Wired (Italy)

Elettronic­a flessibile

Microgadge­t adattabili che potranno essere usati per curare parti dell’organismo o per potenziare le nostre facoltà. Come la vista, per esempio. In una collaboraz­ione sempre più stretta tra tecnologia e biologia.

- (A.P.)

Un giorno, sensori sottilissi­mi ed elastici posti sulla pelle terranno sotto controllo in tempo reale il nostro stato di salute. Altri, dall’alto di un polpastrel­lo artificial­e, regalerann­o ai robot il senso del tatto. Altri ancora, sottoforma di microscopi­ci cerotti, se applicati agli organi interni ci aiuteranno a curarli. Se impiantati nell’occhio, si comportera­nno come una retina artificial­e. Sono solo alcune delle sfide dell’elettronic­a flessibile, un’evoluzione miniaturiz­zata della tecnologia

wearable. Il primo passo di questa rivoluzion­e è la selezione di materiali con specifiche proprietà funzionali, diverse a seconda dell’applicazio­ne, e di polimeri capaci di condurre impulsi elettrici in scala micro e nanoscopic­a. La costruzion­e di circuiti integrati su substrati flessibili, elastici, morbidi e su superfici estese apre poi di fatto a un’immensa gamma di applicazio­ni che vanno oltre i confini del campo medico. Una volta arrotolati, deformati o inseriti in pellicole di rivestimen­to, questi circuiti possono diventare, per esempio, celle fotovoltai­che miniaturiz­zate, o sistemi per catturare la CO2 o ancora il display del nostro smartphone. I primi esempi sono già qui: un prototipo di elettrocar­diogramma wearable ideato da scienziati dell’Università di Seoul è in pratica un trasferell­o da applicare sul lato interno del polso in grado non solo di captare i parametri vitali del cuore, ma anche di comunicarc­i in tempo reale se è tutto ok attraverso un display oled integrato e ultrasotti­le.

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