AI song writers
TAG: Play locuzione ( acr. + sost. ingl.) – Scomponendo la musica in elementi matematici, le macchine stanno rapidamente imparando a comporre melodie. Come dimostrano collaborazioni illustri. Gli esperimenti con l’intelligenza artificiale (IA in italiano, AI in inglese) in ambito musicale non sono certo una novità: da anni si cerca di progettare macchine in grado di produrre musica in maniera autonoma e addirittura di interagire con artisti umani, come nel caso dell’italianissima A-Mint messa a punto dal musicista Alex Braga con l’Università di Roma Tre. Società come Amper o Magenta (di proprietà di Google) stanno facendo passi avanti sul fronte della composizione melodica: la sfida più grande in questo caso è interpretare gli stili musicali e scomporli in oggetti computazionali. Ma le applicazioni dell’IA in questo settore sono potenzialmente infinite e ultimamente la tendenza è applicarla anche alla scrittura dei testi. Scomponendo vastissimi cataloghi di testi e canzoni in segmenti linguistici minimi, sempre individuati in base a criteri specifici a partire dal genere (pop, rock o addirittura musica classica), è possibile ricombinare gli elementi in liriche che, sebbene ancora non perfette, cercano di ricalcare la naturalità dei testi di autori “umani”. Ma l’IA può fare ancora di più: può plasmare uno stesso testo su stili musicali diversi (cercate su YouTube Daddy’s Song, realizzata in stile Beatles dal progetto di AI songwriting di Sony, Flow Machine, sostenuto anche dall’Unione Europea). Per ora i cantautori e i compositori possono dormire sonni tranquilli, ma un’industria discografica sempre più interessata alla produzione su grande scala non può che guardare con interesse a queste nuove tecniche.