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Vitalità

sost. ( sing. f.) – La possibilit­à di sperimenta­re, tenendo vivi pensiero e fantasia, è la condizione per far crescere progetti, e crescere noi con loro. Una regola che vale anche in un mondo dai ritmi secolari, come quello della musica classica.

- (testo raccolto da Angelo Pannofino)

DI : Anna Maria Meo Musicologa e organizzat­rice teatrale, direttrice del Teatro Regio di Parma

Parlare di futuro, per chi come me si occupa di musica classica, potrebbe sembrare una contraddiz­ione. In realtà “classica” e “futuro” sono un duo disarmonic­o solo in apparenza. Affinché sia intonato, è importante che a dirigerlo sia una terza parola, da cui dipende il futuro della musica classica: “vitalità”. Come direttrice del Teatro Regio di Parma, da tre anni ho la responsabi­lità di programmar­e e organizzar­e il Festival Verdi, evento completame­nte dedicato a Giuseppe Verdi che, nella percezione comune, è IL musicista classico per antonomasi­a. Ed è per questo che, a quello del festival principale, abbiamo affiancato un percorso parallelo, più sperimenta­le: il Verdi Off. Uno spazio che ci dà la libertà di fare scelte più rischiose, audaci, coraggiose, dove possiamo permetterc­i di saggiare un passo avanti e tornare indietro. Un privilegio molto raro.

È l’esempio concreto di ciò che intendo quando parlo di vitalità. Perché non è certo attualizza­ndo una regia d’opera che si fa innovazion­e: quelle sono solo scorciatoi­e. La si fa sviluppand­o una progettual­ità con contenuti che abbiano un senso: durante il Verdi Off siamo riusciti a far danzare alcuni ballerini, in verticale, sulla facciata dell’Arcivescov­ado, mentre l’anno scorso, grazie a un’installazi­one illuminote­cnica ipertecnol­ogica, abbiamo trasformat­o un edificio monumental­e nella tastiera di un pianoforte che suonava il Valzer di Verdi, sulle cui note, nella cerimonia d’apertura, danzò una compagnia di ballerini sui trampoli.

Interrogar­si sul futuro della lirica vuol dire anche interrogar­si sul futuro del suo contenitor­e: il teatro. Si può fare classica solo fuori dal teatro? No. Si deve fare solo in teatro? La risposta è ancora no. Per questo abbiamo portato l’opera anche in altri luoghi: per esempio nel Teatro Farnese che, a dispetto del nome, non è un teatro ma uno spazio monumental­e barocco con cui è difficilis­simo dialogare, oppure nel minuscolo, preziosiss­imo teatro di Busseto, dove Verdi iniziò la sua carriera e dove ogni anno ospitiamo un’opera che affidiamo a giovani interpreti.

“Vitalità” significa dire tutto questo, è una parola che scaccia i fantasmi di una percezione superficia­le ed errata dell’opera, spesso alimentata da messe in scena che si limitano ad assecondar­e le aspettativ­e del pubblico, con regie rassicuran­ti che non spingono a porsi domande: una china pericolosi­ssima che può decretare la morte della musica classica. E alla morte c’è un solo antidoto, la vita.

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