GUIDARE COI DATI
L'idea di essere analizzati in ogni istante e gesto può sembrare terrificante, ma dipende sempre dall’obiettivo finale. Se tutti questi dati sono utilizzati per migliorare la nostra vita, in fondo, non è così male come sembra. E visto che una parte sostanziale della nostra vita la passiamo in auto, è chiaro che quella che è l’industria dei Big Data, cioè le informazioni che si raccolgono su grosse porzioni della popolazione per analizzarne abitudini e comportamenti, è molto interessata proprio a come ci comportiamo al volante.
In questo viene in aiuto un altro protagonista di questa era, vale a dire l’Internet of Things (IoT), cioè quell’insieme di apparecchi un tempo romanticamente solitari e oggi connessi alla Rete. E pronti a fornire, naturalmente, dati, dati e ancora dati.
Le automobili, in questo senso, rappresentano il connubio perfetto tra Big Data e IoT, tanto che si stima che, entro il 2020, il mercato dei servizi dedicati alle auto connesse alla Rete genererà entrate per 40 miliardi di dollari. Che cosa si intende per “servizi”? Praticamente ogni singolo parametro di un veicolo che possa essere collegato a un sensore di qualche tipo: intrattenimento di bordo (infotainment), diagnostica, navigazione satellitare, sicurezza, rilevamento di collisioni, sistemi di controllo remoto a fini assicurativi, traffico, consumi e, ovviamente, guida autonoma.
È già tutto pronto Quello dei Big Data nell’industria automobilistica è un matrimonio felice e ben avviato, se si considera che qualsiasi veicolo moderno è già dotato di sensori e apparati digitali che raccolgono informazioni in ogni istante sull’utilizzo e le problematiche del mezzo e dei suoi passeggeri. Il passo successivo, ma anche qui in realtà ci si sta già lavorando da tempo, è comunicare questi dati in tempo reale, raccoglierli e, soprattutto, organizzarli e analizzarli in modo da sfruttarne le potenzialità.
Il punto è che, in media, le auto tutte queste informazioni le raccolgono già, ma tendono a utilizzarle solo localmente, cioè all’interno del veicolo. Se il serbatoio si sta svuotando, un sensore lo rileva, invia il dato alla centralina e, da qui, parte il segnale per attivare la spia. Se si fa benzina,
a questo punto, il sensore rileva la quantità di carburante introdotto e con un processo simile regola l’indicatore. Volendo, si potrebbero combinare questi dati e, contando su una massa critica di veicoli, si potrebbero estrapolare le abitudini dei guidatori in fatto di rifornimento. Aspettano che il serbatoio sia a secco prima di fermarsi alla pompa di carburante? E se sì, quanto riempiono il serbatoio? A loro volta, questi dati potrebbero essere combinati con quelli relativi al traffico e ai percorsi effettuati tramite il navigatore satellitare, ottenendo un rapporto su cui stabilire le strategie per aprire nuove stazioni di rifornimento o potenziare quelle esistenti. Ne trarrebbe giovamento l’economia, ma anche l’ambiente. Anche i “semplici” dati di navigazione costituiscono un bene prezioso, qualora aggregati e opportunamente scremati. Il Los Angeles Police Department ormai da qualche anno mette in relazione i dati relativi a eventi atmosferici, luogo e orario degli incidenti, e grazie a questa analisi è in grado, oggi, di predire con ottima approssimazione in che zone si concentreranno le principali problematiche relative al traffico. Ancora una volta, non è una questione relativa solo al mezzo, ma anche all’infrastruttura. Conoscere i trend del traffico consente di pianificare percorsi migliori, utili per evitare le code, ma anche di progettare nuove strade o corsie con la certezza che andranno a risolvere problemi specifici.
Dati di oggi, guida di domani L’utilizzo dei Big Data, nel mondo della mobilità su strada, è una sfida vinta in partenza ma che si gioca molto anche sul fattore tempo. I sistemi di guida autonoma, previsti su strada in forma definitiva per il 2022, si basano in modo viscerale su queste informazioni e per allora si dovranno risolvere alcuni problemi. Per esempio quello della gestione di un’immensa mole di dati. Considerate che si stima che un singolo veicolo ibrido, in un’ora, genera circa 25 Gigabyte di dati. Immaginate che cosa potrebbe significare analizzare quelli di un’intera autostrada su cui stiano correndo auto a guida autonoma.
Tra tutte le eccitanti rivoluzioni in corso nel mondo delle auto, quella dei Big Data ha probabilmente la priorità maggiore, poiché rappresenta la base su cui costruire il resto del nostro futuro a quattro ruote. Per fortuna, le tecnologie ci sono: ora non resta che usarle.