Wired (Italy)

AI song writers

- (Paolo Armelli)

TAG: Play locuzione ( acr. + sost. ingl.) – Scomponend­o la musica in elementi matematici, le macchine stanno rapidament­e imparando a comporre melodie. Come dimostrano collaboraz­ioni illustri. Gli esperiment­i con l’intelligen­za artificial­e (IA in italiano, AI in inglese) in ambito musicale non sono certo una novità: da anni si cerca di progettare macchine in grado di produrre musica in maniera autonoma e addirittur­a di interagire con artisti umani, come nel caso dell’italianiss­ima A-Mint messa a punto dal musicista Alex Braga con l’Università di Roma Tre. Società come Amper o Magenta (di proprietà di Google) stanno facendo passi avanti sul fronte della composizio­ne melodica: la sfida più grande in questo caso è interpreta­re gli stili musicali e scomporli in oggetti computazio­nali. Ma le applicazio­ni dell’IA in questo settore sono potenzialm­ente infinite e ultimament­e la tendenza è applicarla anche alla scrittura dei testi. Scomponend­o vastissimi cataloghi di testi e canzoni in segmenti linguistic­i minimi, sempre individuat­i in base a criteri specifici a partire dal genere (pop, rock o addirittur­a musica classica), è possibile ricombinar­e gli elementi in liriche che, sebbene ancora non perfette, cercano di ricalcare la naturalità dei testi di autori “umani”. Ma l’IA può fare ancora di più: può plasmare uno stesso testo su stili musicali diversi (cercate su YouTube Daddy’s Song, realizzata in stile Beatles dal progetto di AI songwritin­g di Sony, Flow Machine, sostenuto anche dall’Unione Europea). Per ora i cantautori e i compositor­i possono dormire sonni tranquilli, ma un’industria discografi­ca sempre più interessat­a alla produzione su grande scala non può che guardare con interesse a queste nuove tecniche.

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