UNA SCUOLA DIVERSA
Oggi non si può più pensare che la nostra vita si divida in una prima parte in cui apprendiamo e in una seconda in cui lavoriamo applicando le conoscenze che abbiamo acquisito. Il fondatore di BlaBlaCar ci propone le sue riflessioni per una rivoluzione copernicana dell’insegnamento. In otto punti
Come figlio e nipote di insegnanti, e come studente dei più importanti istituti d’ingegneria della Francia e degli Stati Uniti, sono un autentico prodotto del sistema dell’istruzione. E sono un grande sostenitore delle opportunità che questo può creare per tutti noi. Tuttavia, penso che non sia più al passo con i ritmi dell’evoluzione tecnologica. La rivoluzione digitale ha portato cambiamenti senza precedenti nella produttività, nella diffusione delle informazioni e nella qualità della vita. E ci ha costretti ad affrontare alcune sfide: una di esse riguarda le nostre competenze, che diventano sempre più obsolete mentre l’intelligenza artificiale e l’automazione rivoluzionano il mondo del lavoro. In passato, gli esseri umani hanno dovuto adattarsi a un solo, se non nessuno, cambiamento nel corso della loro vita. Oggi, invece, affrontiamo grandi rivoluzioni per l’intera durata della nostra esistenza. L’istruzione è il miglior strumento che abbiamo per affrontare questa sfida, ma ha un limite. Oggi l’innovazione viene creata direttamente sul lavoro, e la sua diffusione si propaga con lo spostarsi dei dipendenti da un’azienda all’altra. L’offerta formativa non tiene il passo e non riesce a colmare il gap tra le competenze di cui le aziende hanno bisogno e quelle di cui i lavoratori dispongono. Come possiamo reagire? L’istruzione ha tre compiti principali: trasferire la conoscenza; insegnare a imparare; far socializzare. A partire dall’asilo e passando per i gradi superiori, veniamo esposti a queste tre dimensioni, che ci preparano a una vita fatta di cambiamenti. Ecco come potrebbero evolversi nell’era digitale.
#1 Usare la conoscenza delle aziende per contaminare i contenuti scolastici
La ricerca accademica produce contenuti fondamentali per la formazione, ma le aziende sono una fonte di sapere sempre più rilevante. La loro è una conoscenza ricca e aggiornata: sarebbe proficuo se riuscissero a condividerla con il sistema dell’istruzione. Oggi, alcune imprese consentono ai loro dipendenti di tenere lezioni nelle università, ma si tratta di episodi ancora troppo rari e, considerando i benefici sociali che potrebbero derivarne, gli incentivi previsti per le aziende non sono sufficienti. Si potrebbe pensare a una remunerazione da parte dello Stato per chi mette a disposizione i propri esperti, specie in ambiti a rapidissima evoluzione come il design di prodotto, il marketing online e la data science.
#2 Adattare la formazione alle esigenze delle imprese
L’innovazione prodotta dalle aziende rimane troppo spesso dentro le aziende, senza venire integrata nei programmi di studio. General Assembly (polo di formazione con 40mila ex allievi in 20 paesi), OpenClassrooms o Udacity (piattaforme che forniscono corsi online per le competenze chiave nel digital) sono buoni esempi di come le imprese e l’istruzione possano collaborare per accelerare la diffusione delle conoscenze specialistiche. Alcuni istituti di economia aziendale, come Insead, hanno iniziato a fornire lezioni personalizzate online per assecondare le trasformazioni digitali delle aziende.
#3 Digitalizzare i corsi per renderli più flessibili
Da Wikipedia alla Khan Academy, fino ai progetti online sviluppati da scuole e università (Open edX, Coursera, Udacity, ecc.), molti contenuti stanno diventando gratuiti e disponibili per tutti. Ogni singola lezione scolastica o universitaria potrebbe essere facilmente trasmessa online dagli insegnanti per i propri studenti; le conoscenze di base potrebbero essere trasferite attraverso un video; e gli studenti potrebbero studiare secondo i propri ritmi, quando e dove è più comodo per loro.
#4 Spostare l’attenzione degli insegnanti sul loro reale valore aggiunto
Digitalizzare avrebbe un ulteriore vantaggio: liberare del tempo. I docenti potrebbero concentrarsi meno sulla trasmissione dei contenuti e più sulla personalizzazione, per esempio rispondendo alle domande degli studenti, e avrebbero anche più tempo per puntare sulla pratica e sul lavoro di gruppo. Alcune università stanno già seguendo questa strada, ma dovrebbe essere estesa a un numero più ampio di istituti.
