Sorveglianza
sost. ( sing. f.) – La tecnologia consente ormai ai governi di mettere potenzialmente sotto controllo ogni cittadino. Storicamente, solo le minoranze “sotto attacco” si sono organizzate per difendere i diritti individuali. Ma oggi deve diventare un impegn
DI : Edward Snowden Whistleblower e attivista
La gente in genere associa il termine “radicale” a “estremo”. Io invece preferisco pensare all’origine latina di questa parola, radix, la radice della questione. Il mio amico Malkia Cyril è un radicale nel vero senso del termine. Il suo lavoro va dritto alla radice di come il governo applica il suo ruolo di sorveglianza sulla società. Si tratta infatti, fondamentalmente, di potere e controllo, non semplicemente di sicurezza e ordine pubblico. Malkia è il fondatore e il direttore esecutivo del Center for Media Justice, oltre che cofondatore del Media Action Grassroots Network, un network nazionale di organizzazioni che si occupano di giustizia economica e discriminazione razziale e lavorano per garantire a tutti le stesse possibilità di accesso a tecnologia e comunicazione. Per esempio, propongono corsi di formazione alla sicurezza digitale ad attivisti di colore, attivisti immigrati e agli americani musulmani.
Quando nel 2013 resi pubbliche le prove che l’Nsa stava intercettando, infrangendo la costituzione, le comunicazioni dei cittadini statunitensi, molti rimasero scioccati. Malkia no. Figlio di una madre militante delle Pantere nere e cresciuto a Brooklyn in un ambiente politicamente effervescente e controllato dalla polizia, lottava contro la sorveglianza degli attivisti e della gente di colore già prima che il mondo conoscesse il mio nome. Mentre il grande pubblico si chiedeva se fosse giusto o meno che il governo raccogliesse informazioni su milioni di persone innocenti, Malkia ci ricordava che alcune comunità minoritarie – afroamericani, musulmani e altre – erano da tempo considerate «colpevoli a prescindere».
In un rapporto scritto solo due giorni dopo lo storico discorso di Martin Luther King (« I have a dream… »), l’Fbi lo definiva «il negro più pericoloso del paese» e una minaccia per la sicurezza nazionale; poco dopo l’Nsa lo inserì in una lista di «terroristi interni e sospetti radicali stranieri». Se tutto ciò sembra appartenere al passato, considerate che dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 il Dipartimento di polizia di New York inviò informatori e agenti in borghese nelle moschee, nelle librerie, nei ristoranti e tra i gruppi di studenti musulmani con il compito di avviare conversazioni sulla jihad. Ancora più di recente il Department of Homeland Security iniziò a tenere traccia dei movimenti degli attivisti di Black Lives Matter, che protestavano per i civili disarmati uccisi dalla polizia.
Le organizzazioni di Malkia aiutano a tutelare gruppi come questo dalla sorveglianza. Il suo lavoro ci ricorda che se vogliamo avere un’idea di come
potrebbe essere il nostro futuro, dobbiamo analizzare ciò che il passato – e il presente – è stato per alcuni di noi. Per gran parte della nostra storia, la sorveglianza è stata un’attività costosa, che richiedeva risorse ingenti, così i governi erano costretti a selezionare i soggetti da tenere sotto controllo. Oggi la sorveglianza è digitale, automatica e pervasiva, e i governi possono permettersi di tenere sotto controllo praticamente tutti.
Quando feci la mia denuncia pubblica, misi in guardia la gente sul fatto che il sistema di sorveglianza che il governo aveva creato si prestava a forme tremende di abuso. Nelle mani sbagliate, offriva l’opportunità di una “tirannia chiavi in mano”. Da allora nulla ha modificato il senso di questa affermazione. Anzi, tanti fatti hanno addirittura fatto crescere la mia preoccupazione. Non si tratta di fantascienza: la tirannia si sta attuando adesso, con coloro che vivono ai margini della società e che sanno fin troppo bene che cosa significhi vivere sempre sotto il ricatto dell’essere giudicati. Comprendere a pieno la loro esperienza potrebbe rappresentare la nostra ultima possibilità per restare liberi.
La lezione radicale che Malkia ci trasmette con il suo impegno riguarda la natura dei diritti. Il modo migliore di proteggere qualcuno è proteggere tutti: soprattutto chi, tra noi, è più vulnerabile.