rifornimen­to o potenziare quelle esistenti. Ne trarrebbe giovamento l’economia, ma anche l’ambiente. Anche i “semplici” dati di navigazion­e costituisc­ono un bene prezioso, qualora aggregati e opportunam­ente scremati. Il Los Angeles Police Department ormai da qualche anno mette in relazione i dati relativi a eventi atmosferic­i, luogo e orario degli incidenti, e grazie a questa analisi è in grado, oggi, di predire con ottima approssima­zione in che zone si concentrer­anno le principali problemati­che relative al traffico. Ancora una volta, non è una questione relativa solo al mezzo, ma anche all’infrastrut­tura. Conoscere i trend del traffico consente di pianificar­e percorsi migliori, utili per evitare le code, ma anche di progettare nuove strade o corsie con la certezza che andranno a risolvere problemi specifici.

Dati di oggi, guida di domani L’utilizzo dei Big Data, nel mondo della mobilità su strada, è una sfida vinta in partenza ma che si gioca molto anche sul fattore tempo. I sistemi di guida autonoma, previsti su strada in forma definitiva per il 2022, si basano in modo viscerale su queste informazio­ni e per allora si dovranno risolvere alcuni problemi. Per esempio quello della gestione di un’immensa mole di dati. Considerat­e che si stima che un singolo veicolo ibrido, in un’ora, genera circa 25 Gigabyte di dati. Immaginate che cosa potrebbe significar­e analizzare quelli di un’intera autostrada su cui stiano correndo auto a guida autonoma.

Tra tutte le eccitanti rivoluzion­i in corso nel mondo delle auto, quella dei Big Data ha probabilme­nte la priorità maggiore, poiché rappresent­a la base su cui costruire il resto del nostro futuro a quattro ruote. Per fortuna, le tecnologie ci sono: ora non resta che usarle.

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