#5 Concentrare l’istruzione primaria sul metodo di apprendimento
Spesso consideriamo l’istruzione come il processo che attraversiamo nei primi 25 anni della nostra vita. Ma non è detto che dopo saremo pronti per una carriera che durerà decenni. La capacità di adattamento delle persone dipende sempre più dallo sviluppo di soft skill come curiosità, elasticità mentale, volontà e attitudine all’apprendimento rapido. Il sistema dell’istruzione dovrebbe focalizzarsi su queste qualità fin dalla scuola
primaria. Allontanandosi dai modelli educativi tradizionali, costruiti sull’insegnamento prettamente teorico, si sposterebbero verso un format più coinvolgente e incentrato sullo sviluppo della giusta mentalità. L’istruzione dovrebbe, prima di tutto, insegnare a imparare costantemente, a lavorare in gruppo unendo competenze complementari, a sprigionare la nostra curiosità e aumentare la nostra capacità di affrontare i problemi.
#6 Estendere il concetto di apprendimento permanente
L’apprendimento permanente è la chiave, e si basa sulla consapevolezza che quello che si conosce oggi potrebbe essere superato già domani. Questo modello viene già seguito dagli istituti che offrono percorsi come gli Mba: il loro valore deriva dalla riflessione attiva sulle modalità di risoluzione dei problemi e sullo scambio di idee con colleghi che hanno esperienze diverse. La pionieristica École 42 per sviluppatori e informatici offre moduli basati sull’apprendimento peer-to-peer e sulla gamification dei progressi.
Sono metodi che vengono sperimentati in genere da istituti privati, ma vanno estesi anche a quelli pubblici. I paesi del Nord Europa stanno dibattendo su un programma d’istruzione obbligatorio per adulti. È un approccio che va incoraggiato: insegnare a imparare è oggi una delle missioni cruciali dell’istruzione pubblica.
#7 Concentrarsi su ciò che rende gli uomini migliori dei computer: creatività ed empatia
Dal momento che l’intelligenza artificiale e l’automazione cominciano a farsi strada, l’istruzione deve rafforzare il vantaggio concorrenziale degli esseri umani rispetto alle macchine. I nostri punti di forza sono due: la creatività e l’empatia. La creatività è la fonte di tutte le innovazioni: ci ha permesso di adattarci nel corso dei secoli e di creare l’arte in tutte le sue forme. Ed è qualcosa che le macchine non possono raggiungere... per ora. L’empatia è la capacità di comprendere gli altri, di costruire soluzioni che tengano conto di una vasta gamma di emozioni e di creare un contesto unico per le persone coinvolte. C’è molto che il sistema scolastico può fare per potenziare queste doti. Le tecniche che aiutano a sviluppare la creatività sono infinite, e alcuni studi hanno dimostrato l’esistenza di metodi, per esempio far leggere la narrativa ai bambini, che possono insegnare l’empatia.
#8 Utilizzare la tecnologia per avvicinare i ragazzi di tutto il mondo
La comunicazione tra persone di paesi diversi è oggi più facile che mai: è una grande opportunità per avvicinare tra loro i ragazzi e crescere cittadini socialmente responsabili. Penso a due azioni concrete. La prima è far comunicare tra loro i giovani di tutto il mondo attraverso l’utilizzo di piattaforme social in ambito scolastico. Aziende come Microsoft stanno già promuovendo l’utilizzo di questi strumenti: impiegati su larga scala, favorirebbero non solo l’apertura mentale e l’apprendimento delle lingue, ma aumenterebbero il numero di individui dalla mentalità globale e flessibile. La seconda è legata alla realtà virtuale, che ci consente di visitare qualsiasi luogo, a partire dai siti protetti fino alle aree a rischio. Bisognerebbe lasciare ai bambini la possibilità di esplorare la terra in questo modo, e bisognerebbe che gli insegnanti spiegassero loro quali sono i problemi che il pianeta deve affrontare.
Conclusioni
I costi per l’istruzione rappresentano circa l’11% della spesa pubblica in Europa; dobbiamo riflettere su come vogliamo investire queste risorse. La domanda per le scuole superiori private è in crescita, perché gli studenti e i genitori ricercano la cosiddetta occupabilità. Se il sistema pubblico riuscisse a concepire programmi di apprendimento permanente che si estendano a tutta la durata della vita, che traggano conoscenza dalle aziende, che siano in grado di sviluppare soft skill e competenze trasversali, e rendano i contenuti scalabili attraverso la loro digitalizzazione, potremmo fare un enorme passo avanti verso una generazione a prova di futuro, per tutta la durata della sua vita lavorativa.